Ma quant'è casta Venezia

Ma quant'è casta Venezia Ma quant'è casta Venezia za del mondo. Ora, c'è un pensiero di filosofo che mi è molto caro: persa ogni bellezza del mondo, ne è persa l'intelleggibilità, e l'imbruttirsi del mondo, per eccessiva presenza e scellerato sfruttamento d'uomo, è stato vertiginosamente rapido, via via più spossante e frenetico, dal tempo di Hegel al nostro. L'arte ha compiuto tutto il dovere che i fati gli hanno prescritto: preservare la comprensibilità del mondo, permettere l'accesso ai suoi misteri più profondi a un piccolissimo numero di anime sensibili, rivelare l'irrivelato... L'alchimia più difficile dell'arte: rendere la terra imisibile. Sapendo che gli uomini l'avrebbero distrutta, ha costruito la sua «Gerusalemme celeste» nell'invisibile, grande come questo infernale globo. Ne parleremo sempre più al passato. Qualche traccia ne resterà come un fragile steccato contro la penetrazione onnipervasiva della più completa barbarie: materiale e intellettuale a un tempo. In questo secolo che sta morendo, l'arte ha tenuto bene alle Termopili, ma la battaglia eia perduta. Troppo forte la tenebra, e nessun aiuto è venuto dall'alto. Guido Ceronetti QUESTA Frontiera degli Insipienti (in gergo corrente Duemila) coagula tuttavia qualche riflessione filosofica, a saperla adoperare... Oggi pensavo di dedicare questo umbratile spazio a tutt'altro ma mi ha colpito un lampeggiare e una voce interna, improvvisa, che diceva: «Ma è immaginabile ancora l'arte nel Duemila». E' celebre l'aforisma di Hegel, all'inizio del XIX: «L'arte è per noi cosa del passato». Un paio di secoli riempiti d'arte gli hanno tenuto dietro; ma il filosofo guardava più lontano. Di definizioni dell'arte abbondiamo, non mi sogno certo di aggiungerne. Non abbiamo ancora capito bene che cosa sia, l'arte, sappiamo soltanto, con certezza (sicuramente condivisa da una rigorosa minoranza), che sotto questo nome c'è l'insieme delle offerte che, dall'umanità, da qualche suo eletto rappresentante, può accogliere senza smorfie una divinità luminosa, stupefatta perfino, a volte, dell'eccessiva grandezza del dono. Arte è, innanzitutto, conoscen¬ CONS10 Lietta Tornabuoni IL Leone d'Oro alla 56' Mostra del cinema di Venezia, l'ultima del Novecento, la prima diretta da Alberto Barbera, l'ha vinto un bel film cinese di Zhang Yimou, «Non uno di meno»; un altro cineasta cinese, Zhang Yuan, ha vinto il premio della regia con «Diciassette anni», mentre al grande iraniano Abbas Kiarostami e al suo «Il vento ci porterà con sé» è andato il Premio Speciale della Giuria. Migliore attrice la francese Nathalie Baye, miglior attore l'inglese Jim Broadbent. All'Italia soltanto il premio Opera prima, attribuito a «Questo è il giardino» del debuttante Maderna. Dunque creatività esotica e interpreti europei: Oriente batte Occidente durante una premiazione funestata da black out d'elettricità e pasticcetti. Capita da anni, ai Festival, che il cinema dei prototipi non condizionato dal mercato sconfigga il cinema industriale insidiato dalla banalità. La Mostra dell'Eros, cominciata con i grovigli amorosi e le tentazioni sessuali di «Eyes Wide Shut» di "CON specchio Al SABATO ABBINAMENTO OBBuGATOfl NORVEGIA KH 15 OLANDA FL 4|« i 821 PORTOGALLO Co* Ek 3 Kubrick, proseguita con un buon film coreano consistente in due ore di atti sessuali variati e con un film italiano ambientato realisticamente nell'ambiente della pornografia, ha premiato tutt'altro. Scolaretti cinesi poverissimi costretti a lasciare la misera scuola rurale per andare a lavorare in città, un'adolescente redenta in carcere dopo aver ucciso con una bastonata la sorellastra, la sospensione dell'attesa nella contemplazione della Natura in uno sperduto villaggio a 700 chilometri da Teheran, i due inglesi autori di operette fine Ottocento Gilbert e Sullivan, una donna che incontra l'amante in albergo senza neppure conoscerne il nome. Ma quest'ultimo film interpretato da Naibalie Baye, «Une liaison pornographique» (Una relazione pornografica) di Fontayne, non potrebbe essere più casto. Magari l'Eros annunciato, visto e discusso a Venezia era soltanto uno specchietto, un richiamo, uno slogan, come le ragazze nude nella pubblicità: o magari le giurie seguitano a ritenerlo davvero troppo poco serio. NEGLI SPETTACOLI OfliO TRANNE CHE IN PIEMONTE LIGURIA E VALLE D AOSTA prezzi 350i«i75i SPAGNA Pi» IWic 1501 CANAPE Pt» 300 SVEZIA SAR