«Una bandiera anche di qualità»
«Una bandiera anche di qualità» —,—7- L'ANALISI DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA MARTINI «Una bandiera anche di qualità» Vanni Cornerò PER noi l'Asti è una bandiera e non potrebbe essere altrimenti, visto che siamo leader di mercato in tutti i Paesi in cui lo esportiamo. Per queste prodotto investiamo circa 50 miliardi l'anno in pubblicità e promozione. Tutto questo perchè abbiamo sempre puntato sulla politica di qualità e non sui volumi di vendita» Luigi Combetto, amministratore delegato e direttore generale della Martini S- Rossi Spa, che fa parte del Gruppo Bacardi, entra con decisione nella polemica sulle sorti del più celebre vino spumante italiano. E rifiuta gli allarmi su crisi di mercato: «Il problema del calo di vendite dice - si riduce alla Germania, mercato peraltro su cui noi non siamo presenti per precise scelte strategiche, e credo di poter dire che la colpa di questa situazione sia soprattutto di quelli che non hanno creduto nella qualità». Va bene, dottor Combetto, ma la Germania era uno dei migliori clienti dell'Asti. E poi, chi sono questi nemici della qualità? «Le rispondo senza mezzi termini: il mercato tedesco se lo sono giocato quelli che hanno fatto dell'Asti un prodotto-civetta per trainare altri marchi per poi finire a livello di hard discount». Bé, però, l'ha detto lei, la Martini su quel mercato non c'è, quindi in che cosa ci rimettete? «Ma è semplicissimo: in immagine. Ci rimette l'immagine del prodotto-e, vede, siccome noi siamo i maggiori "azionisti" dell'Asti, perchè rappresentiamo il 31 per cento del volume di bottiglie prodotte dalle aziende che aderiscono al Consorzio di tutela, le ricadute sono evidenti. Per noi il discorso è mondiale». Qualche cifra? «L'Asti è per importanza il quarto prodotto del Gruppo BacardiMartini, in quanto costituisce l'8 per cento del fatturato globale ed il 20 per cento di quello della Martini e Rossi Italia, quest'ultimo pari a 400 miliardi di lire. Quest'anno prevediamo di produrre 22 milioni di bottiglie». Sì, ma un gruppo così grande e diversificato ha modo di seguire i problemi del territorio, degli agricoltori? «La Martini & Rossi ha sempre avuto fra i suoi obiettivi primari il problema sociale, anche a proposito dell'ultimo contratto è stata fin dall'inizio contraria alla libera contrattazione, che avrebbe portato ad una riduzione del reddito dei viticoltori tra il 30 e il 40 per cento». Ma l'intesa non prevede una riduzione netta del 10 per cento dei loro guadagni? «Sì, una riduzione che sarà totalmente reinvestita in promozione, specialmente sul mercato tedesco». In pratica pagano una parte di pubblicità. «Sì, contribuiscono, ma non certo a pagare quella dei marchi come il nostro. Noi investiamo circa 50 miliardi all'anno per publicizzare l'Asti Martini, anche con spot che sono diventati famosi e un nostro dirigente è appositamente impegnato a promuovere l'Asti nel mondo». Però tra i produttori agricoli c'è un certo malessere. «Non lo metto in dubbio, ma credo sia relativo a timori di crisi che, ripeto, vedo eccessivi. Inoltre credo che, proprio nel momento più importante della stagione, non si debbano gettare ombre penalizzanti su un prodotto che nei prossimi tre mesi si giocherà l'80 per cento delle vendite dell'anno. La qualità c'è, inutile mortificarla con le parole». Un discorso un po' interessato? «Stia certo, noi non siamo un istituto di beneficenza, pensiamo al profitto, ma abbiamo sempre tenuto in massimo conto gli aspetti sociali. Basta il nostro osservatorio per il miglioramento dell'uva moscato, dove incontriamo settimanalmente i produttori per confronti e e scambi di esperienze, a dimostrarlo». «Sono eccessivi i timori di crisi. Il calo? Riguarda soltanto la Germania» Luigi Combetto
Persone citate: Combetto, Luigi Combetto, Rossi Italia, Vanni Cornerò
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