«Cossiga? Idee inutili per il Ppi»
«Cossiga? Idee inutili per il Ppi» UNITI DOftP TANTI LITIGI PER PJRE NO Al «CENTRÒ RIFORMATORE» «Cossiga? Idee inutili per il Ppi» De Mita eMàrtinazzóli contro l'ex presidente il dibattito Guido liberila inviatoaMONlfCCHKi «Cossiga? Perché dovrei rispondere a quello che pensa Cossiga?», taglia corto De Mita. «Non credo che un'invenzione filtrata attraverso gli alambicchi e gli interessi dei partiti potrebbe darci più consenso di ((nello che penosamente raccogliamo oggi...», proclama Martinazzoli. Dire che questi due si siano sempre voluti un gran bene sarebbe ben più chi; un eufemismo: i maligni dicono che De Mita non abbia ancora perdonato il trailo di [Jenna con cui Mnrtinazzoli, nel '94 che oggi sombra tanto lontano, lo buttò fuori dalle liste con cui i popolari appena nati si misero in corsa per le prime elezioni de) dopo DC, Dicono pure che Martinazzoli ricordi ancora con un certo fastidio la fila di auto blu che accompagnava De Mita ai convegni lardo-estivi di Chianciano, dove quella che allora si chiamava l'area Zac si ritrovava in manichi! di camicia, per riflettere e tracciare programmi, E dove lui, che da sempre teme l'aereo, scendeva da Brescia rigorosamente in treno. Per avvicinare il lombardo della bassa e il montanaro d'Appennino, il nordico e l'avellinese, l'uomo di Nusco e quello di Inveruno ci volevano Cossiga e il suo «centro riformatore». Il resto del dibattito è un continuo guardarsi di sbieco, un lungo scambio di frecciati! in codice, che attraversano il palco davanti al sorriso scettico di Padre Sorgo, l'uomo che con concretezza gesuitica va ripetendo che i popolari - per sopravvivere - non possono far altro che suicidarsi. «Per rinascere» in una forma chi; assomiglia parecchio al modello «regionale» lanciato da Marlinazzoli e che non a caso - De Mita trova insopportabile: «Se padre Sorge vuole farsi un nuovo partito neopopolare se lo faccia pure da solo - si irrita -. Ma se, da politologo, cercasse di farci capire le cose invece di promuovere movimenti nuovi, forse la confusione intorno a noi sarebbe minore...». Alla festa del Ppi di Montecchio, quasi tramortita da un dibattito lontanissimo dai ritmi rapidi e pungenti della «nuova» politica, De Mita arriva per primo, quando sul palco sta ancora parlando Nicola Mancino. L'ex leader democristiano si attacca a un lapsus del conduttore, che per un attimo confonde Prodi con Cossiga, per regalarsi lina battuta: «Se l'avesse davvero fatta Prodi, sarebbe stata una proposta intrigante...». Su Cossiga, i due fanno a gara per essere più duri: «Con lui conservo il rapporto umano. Su quello politico ho qualche problema...» attacca De Mita, che prosegue la risposta a modo suo, con un monologo che parte da lontano. Gioca la carta che gli è cara della «riflessione» storica»: «Le storie nuove cominciano se si continuano quelle vecchie», avverte. «Se lo sviluppo della politica italiana avesse seguito un cammino normale, oggi sarebbe arrivata all'alternanza tra le grandi forze popolari di questo Paese», continua. «Perché l'alternanza non può essere fondata sullo scambio di salamelecchi tra Berlusconi e D'Alema», affonda. De Mita è lunghissimo. Martinazzoli prende la parola quando le dieci di sera sono già suonate da un pezzo. Difende il suo progetto: «Non ho mai parlato di un partito del Nord. Ma di un partito al Nord, al Centro e al Sud». Su Cossiga è lapidario: «Non sono molto interessato all'idea che le carenze di energia e di coerenza, l'incapacità di costruire il senso dell'alleanza possano trovare un antidoto nel mettere insieme sigle, siglette, marche e sottomarche». Il dibattito scorre lento, lontano dai ritmi serrati imposti dalla nuova politica. De Mita vola alto, rifiuta l'etichetta di «partito cattolico» per i popolari: «E' una mistificazione - dice -. 11 nostro ò un partito cristianamente ispirato, che deve essere in grado di attirare l'attenzione dei moderati. Perché è sul confine tra il Ppi e Forza Italia che si gioca il futuro della democrazia italiana...». Martinazzoli lo segue sulla stessa via, ma si guadagna i primi consensi quando dice che «essere un partito di ispirazione cristiana significa rendersi conto che la politica conta, ma che la vita conta più della politica». Gli applausi arrivano con le bordate contro il Cavaliere, «al quale dice Martinazzoli - noi abbiamo permesso di appropriarsi indebitamente della parola libertà». Alle domande sul congresso i due sfuggono. «Mi sono ripromesso di non parlarne più», dice Martinazzoli, che pure aveva spe so una parola per Castagnetti. «Ce chi ha decifrato un linguaggio oracolare che io non capisco dice alludendo a Scalfaro -. E mi ha accusato di voler governare il partito per interposta persona. Se un partito lascia spazio a scempiaggini di questo genere, allora per me risulta difficile persino respirarci dentro...».
Luoghi citati: Brescia, Inveruno, Montecchio, Nusco
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