Tra governo e industriali lo scoglio delPeffidenza di Antonella Rampino

Tra governo e industriali lo scoglio delPeffidenza Tra governo e industriali lo scoglio delPeffidenza Antonella Rampino ROMA Confindustria e governo litigano, come forse non mai Mentre invece, mai come in questo momento i canali sono aperti, il dialogo avviato grazie agli economisti, i Siniscalco, i Rossi che sono uomini-ponte tra le controparti. Perché la verità è che i conti sono a posto. Il deficit, che per mesi Giuliano Amato e Piero Giarda hanno visto ballare, per via del fatto che l'Europa aveva modificato i parametri con i quali si fa il bilancio drillo Stato, invece s'è visto che Sta (ermo al 2 per cento. E questo, lo sa anche Confindustria: nel diffondere i dati dell'ufficio studi, ieri le critiche erano tutte in un «ma». Anche sul tfr, «va bene metterlo in busta paga, ma purché si metta mano contestualmente al sistema pensionistico». Così, vuoi perché trainati da un sistema finanziario in transizione, scenario che avvolge l'Europa tutta con l'eccezione solo dell'Olanda e della Gran Bretagna, vuoi per via del fatto che l'Italia non è, neanche dal punto di vista industriale, «un Paese normale», espressione parimenti cara a Massimo D'Alema e Giorgio Fossa, va in scena tra impresa e politica una pubblica, quotidiana rissa. Che però non corrisponde alla realtà, né dall'una, né dall'altra parte. D'Alema che strilla nelle pubbliche piazze, i problemi degli imprenditori italiuni, «diciamo», si riducono al fatto che l'impresa non è capace di fare impresa. «Hanno avuto tutto da noi, incentivi, sostegni, agevolazioni fiscali... Ma avete visto un'azienda che sia una investire una lira?». Ma la verità è che Confindustria protesta, e perché no, dato che in ballo c è costo del lavoro più basso, minor carico fiscale, lavoratori entra-eesci dalle aziende di qualunque dimensione. E Palazzo Chigi invece striglia, e perché no, dato che in questione è un'Italia nuova, più efficiente, moderna e competitiva, per ottenere la quale non si può chiedere alla politica di pagare il fio per intero. Un gioco delle parti, e gli esempi non mancano. Politica e impresa vanno d'amore e d'accordo nel settore della difesa: perché l'Europa, che tende nel medio termino a un'unica politica di difesa, fa sì che i gruppi industriali inglesi, francesi e italiani collaborino tra loro. Nelle telecomunicazioni invece, l'industria è in sofferenza: perché la politica italiana non ò chiara, e soprattutto non agevola abbastanza la diffusione delle nuove tecnologie. E poi ci sono i «casi a parte», come quello di Malpensa, nel quale il governo, anzi i governi Prodi e D'Alema, si sono trovati a dover difendere a spada tratta l'accordo industriale che Alitalia (non più azienda di Stato) aveva liberamente contratto con Klm. Soprattutto, riconoscono anche a viale dell'Astronomia, occorre distinguere la dimensione imprenditoriale. L'evasione fiscale recuperata, i provvedimenti fiscali antielusione, hanno messo in sofferenza soprattutto le piccole e medie imprese. Che sono poi il tessuto connettivo del sistema industriale italiano. Mentre i medio-grandi, se col ribasso dei tassi di interesse risparmiano sui 20mila miliardi all'anno, soffrono d'altro: «Il vecchio sistema delle relazioni politiche e sociali è crollato, e non ce n'è un altro», è il leit-motiv. Un mondo che tramonta, insomma, mentre non se vede sorgere contemporaneamente uno nuovo. Di qui, ancìre i vistosi richiami confindustriali all'«unità sindacale». E rioi: su tfr e pensioni «due mesi di dibattito inutile». I tecnici, dell'una e dell'altra parte, considerano i giochi come quasi fatti, a parte i dettagli sui quali scatenare il gioco delle parti. Perché in realtà, a parte la tardiva sortita di Benito Benedini, che pure è capo della più importante associazione confindustriale, quella lombarda, secondo il quale «la liquidazione in busta paga è una sciocchezza», l'ala forte di Confindustria, Cipolletta, Marcegaglia, lo stesso Fossa, hanno ammesso che la cosa si può fare. Si può fare, perché si sa già che la normativa che regolerà la piccola rivoluzione conterrà un'indicazione: i fondi pensione che useranno il tfr «maturando», dovranno tener conto del sostegno all'impresa. E le pensioni? «Vogliamo vederli, gli industriali: il sistema così com'è serve anche come scivolo per liberarsi dei lavoratori in eccesso». E dunque, si accontenteranno del contributivo. O almeno, così sperano Amato e D'Alema. «In realtà mai come in questo momento i conti sono a posto e il dialogo è aperto» Qui sopra il ministro del Tesoro Giuliano Amato

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Roma