L'Italia a scuola dalla Spagna di Aznar

L'Italia a scuola dalla Spagna di Aznar LA PRIMA DELLA CLASSE PER LA CRESCITA ECONOMICA TRA I PAESl'OELL'EURO L'Italia a scuola dalla Spagna di Aznar Record europeo di investimenti, vola l'occupazione reportage Cerio Bastasin inviato a MADRID E «verdi vallate dell'euro», quelle che gli italiani attendevano come premio per gli sforzi della moneta unica, non sono verdi, non sono vallate e soprattutto non stanno in Italia. Stanno a Cartagena, Spagna sudorientale, terre austere bordate da monti ferrosi e dune di sabbia. Un deserto economico fino a pochi anni fa, la zona tra il vecchio porto fenicio e i ritrovi turistici della Manga è ancora segnata dalle grandi miniere, dismesse. Poi, all'inizio di quest'anno, proprio in, coincidenza cól" varo dell'euro, il : presidente della General Electric, Jack Welch, vi ha inaugurato un impianto industriale innovativo per la produzione di Lexan, un policarbonato impiegato nell'industria dell'auto, dei dischi ottici e/dei telefoni. Un investimento da oltre mezzo miliardo di dollari, a cui ne farà seguito un altro analogo entro pochi anni. In pochi mesi Cartagena ha cominciato ad attrarre investimenti: dopo General Electric è stato il turno della francese Air Liquide, mentre il gruppo spagnolo dell'energia Repsol sta investendo oltre 700 miliardi di lire in condotte e generatori. Nella zona sono in via di costruzione nel complesso 36 impianti industriali, incoraggiati dall'amministrazione della regione di Murcia che ha garantito di far tornare il porto ai fasti del passato, quando era controllato dall'antica Roma: agevolazioni fiscali, strade, servizi, terreni e programmi di formazione per i lavoratori della regione. Il miracolo di Cartagena, che fino a sei anni fa vedeva fuggire le poche imprese verso altre aree del Paese, è il miracolo della Spagna: tra il '90 e il '98 vi sono arrivati investimenti industriali dall'estero per 84 miliardi di dollari, contro i 60 della Germania e i 31 dell'Italia. Nonostante un rallentamento negli ultimi due anni e le dimensioni ridotte del mercato interno, la Spagna è stata negli anni Novanta il Paese europeo col migliore saldo netto di investimenti diretti. L'arrivo dei capitali ha portato crescita e occupazione e oggi il caso spagnolo è studiato in tutta Europa come una storia di successo che può insegnare molto a molti. Il contrasto con l'Italia, il Paese dell'area dell'euro che Il premier José Il premmio mdi averun sendi nor Maria Aznar mier: il merito è e creato timento rmalità meno riesce a crescere, è stato studiato anche dal governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio: «Dato il forte squilibrio ereditato dal passato, in Italia la correzione delle finanze pubbliche è risultata più difficile e prolungata; è stata incentrata sulle entrate: la pressione fiscale è salita da inizio anni '90 del 5%. In Spagna l'azione di risanamento ha interessato in uguale misura entrate e spese: la pressione fiscale è aumentata dell' 1%». Secondo Fazio, la Spagna ha potuto e saputo fare una politica economica di stimolo anche grazie «alla migliore capacità di utilizzare i fondi comunitari». Il crollo dei tassi d'interesse e la scelta di non alzare le tasse hanno creato un clima di grande ottimismo tra le imprese e i consumatori, tanto che negli ultimi anni la crescita dell'economia è stata sempre superiore al 3%. Negli anni Novanta la crescita spagnola è stata doppia di quella italiana. «Il '98 - spiega Cristobal Montoro, sottosegretario all'Economia del governo di Madrid - è stato davvero un anno splendido». E' stato infatti nel '98 che il successo spagnolo, coronato da un ingresso nell'euro più agevole di quello di Francia e Germania, è diventato un fatto politico, rompendo il quadro di stenti dell'economia europea e increspando l'uniformità dell'Europa socialdemocratica. La consapevolezza del successo è ben chiara a Madrid, anche se un consigliere del premier José Maria Aznar ammette: «Noi stessi non credevamo ai nostri occhi, in tutti gli ultimi tre anni la crescita del pil è stata superiore alle nostre previsioni». Alla domanda sull'origine dell'eccezionalità spagnola, Aznar si può permettere di rispondere: «La normalità». Una sensazione da «Paese normale» percorre in effetti l'ambiente politico madrileno: «Aznar sta sfruttando il lavoro fatto da Gonzàlez - spiega un ex membro del governo socialista battuto nel '96 - ma ha diritto di governare e noi non cercheremo di farlo cadere». Lo stesso Aznar, che governa col sostegno dei catalani di Pujol, non infierisce sugli avversari: quando Felipe Gonzàlez venne coinvolto in inchieste giudiziarie gli garantì il personale sostegno. Non a caso, l'altro giorno il governo ha battuto il record di durata di ogni esecutivo democratico spagnolo e il partito Popolare di Aznar ha ora buone possibilità di vittoria, alle elezioni di inizio 2000. Il 46enne premier, ex funzionario del fisco, era giùnto al potére sull'onda degli scandali che avevano colpito i socialisti, pagando però un serio prezzo di fronte all'immagine calorosa di Gonzଠlez. L'opposizione aveva fatto leva sugli spigoli di Aznar, le sue durezze di linguaggio con gli avversari e con i media, per suscitare lo spettro del ritorno franchista .nella Spagna democratica, isolata dall'Europa dei governi di centrosinistra. Aznar ha però moderato toni e politica fino a stringere un'alleanza, personale oltre che ideale r col premier laburista Tony Blair. «Per noi socialisti - spiega l'ex consigliere di Gonzàlez è stato scioccante il documento comune con Blair prima del vertice europeo sul lavoro di Vienna». Dopo quell'exploit nel novembre '98, Blair e Aznar si sono rivisti ancora per coordinare le loro politiche. La ricetta spagnola, accentuata da Aznar, è un cocktail di flessibilità del mercato del lavoro, tagli alle spese per il personale dell'amministrazione pubblica, un programma di privatizzazioni quasi completato, liberalizzazione di mercati un tempo in mano allottato, risanamento di bilancio e minori tasse. La crescita economica e i tagli fiscali hanno fatto crescere redditi e consumi delle fami- glie (il mercato dell'auto sta crescendo più del 20%), ma gli effetti più significativi riguardano l'occupazione. Pur restando il Paese europeo col maggior numero di senza lavoro, dal '94 la Spagna ha ridotto il tasso di disoccupazione del 40%. «Madrid - spiega un esperto dell'Ocse - ha cominciato a liberalizzare il mercato del lavoro dieci anni prima degli altri». Nell'84 vennero introdotti infatti i primi contratti di lavoro a termine, che oggi riguardano il 30% degli occupati. Nel '94 si cercò di ridimensionare il fenomeno che ostacolava la formazione di capitale umano qualificato. Ma fu Aznar nel '97 a far siglare dalle parti sociali un «Patto di concertazione» mirato a ridurre gli oneri sociali sui contratti a tempo indeterminato. Un aspetto chiave dell'accordo fu il taglio del 40% dei costi che le imprese sopportano in caso di licenziamento di un dipendente, tanto che gli 1,3 milioni di posti di lavoro creati dal '97 sono in gran parte contratti a tempo indeterminato, resi più attraenti per le imprese dalla flessibilità introdotta dalle nuove regole sulla cessazione del rapporto di lavoro. «Il Patto del '97 - spiegano al ministero del Lavoro ha introdotto tra le parti sociali il tema della globalizzazione. Da allora è più facile spiegare ai sindacati ogni misura di deregolanientazione». Paradossalmente, proprio il forte aumento degli occupati ha mandato segnali di allarme sulle prospettive dell'economia. «Nessuno riesce a spiegarsi - osserva un'economista della Banca centrale - come l'occupazione possa crescere più dell'economia». Una possibilità è che i contratti flessibili stiano assorbendo occupazione già esitente «in nero». Ma il timore maggiore è che si tratti di un segnale della bassa produttività dei nuovi lavori e che l'economia spagnola stia perdendo competitività proprio quando non può più ricorrere alle svalutazioni. Indicatori precisi della competitività spagnola non sono facili da reperire, ma due fatti sono evidenti: l'inflazione resta a un L'ex leader sociLa suaFlessibilnel sepubbprivatiz livello doppio rispetto alla media europea e da due anni la bilancia commerciale peggiora soprattutto- nei confronti dei partner dell'euro nonostante gli eccellenti risultati dell'industria del turismo (nel '98 sono cresciuti del 13% i turisti stranieri). L'arretratezza del passato è al tempo stesso il punto di forza e di debolezza dell'economia: da un lato la Spagna ha ancora redditi più bassi del 20% della inedia europea e quindi margini per crescere sfruttando i vantaggi di costo; dall'altro il livello tecnologico delle ■imprese spagnole è di livello medio-basso e i pochi grandi gruppi, che si sono formati solo di recente, hanno investito più in America Latina che in Europa. Il settore dei servizi in particolare resta poco efficiente e contribuisce ad alimentare un'inflazione che difficilmente scenderà all'1,8% previsto dal governo e che continua a mangiare i margini di competitività. Aznar lia già «calmierato» i prezzi ili gas ed elettricità e ha ridotto le tariffe notarili che gravano su case e terreni riducendo la mobilità di chi cerca lavoro. Il timore è infatti che, diminuendo i disoccupati, l'inflazione si trasferisca nei rinnovi salariali, creando le spirali infiattive del passato. L'appuntamento chiave ò il rinnovo del «Patto» tra le parti sociali previsto per il 2001, che dovrebbe toccare anche il sistema delle pensioni. Prima di allora Aznar, ormai vicino all'appuntamento con gli elettori, non intende agitare le acque e confida che il miracolo spagnolo continui, nonostante i primi segni di rallentamento della produzione industriale, grazie alla ripresa dell'economia europea. Infatti, solo se la crescita rimarrà superiore al 3% all'anno, come previsto dal «piano di stabilità» che Aznar ha consegnato a Bruxelles, Madrid riuscirà nel 2002 a portare il bilancio pubblico in pareggio e la disoccupazione vicino alla media dei Paesi europei, completando la storia di successo degli ultimi 10 anni. alista Gonzàlez ricetta lità, tagli ettore blico e zzazioni Il premier: il mio merito è di avere creato un sentimento di normalità La sua ricetta Flessibilità, tagli nel settore pubblico e privatizzazioni Negli Anni 90 la crescita è stata doppia di quella italiana. Il governatore Fazio: «Da loro l'azione di risanamento ha interessato in eguale misura le entrate e le spese» IL MERCATO DEL LAVORO IN SPAGNA E IN ITALIA ■EU ÌEFI &> 1 tll S33ET3 E3 CU Lii k>l E33 kj> 1 k, > 1EEB VTS WA K&JI i 25 TASSO DI DISOCCUPAZIONE (Dati trimestrali) IEJ EH fcafcll Bollii E3 1981 821 83 FONTE JSTAT E BANCA DI SPAGNA ■BB9DBBDDnDD 91 1^2 93 Una vista di Plaza Mayor a Madrid. La Spagna sta conoscendo una stagione felice di boom dell'occupazione (FOTO DI ROBERTO APOSTOLO) Il premier José Maria Aznar L'ex leader socialista Gonzàlez