Quello strano «terrorismo islamico»

Quello strano «terrorismo islamico» UNA STRATEGIA DELLA TENSIONE IN VERSIONE RUSSA Quello strano «terrorismo islamico» Un crescendo di ferocia a 3 mesi dal voto per la Duma analisi Giulietta Chiesa inviate a MOSCA N ESSUNO può dire con certezza assoluta, per ora, se nella lontana periferia moscovita di Bratievo ci sia stato un mostruoso attentato terroristico, o se si sia trattato di un'esplosione comunque accidentale. Certo è che questa nuova tragedia sembra confermare l'esistenza di scenari da noi indicati come operanti già qualche mese fa e ora in piena esecuzione. Per questa ragione sarà beni! tuttavia guardarsi dalle riven¬ dicazioni, o prenderle in esame con un discreto scetticismo. Il collegamento tra guerra «islamica» in Daghestan e le bombe a Mosca è fin troppo semplice, ma appunto per questo molto sospetto. Soprattutto perché la stessa guerra daghestana è sospetta nello sue motivazioni, nei suoi obiettivi, nei suoi tempi. Cioè: perché scoppia adesso, e con una escalation così dosata da far pensare che debba raggiungere il suo picco verso la metà di novembre, a un mese dalle elezioni della Duma russa? Chi è il regista che calibra i tempi? E' sufficiente ipotizzare che ci sia a Mosca qualcuno interessato a evitare le elezioni ((,• chi vuole eviturle è convinto di perderle) per conferire alla guerra daghestana una colorazione molto trasparente. Estremismo «islamico» più «terrorismo islamico» più crudeltà apparentemente selvaggia nel colpire ragazzi in una sala giochi o decine di famiglie che dormono in una qualunque periferia della capitale: ecco la miscela ideale per spargere un terrore diffuso tra la popolazione, stimolare una richiesta di protezione e di ordine, infine stabilire un clima da situazione di emergenza che giustifichi misure straordinarie. La guerra in Daghestan è sospetta anche nei suoi obiettivi. Shamil Basaev dice di voler costruire uno Stato islamico nel Caucaso del Nord, ma non può essere questa la ragione vera, poiché chiunque un po' addentro neda questione capisce perfettamente che l'effetto unico possibile (se l'operazione andasse in porto) sarà di spaccare il Daghestan in 10 pezzi. Certo ci sono molte forze e influenze esterne interessate a infliggere alla Russia un nuovo colpo nella regione: per esempio la Turchia, o gli interessi strategici statunitensi connessi con l'uso del petrolio del mar Caspio. E si capisce che paghino profumatamente, che armino i ribelli. Questi interessi esterni si limitano alla regione e non si spingono fino a Mosca. Se si tratta di servizi segreti non russi, allora è per lo meno probabile che essi puntino a colpire la Russia nel cortile di casa, ma non a destabilizzare tutta la Russia. Quindi non è in questa direzione che occorre eventualmente cercare per scoprire chi sta portando il terrorismo a Mosca. Certo possono essere anche fanatici «islamici», ma bisogna supporre che abbiano abbracciato tecniche raffinatissime tipiche della «strategia della tensione» che colpì l'Italia. Resterebbe comunque aperto un grande interrogativo: come mai durante i quasi tre anni della guerra cecena non si verificarono a Mosca atti di terrorismo indiscriminato contro la popolazione civile? Eppure quella fu una guerra sanguinosa oltre ogni limite e tale da suscitare sentimenti di vendetta davvero selvaggia da parte di chi subiva la violenza. Invece nulla. Se ci fu terrorismo, esso fu sottoforma di sortite militari: sanguinose anch'esse ma limitate alle zone confinanti, come fu a Budionnovsk e Pervomaiskoe. Adesso è già terrorismo. E subito a Mosca, dopo meno di due mesi di combattimenti. Tanta fretta e tanta ferocia lasciano trasparire intenti diversi dalla vendetta. Gli scandali che hanno investito il vertice politico di Mosca potrebbero avere dato luogo a una risposta dura, dopo aver oscillato in un primo tempo verso un'ipotesi di resa. Il tritolo sarebbe allora da interpretare come un'etichetta appiccicata su alcuni palazzi del potere: non ce ne andiamo ci batteremo con tutti i mezzi, inclusi quelli illeciti. Se dalle capitali occidentali non verrà un messaggio chiaro, che sco raggi da altre avventure, Mosca è destinata a divenire teatro di nuove e più grandi trage die.

Persone citate: Giulietta Chiesa, Shamil Basaev