Bisnonna, 87 anni, per quaranta al servizio del Kob di Fabio Galvano

Bisnonna, 87 anni, per quaranta al servizio del Kob La Norwood ebbe un ruolo determinante nel passare a Mosca i segreti dell'atomica ma non verrà perseguita «per la sua età» Bisnonna, 87 anni, per quaranta al servizio del Kob Un agente russo rivela: Melita era una superspia Fabio Galvano corrispondente da LONDRA Ora dicono che Melita Norwood sia stata la più importante spia britannica al soldo del Cremlino, che il suo ruolo nel rivelare a Stalin i segreti dell'atomica l'abbia messa sullo stesso piano dei Rosenberg e dei grandi traditori della storia. Ma a vederla, fragile bisnonna sotto il peso di 87 anni, viene difficile pensare alla «talpa» che per 40 anni - nome in codice Hola - ha fornito segreti al Kgb e tantomeno paragonarla ai «magnifici cinque» dello spionaggio sovietico in Gran Bretagna: Kim Philby, Guy Burgess, Donald Maclcan, Anthony Blunt e John Cairncross. Eppure la sua collocazione, rivela Vasilij Mitrokhin, è in quell'Olimpo, anche se il governo ha deciso, vista l'età, di non fare nulla. Mitrokhin è l'ufficiale del Kgb che si è rifugiato in Inghilterra portando sei bauli di documenti utilizzati da Christopher Andrew, un accademico di Cambridge, per un libro - «L'archivio Mitrokhin» di cui il «Times» ha offerto ieri ricche anticipazioni. Un'altra rivelazione Andrew l'ha fatta in un'intervista che la Cbs trasmetterà stasera: negli anni della guerra fredda spie sovietiche seppellirono nei pressi di centrali elettriche, oleodotti e altre infrastrutture degli esplosivi che, in teoria, potrebbero ancora scoppiare. Tra gli obiettivi individuati dal Kgb c'erano un oleodotto che va da El Paso (Texas) a Costa Mesa (California), un'importante diga nel Montana e l'intero impianto d'illuminazione di New York. Secondo Andrews, il Cremlino sarebbe a conoscenza dell'ubicazione degli ordigni. Ma per il momento, l'unica «bomba» esplosa è quella della Norwood, che nel 1937, all'età di 25 anni, prese a lavorare per i sovietici. Era segretaria alla British Non-Ferrous Metals Research Association, coinvolta in prima fila nel progetto «Tube Alloys», nome in codice per l'atomica inglese. Prendeva i documenti e li fotografava, poi consegnava i negativi agli agenti sovietici. Ieri Melita Norwood è comparsa nel giardino della sua casetta per spiegarsi, mentre la decisione del ministro degli Interni Jack Straw di non processarla (è lo stesso che ha invece deciso il processo di Pinochet) ha suscitato molte polemiche. «La mia memoria non è più quella che era», ha esordito timidamente. Poi la giustificazione: «Ho fatto quello che ho fatto non per guadagnare denaro ma per impedire la sconfitta di un nuovo sistema che a caro prezzo aveva dato al comune cittadino cibo e tariffe abbordabili, una buona istruzione e un servizio sanitario». Sorride dietro i pesanti occhiali: «Ho pensato che forse talune delle cose cui avevo acces¬ so potessero aiutare la Russia a tenere il passo della Gran Bretagna, dell'America, della Germania». Pentimenti? «No, no, no», risponde energicamente, ma poi ammette che «in linea di massima» è contraria allo spionaggio contro il proprio Paese. «Mio marito Hilary non era d'accordo con quello che facevo». Ma lui, insegnante, è morto da 13 anni: lei, da buona militante comunista, tappezza la casa di pubblicazioni del partito, beve il tè da una tazza con l'immagine del Che, ha un grande ritratto di Fidel su una parete. Nel 1958 il Cremlino l'insignì dell'Ordine della Bandiera Rossa, nel 1960 il Kgb le riconobbe una piccola pensione. Ma quando fu a Mosca l'ultima volta, nel 1979, rifiutò il denaro che le veniva offerto. A modo suo, sebbene spia di successo, è sempre stata una dilettante: l'importante, per lei, era partecipare. Il barone De Coubertin ne sarebbe stato fiero. Negli anni della guerra fredda i russi collocarono ordigni esplosivi vicino a oleodotti e centrali negli Usa e in Europa Melitn Norwood: non l'ho fatto per denaro ma per idealismo