«Sì alla denuncia e a pene più severe»

«Sì alla denuncia e a pene più severe» Consensi alla proposta di cambiare il codice penale militare: serve maggior rigore «Sì alla denuncia e a pene più severe» Angioni: è positivo permettere la querela alle reclute ROMA «E' una scossa a tutto l'ambiente, una stretta ulteriore contro chi ha ancora voglia di nonnismo: ora sa che non la passerà liscia». Il mondo militare reagisce positivamente al diktat del ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio: d'ora in poi i soldati potranno denunciare atti di nonnismo direttamente ai giudici senza dover ottenere prima il «consenso» del comandante di Corpo. E se il generale Luigi Cantone, commissario straordinario in Albania per l'Italia, parla di «novità importante», entusiasta è il generale Franco Angioni, l'eroe del Libano, «anche se - dice - la proposta di legge non è ancora abbastanza». Generale Angioni, si va verso quel cambio della mentalità- che lei richiedeva dopo la tragica morte di Emanuela Scieri? «Tutto ciò che porta un incremento della tutela per i singoli non può che essere benvenuto. La strada intrapresa dopo quell'incidente, di cui bisogna ancora accertare le cause, sicuramente è quella giusta». Dunque è d'accordo con la modifica dell'articolo 260 del codice militare? «Dal punto di vista psicologico certamente: del resto anche le sette direttive contro i soprusi, divulgate giovedì dal ministro ma che erano già in atto, dimostrano un impegno sempre maggiore nel combattere il problema». E ora per mettere a tappeto queste forme clandestine di violenza cosa si potrebbe fare? «In realtà un soldato di leva che era oggetto di un atto violento, aveva già la possibilità, in quanto libero cittadino, di sporgere querela in qualsiasi stazione dei carabinieri o presso organi giudiziari, anche e soprattutto all'interno stesso della caserma». E il passaggio obbligatorio delle «indagini» attraverso il comandante? «Quella era una forma di tutela per non fare in modo che al magistrato giungessero notizie su infrazioni disciplinari, informazioni riguardanti la disciplina militare. Non si intendeva nascondere l'episodio di nonnismo. L"'offesa inferiore", come può essere una parolaccia di un sergente detta a un soldato, non è reato, non è uno spintone o un atto di violenza. Perciò il comandante di Corpo veniva investito prima del caso. Comunque è giusto che il fossato tra la magistratura militare e quella ordinaria sia scomparso, che le due strutture, come il caso di Pisa ci ha insegnato, siano ora perfettamente integrate. Ma lo stupido che crede ancora nel nonnismo potrebbe agire ugualmente. Quindi occorrono altre misure energiche». Quali? «Bisogna insistere con i comandanti in prima linea: ancora più determinazione, soprattutto più controlli. La comunità, all'interno di una caserma, va sempre tenuta d'occhio, divulgando e mettendo al bando tutti i comportamenti scorretti». Quindi chiede pene più severe? «La magistratura ordinaria è presente in tutto il territorio nazionale e oltre ad intervenire celermente deve mostrare il pugno di ferro. Poi però c'è da fare anche un discorso prettamente culturale: bisogna dimostrare, anche nelle scuole, una volta per tutte, che la violenza non paga. Mai». Igio. lam.) Il generale Franco Angioni è d'accordo col giro di vite deciso dal governo contro il nonnismo nelle caserme

Persone citate: Angioni, Carlo Scognamiglio, Emanuela Scieri, Franco Angioni, Luigi Cantone

Luoghi citati: Albania, Italia, Libano, Roma