I cossighiani

I cossighiani I cossighiani «Non ci vogliono» Eraiin equivoco ROMA «Vi siete dimonticati di noi anche stavolta?». Ieri, il «buongiorno» a Claudio Velardi, braccio destro di Massimo D'Alema, lo ha dato Paolo Naccarato, a sua volta strettissimo collaboratore di Francesco Cossiga. Qualche minuto prima Naccarato si era accorto che al vertice dei capigruppo di maggioranza non erano stati invitati i cossighiani che, per quanto molto «dimagriti» sono, pur sempre, gruppo che un anno fa ha consentito la nascita del governo D'Alema. Certo, l'Udr ha subito una scissione ma al vertice di ieri D'Alema aveva invitato anche partiti senza gruppi parlamentari e dunque l'esclusione dei cossighiani appariva come uno sgarbo, tanto più che c'erano almeno «tre precedenti». Partiva subito, attraverso le agenzie, una nota polemica di Angelo Sanza, uno dei fedelissimi di Cossiga: «Evidentemente D'Alema non ci considera come parte organica della maggioranza...». La nota irritava molto l'entourage del presidente del Consiglio e nel fitto intrecciarsi di telefonate si spiegava che soltanto per un «disguido» non era stato possibile rintracciare telefonicamente, la sera prima, sia Giorgio Rebuffa che Angelo Sanza. Ma i cossighiani, con Naccarato che aveva aperto un filo diretto con Velardi, non credevano alla storia del disguido e chiedevano di porre rimedio allo «sgarbo». In quelle ore Cossiga si teneva fuori dalla querelle, tanto più che nella mattinata di ieri l'ex Capo dello Stato era impegnato nella piscina della clinica Villa Stuart per completare la riabilitazione dopo la frattura alla gamba. Ma alla fine a palazzo Chigi trovavano un escamotage e era addirittura una nota attribuita al presidente del Consiglio che sana .«a la ferita, con tanto di riconoscimento per la pattuglia cossighiana: «Il presidente del Consiglio resta convinto che il Presidente Cossiga e i suoi parlamentari facciano parte della maggioranza». Sanza poteva comunicare: «L'incidente è chiuso». (f. m.]

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