Parisi: «D'Alema? Un leader di qualità» di Fabio Martini

Parisi: «D'Alema? Un leader di qualità» Parisi: «D'Alema? Un leader di qualità» intervista Fabio Martini ROMA LA voce di Arturo Parisi stavolta non sembra velata di ironia: «A leggere i giornali potremmo farci tentare dall'idea che è tutto fatto dopo il vertice di maggioranza...». E invece? «E invece dobbiamo contare fino a cinquecento prima di dire che abbiamo raggiunto l'obiettivo. Cinquecento giorni sono molti e anche pochi per permetterci divagazioni rispetto ad un impegno di cui dar conto agli elettori... Come non riconoscere che è successo troppo in così troppo poco tempo?». Ma nel governo c'è un cambio di marcia? «Noi abbiamo subito espresso soddisfazione per il clima e l'atteggiamento dei partecipanti. Detto questo, bisogna riconoscere che in 11 mesi, ci troviamo con una situazione ribaltata. Hanno cambiato idea politici che sino a poco fa irridevano alla prospettiva della terza via o definivano l'Ulivo una carogna. C'è una ripresa della legge elettorale nel solco della scheda numero uno dell'Ulivo. Ora serve tempo per avere un seguito nei comportamenti». Sugli spot D'Alema insiste nel rifiuto culturale dello spot politico... «Lo fa con toni e argomentazioni che non condivido». L'accostamento con il pannolino la convince? «No. Inizialmente si era detto che con gli spot la politica sarebbe venduta come una lavatrice e ora si è passati al pannolino». Scusi, ma sull'8 per mille non c'è stata una competizione tra le confessioni religiose che si è affidata agli spot, senza ricorrere al contraddittorio? «In quel caso gli spot si riferivano ad una tematica di alto rilievo come la carità che chiama la fede». Scusi Parisi non eravate stati voi ad invocare un giro di vite sugli spot? «Il problema esiste. Proprio come all'inizio della vicenda repubblicana, quando l'assenza di una normativa provocò un abuso dei manifesti, che erano gli spot di quel tempo: tutti i palazzi erano tappezzati di carta. Si arrivò ad una ripartizione di spazi con l'indicazione di tetti massimi. Oggi ci muoviamo nello stesso solco. Con un'aggravante: Berlusconi padrone di tre tv... Certo, la sua presenza, la sua potenza e la sua prepotenza. Ma attenzione...». Attenzione a cosa? «Attenzione a non regalargli, oltre ai vantaggi della forza, anche quelli della ragione, per quella parte di ragione, seppur modesta, che ha». Lei ha subito frenato gli ardori di Cossiga, ma dopo le Europee non era stato Prodi ad annunciare che l'Asinelio puntava a rie- Suilibrare i rapporti di forza entro il centro-sinistra? «Devo registrare nel senatore Cossiga una radicale diversità di posizioni: troppa strada in troppo poco tempo. E quell'uso di categorie del passato e del trapassato non mi convince: si torna a parlare di area laico-socialista, di aggregazione post-dc. Noi pensiamo al futuro». Se si votasse oggi o nella prossima primavera lei pensa che con D'Alema candidato a palazzo Chigi, il centro-sinistra potrebbe rivincere le elezioni? «Se ritrova lo spirito dell'Ulivo, il centro-sinistra può rivincere. Io continuo a credere che la qualità della proposta sia più forte della quantità dei proponenti: i sondaggi si limitano a sommare gli addendi. Il 21 aprile si vinse perché risultò credibile la proposta di un leader, di un governo, di un programma». E D'Alema leader? «Se D'Alema porterà a termine la legislatura, come ci auguriamo, crediamo sia un candidato forte e al momento - visto che non ce sono altri - il candidato più forte. D'Alema ha ottime probabilità di diventare candidato grazie alle sue qualità personali e ai successi conseguiti dal governo che lui ha guidato in continuità programmativa col governo Prodi». Qualche mese non vi esprimavate affatto cosi... «Mai avuto questioni personali con lui. Noi abbiamo sempre contestato l'idea che D'Alema fosse il candidato unico e lo fosse in quanto leader del principale partito della coalizione. Ma abbiamo anche apprezzato i suoi successi, i molti passi avanti che ha fatto. Ma il cammino da fare è ancora molto e purtroppo non è affidato soltanto alle parole». fi fi Sulla par condicio l'esecutivo sbaglia Ricordo l'otto per mille Allora la competizione tra le confessioni fu affidata agli spot non certo ai dibattiti j n,

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