«Diamo una casa a chi non può affittarla»
«Diamo una casa a chi non può affittarla» In Finanziaria 350 miliardi per alloggi a giovani coppie, anziani, studenti e immigrati «Diamo una casa a chi non può affittarla» // ministro Micheli: dobbiamo pensare ai nuovi poveri ROMA Giovani coppie, anziani, immigrali e studenti : saranno queste categorie ad usufruire del rilancio della politica residenziale pubblica del governo. «Case - spiegano dal Ministero dei Lavori Pubblici - non più destinate alla generalità della popolazione e attraverso punteggi e graduatorie ma solo alle fasce deboli». E cosi tali «segmenti» potranno avere in affitto alloggi dai 50 a circa 60 mq. I nullatenenti pagheranno solo le spese accessorie, quelli che hanno un reddito basso (intorno ai 30 milioni di imponibile) dalle 100 alle 200 mila lire al mese. II costo dell'intervento - tutto a carico dello Stato • sarà di 120 milioni di lire ad abitazione, E per questo programma nella prossima Finanziaria dovrebbero essere stanziati 350 miliardi per il 2000 e altri 1200 tra il 2001 e il 2002. Il ministro Micheli reagisce così al caro-mutui adottato dalle banche. «Onesta nuova politica per la casa die era slata abbandonata negli ultimi anni - dice - sarà ripresa con questa Finanziaria e aiuterà le classi sociali deboli di adesso. Ed è una politica che accompagna quella della lotta all'abusivismo edilizio perché ò chiaro che a tali abusivi, cosiddetti di necessità, lo Stato ha il dovere di cercare di assicurare un'abitazione». Le risorse» verranno ripartite, con l'apporto delle regioni, a livel¬ lo territoriale e gestite dai comuni. Gli alloggi saranno recuperati acquistando edifìci già esistenti e privilegiando le zone centrali delle città (si pensa a molti «contenitori» utilizzati per scuole o ospedali e ormai dismessi) oppure dovranno essere realizzati ex novo. In ogni caso rientreranno nel patrimonio pubblico, o di diretta proprietà comunale o attraverso gli istituti autonomi delle case popolari. Per quanto riguarda gli anziani, inoltre, si cercherà di recuperare il gap con gli altri Paesi occidentali con la predisposizione di una normativa speciale per individuare soluzioni ancora più idonee. Il ministero dei Lavori Pubblici dunque presenta «la politica abitativa per i prossimi anni». Ma nel programma figurano altre importanti novità. Si cercherà infatti di aiutare ancora di più chi ha condizioni di reddito basso ad accedere al mercato libero delle locazioni attraverso un contributo significativo al pagamento del canone. Il fondo nazionale - già previsto dalla legge 431 (ovvero la riforma delle locazioni) e attualmente dotato di 600 miliardi sarà incrementato fino a mille miliardi di lire. I requisiti sono ancora quelli dell'edilizia pubbli¬ ca. Con un distinguo: sarà tenuto conto dell'incidenza dell'affitto sul reddito. «La necessità - afferma Giancarlo Storto, responsabile del Cer, il comitato di edilizia residenziale - è quella di adattarsi al contesto attuale, ai nuovi parametri sociali e alla diversa realtà. In Italia il 79 per cento dei cittadini ha già una casa in proprietà e quindi bisogna agire soprattutto sull'allargamento del mercato dell'affitto». E infatti nel «piano abitativo» rientra un altro progetto: attraverso un contributo pubblico, riducendo di conseguenza il costo del denaro, si cercherà di immettere sul mercato più case da affittare affidandole, a prezzi controllati, ovvero tra le 400 e le 600 mila lire al mese, a categorie medie/basse. Ma per questi altri programmi sono necessari ulteriori finanziamenti. Dal 31 dicembre '98 i fondi Gescal per il settore della residenza pubblica - quattromila miliardi l'anno - che venivano dati alle Regioni, non sono più disponibili. E per questo il Ministero dei Lavori Pubblici - oltre ad usufruire di risorse aggiuntive dal Bilancio dello Stato - richiederà un sostegno economico cospi¬ cuo allaFinanziaria. Sono già disponibili, invece, i soldi per un altro capitolo del rilancio della politica residenziale pubblica. Si chiamano «contratti di quartiere» : sono gli interventi per migliorare la «dimensione urbanistica» - già selezionati attraverso apposito bando e finanziati con 600 miliardi - per i quali si prevede un'ulteriore riproposizione. «Con l'edilizia pubblica afferma ancora il responsabile del Cer - abbiamo risolto in parte il problema abitativo ma a volte creato condizioni di povertà e di degrado che devono essere riportate alla normalità». Ir. lam.l
Persone citate: Giancarlo Storto, Micheli
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