Spagna, l'incognita federale

Spagna, l'incognita federale MADRID ASSILLATA DALLE SPINTE CENTRIFUGHE DELLE REGIONI Spagna, l'incognita federale Vacilla il mito delle autonomie locali reportage 2 Carlo Bastasi!) inviato a MADRID SONO i grandi spazi deserti a impressionare chi sorvola la Spagna, un contrasto tanto più forte per chi arriva dal tappeto di luci e case dell'Italia settentrionale. Una ragnatela di strade non asfaltate circonda colline e villaggi del Paese meno densamente popolato d'Europa, dando tuttora il segno di antichi ritardi. L'impressione è in parte ingannevole, lo sviluppo delle grandi reti infrastnitturali è stato vivace: ferrovie, aeroporti e autostrade senza pedaggio tengono in comunicazione regioni un tempo irraggiungibili tra loro. Buona parte dei progetti sono nati grazie ai finanziamenti dell'Unione europea di cui la Spagna è di gran lunga il primo beneficiario. I fondi sono distribuiti, attraverso «programmi strutturali» e «di coesione sociale», con l'obiettivo di ridurre le distanze tra aree povere e ricche del continente. Ma per la Spagna il significato degli investimenti nelle infrastrutture è soprattutto politico: avvicinare l'un l'altra regioni con forti tendenze autonomiste. Il contrasto con l'Italia non potrebbe essere maggiore: non solo l'Italia paga a Bruxelles più di quanto non riceva, ma a lungo, per incapacità politica, non ha utilizzato le enormi risorse finanziarie che le spettavano, nonostante emergenze regionali altrettanto forti. La stazione ferroviaria di Iran, al confine tra i Paesi baschi e la Francia è diventata un simbolo degli investimenti regionali. Quella che trent'anni fa era il malandato punto di partenza per centinaia di migliaia di emigranti iberici è ora un terminale efficiente e pulito, di fronte al quale la stazione al confine francese apparo degradata. Gli aiuti alle irrequiete regioni basche hanno tuttora un ruolo politicò cruciale per Madrid, anche se oggi di treni di immigrati ne partono ben pochi e il posto dei baschi è stato preso da immigrati magrebini. Ma più simbolico è il progetto di un treno ad alta velocità che unisca Madrid alla rivale Barcellona o che dalla Catalogna si estenderà fino alla Francia. Se a Irun tuttora i passeggeri sono costretti a cambiare treno per proseguire sulla rete francese (per la differenza di scartamento) con la nuova linea ad alta velocità si dimezzeranno i tempi por raggiungere Marsiglia o Bordeaux da Barcellona. In questi giorni il Governo di Madrid, guidato dai Popolari di José Maria Aznar c sostenuto dai nazionalisti catalani di Pujol, sta aumentando gli investimenti della Finanziaria per strade e aeroporti della regione di Barcellona. Anche qui il movente politico ò evidente: il 17 ottobre si tengono le elezioni regionali in Catalogna, test cruciale in vista delle elezioni generali di primavera. Secondo il ministero dell'Economia di Madrid, la Spagna riceverà quest'anno dall'Europa quasi novemila miliardi di lire più di quanto non versi in contributi. Negli ultimi cinque anni Madrid ha ricevuto oltre 40 mila miliardi. Un rapporto della Commissione europea stima che negli ultimi dieci anni gli aiuti di Bruxelles abbiano contribuito a una crescita del Pil spagnolo pari a circa il 4%, meno della metà di quanto sia riuscito con gli aiuti negli altri Paesi poveri (Grecia, Portogallo e Irlanda). La capacità spagnola non è tanto elevata nell'utilizzo (distorto da finalità politiche), quanto nell'ottenere dai partner alti volumi di aiuti. La dimostrazione del peso diplomatico di Madrid si 6 avuta alla rinegoziazione del bilancio comunitario dei prossimi sette anni: la quota spagnola sul totale del «fondo di coesione» (ridotto da 21 a 18 miliardi di euro) sarà superiore al 55% del passato. Intanto però le molte infrastrutture costruite nelle regioni del Sud non riescono a ridurre una disoccupazione del 30%, tanto che Bruxelles chiede di investire in corsi di formazione anziché in asfalto. La capacità di utilizzo efficiente dei fondi pesa come una severa incognita sul futuro dell'economia spagnola visto che con l'apertura dell'Ue ai Paesi dell'Est il totale dei flussi è destinato a ridursi anno dopo anno. Ma la sfida non riguarda solo l'economia. Dietro la revisione dei finanziamenti c'è il problema dei difficili rapporti tra il governo centrale e le crescenti tendenze autonomiste delle 17 regioni. L'esito del confronto è talmente incerto che è difficile escludere che la Spagna si trovi in imbarazzo tra le tendenze all'integrazione con l'Europa e le forze autonomiste interne. A 20 anni di distanza dai referendum sulle autonomie regionali dei Paesi Baschi e della Catalogna, lo stato unitario dell'era franchista si è trasformato in uno dei Paesi più decentralizzati d'Europa. Le tendenze autonomiste sono però tutt'altro che sopite al punto che nuove identità regionali vengono riconosciuto o addirittura create, con proprie attitudini e lingue: un turista che visiti San Sebastian, nel nord del Paese, può rimanere sconcertato dalla mancanza di segnaletica in spagnolo. Il tema dell autonomia ò tornato in cima all'agenda di Aznar dopo la tregua firmata con gli indipendentisti baschi e in previsione delle elezioni di ottobre in Catalogna. La Costituzione del '78 prevede «l'unità indissolubile della nazione spagnola» pur riconoscendo il diritto all'autonomia delle sue «regioni e nazionalità». In base al principio della «devolution», fu riconosciuto a Paesi Baschi, Catalogna, Galizia e Andalusia il diritto di convocare le proprie elezioni. Anche Navarra, Valencia e Canarie hanno seguito la strada della «devoltition», ma in pratica oggi ogni singola regione dispone di poteri o compotenze diverse. Le regioni basche e la Navarra hanno diritto di raccogliere lo imposte dirotto dai loro abitanti c hanno tasso sulle impreso diverso da quelle dolio altro regioni. I baschi e i catalani dispongono anche di una propria polizia. 11 nuovo sistema di finanziamento regionale prevede un maggiore controllo dello regioni sullo entrato fiscali, oltre al 15% dell'imponibile complessivo che già viene dirottato allo amministrazioni locali. Le maggiori entrate consentono di finanziare scuole con caratteristiche locali: nei Paesi baschi molte risorse finiscono in corsi di lingua per insegnanti spagnoli (in alcune scuole lo spagnolo figura corno lingua straniera). La Catalogna vorrebbe portare agli estremi il decentramento fiscale, ottenendo l'intero compito di raccogliere le imposte per poi dirottarne una quota a Madrid. Il governo di Aznar sembra favorevole a concedere maggiore autonomia locale. Della stessa idea sono le impreso che sperano che tra le regioni si sviluppi una competizione all'efficienza e al taglio delle imposto. Ma gli ultimi segnali sono tutt'altro che rassicuranti e indicano una rin¬ corsa a maggiore spesa pubblica che mette in difficoltà economiche e politiche lo stesso Aznar. L'attacco più diretto ó venuto da Manuel Chavez, compagno di studi, di parlilo o di avvocatura dell'ex premier socialista Polipo Gonzalos o oggi premier dell'Andalusia, la regioni; più popolosa della Spagna. A lino '98 Chavez ha deciso di aumentare di 9 mila peseta le pensioni minime por centomila pensionati della regione, facendo leva su una zona grigia della Costituzione e rompendo il Patto di Toledo con cui tutti i partiti avevano stabilito di condurre politiche comuni nella previdenza. Due mesi fa la Coite costituzionale ha dato ragione a Chavez e subito la Catalogna e altre regioni hanno annunciato di volerne seguire le orme. Aznar, che ha più volte dichiarato di voler rivedere la sposa pensionistica (la Spagna è con l'Italia il Paese europeo con più bassa natalità) ha dovuto rinviare il confronto sul rinnovo del l'alio di Toledo e, sotto pressione per lo elezioni del 2000, sembra destinato a darla vinta a Chavez. 11 premier andaluso era già riuscito a mettere in imbarazzo Aznar rifiutando la cancellazione dei rimborsi ai inalati per (ìtìl medicine. L'effetto sugli elettori anziani, che si presentano in farmacia con ricotto su cui ironeggia la scritta «finanziato dalla Giunta andalusa», è stalo enorme. Per (pianto di sapore populista, le iniziative di Chavez, che vuole anche introdurre le 35 oro per i dipendenti pubblici della regione, sono le uniche con cui i socialisti sono riusciti a moli oro in difficoltà Aznar. I sette mesi che mancano all'' elezioni governative daranno la dimensiono dei conflitti nascosti dentro il sistema federalista o ridisegnoranno la mappa politici del centrodestra e del centrosinistra noi «Paese dei miracoli». LUSSEMBURGO GERMANIA OLANDA FINLANDIA AUSTRIA FRANCIA PORTOGALLO ITALIA DANIMARCA SPAGNA REGNO UNITO BELGIO EURO-M I SENZA LAVORO EUROPEI TASSOno DI DISOCCUPAZIONE ' IN % DELLAPOPOLAZIONE ATTIVA11,0 LUGLIO 1999 Aznar sembra favorevole a un più ampio decentramento ma gli ultimi segnali indicano una rincorsa a una maggiore spesa pubblica L'Andalusia del socialista Chavez ha aumentato le pensioni minime rompendo il patto tra i partiti nazionali La straordinaria capacità di ottenere contributi europei favorisce la crescita economica e la coesione nazionale 5 g[» ai; A destra, piazza di Spagna a Barcellona e sono, una veduta di Madrid. Le elezioni del Duemila saranno un importante banco di prova per il federalismo spagnolo In alto, il premier andaluso Manuel Chavez Qui accanto il leader dei nazionalisti catalani Pujol