«Io dico a quel popolo: non siete soli»

«Io dico a quel popolo: non siete soli» L'ex presidente portoghese Soares: nell'ex coionia la forza bruta non vincerà «Io dico a quel popolo: non siete soli» Mario Soares LA tragedia di Timor Est riempie i nostri cuori d'inquietudine e rivolta. E di senso d'urgenza. C'è il forte rischio che, dopo la brutalità programmata delle stragi, delle violenze, degli incendi e delle intimidazioni che non hanno risparmiato né gli osservatori della missione Onu (Unamet) né i giornalisti stranieri, si assista al genocidio del popolo di Timor. Bisogna assolutamente evitarlo. Avvenimenti simili si sono già prodotti da che Suharto installò il suo regime di terrore in Indonesia. In totale, oltre 250 mila persone sono perite negli anni del terrore e dell'oppressione indonesiana. E queste vittime sono nella mente di tutti i sopravvissuti, L'evidente complicità che ha unito nelle strade di Dili, in tutta impunità, le milizie annate alla polizia e alle forze armate indonesiane, - )e stesse forze che hanno il compito di salvaguardare l'ordine e la sicurezza delle persone ed i loro beni - fa supporre l'esistenza di un piano messo a punto da tempo. Con l'attacco lanciato immediatamente dopo l'annuncio degli storici risultati del referendum, la gioia del popolo di Timor è apparsa, come la nostra, assai breve. Eppure nulla può cancellare ciò che rappresenta una svolta storica nella storia di Timor. A cominciare dal senso civico eccezionale di un popolo che, tranquillamente e senza equivoci, ha voluto affermare con un referendum, sotto l'alto patronato delle Nazioni Unite e davanti a osservatori qualificati del mondo intero, la propria volontà d'indipendenza. Questa volontà, dimostrata così nettamente - 78,5% dell'elettorato - rappresenta il momento preciso ed esemplare della nascita di una nazione. Nessuno può ignorarlo né cancellarlo. E men che meno la forza brutale delle milizie e delle armi indonesiane. Di qui l'importanza di questo referendum e la serenità luminosa delle parole pronunciate da Xanana Gusmao, il leader timorese che ha mostrato un'eccezionale dimensione umana e politica, imponendosi oggi atfaverso un percorso che ricorda moltissi¬ mo quello di Nelson Mandola. Secondo me il capo della delegazione degli osservatori portoghesi, Julio Pereira Gomcs, ha ragione nel diro che «un massacro generalizzato non è ancora iniziato». Quest'affermazione realista non solo ci permette di sperare, ma deve soprattutto orientare chi, legittimamente, vuole manifestare con ogni mezzo la propria solidarietà con il popolo di Timor. L'Indonesia non potrà o non vorrà assicurare l'ordine a Timor Est? E' evidente che il processo di democratizzazione in corso in Indonesia sarà rimesso in causa se il governo di Habibie non onorerà il compromesso deciso davanti alla comunità internazionale. Madeleine Albright l'ha detto con indiscutibile chiarezza: «L'Indonesia non ha che due scelte: o mettere fine alla violenza, controllando la situazione, o chiedere l'aiuto internazionale». Ma cosa avverrà se Giakarta seguirà un'altra strada? Questa, del resto, è forse l'ipotesi più probabile, viste le contraddizio- ne e la debolezza della della situazione politica indonesiana. Non avendo la Albright preso in considerazione questa possibilità, ci sembra legittimo pensare che gli Stati Uniti abbiano una capacità di persuasione sufficiente a convincere gli indonesiani. Essi non possono vivere fuori della comunità internazionale, o hanno bisogno come il pane di portare a buon fine i negoziati con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. Credo anche che lo pressioni diplomatiche d'ogni tipo sull'Indonesia non si siano esaurite. Nessuno, si tratti degli Usa, dell'Onu, dell'Unione europea, del Vaticano, della Russia, della Cina, ma soprattutto delle organizzazioni non governative e dell'opinione pubblica mondiale, nessuno deve allentare la pressione sulle autorità indonesiane. 1 D'altra parte, ciò non è incompatibile con l'invio a Timor di un corpo di pace sotto egida Onu. Una missione certo delicata, poiché si tratta di sapere se essa debba partire con o senza l'autorizzazione del governo indonesiano. Ma l'iniziativa è indispensabile e urgente. Non possiamo dimenticare che l'Indonesia è un granile Paese del Terzo mondo e che continua ad essere una dello chiavi per la stabilità politica e militare di tutta la regione. 11 governo australiano, che dopo gli attacchi contro i propri rappresentanti a Dili ha peraltro indurito le sue posizioni nei confronti dell'Indonesia, ha posto l'accento sullo enormi difficoltà che comporterebbe un intervento militare unilaterale. E' evidente. E' per questo che non bisogna azzerare le possibilità di chi vuole aiutare seriamente Timor Est, ma che tiene a mantenere posizioni di relativa mode-azione. E' quanto sostiene, in particolare, Ranios Horta alle Nazioni Unite, che dimostra in tal modo un talento diplomatico smaliziato e sperimentato. E questa è anche la scelta di Xanana Gusmao, rifugiatosi saggiamente all'ambasciata britannica a Giakarta, non senza aver prima indirizzato un appello alla calma ai guerriglieri della resistenza rifugiati sulle montagne. Meglio di chiunque altro, egli sa di cosa parla, e deve dunque ossere ascoltato da tutti noi. Neanche il governo portoghese per tramite del primo ministro o del ministro dogli Esteri -, così come il presidente della Repubblica, hanno risparmiato sforzi, definendo chiaramente lo posizioni portoghesi e la nostra immutata solidarietà con il popolo di Timor. Questa, per noi, è diventata una vera e propria causa nazionale. La speranza non è affatto perduta. Al di là delle sofferenze - e di quello che ancora verranno - il popolo di Timor Est ha oggi il rispetto e l'attiva solidarietà della comunità internazionale. Non v'è dubbio che il movimento dell'opinione pubblica mondiale a favore di Timor si consoliderà ancora nei prossimi giorni. Ciò produrrà inevitabilmente dei frutti. La forza bruta non può nulla contro la coscienza dei popoli. Continuiamo il nostro lavoro, con perseveranza e fiducia. Il popolo di Timor non è solo né, ancor meno, abbandonato. Copyright Publico Worldrnedia-La Stampa «Il movimento dell'opinione pubblica mondiale a favore di Timor si consoliderà ancora e darà i suoi frutti» Mario Soares