ELLINGTON E L'OPEN TRIOS

ELLINGTON E L'OPEN TRIOS ELLINGTON E L'OPEN TRIOS Iff IDEA che il " jazz sia I una musica improvvisata, nera e di origine africana - un luogo comune duro a morire - non è stata smentita solo dagli ultimi vent'anni di studi e ricerche di settore, che ne hanno messo in luce la ben più complessa natura di crocevia di fonti orali e scritte europee e americane, ma in primo luogo da se stesso. Tra fine Ottocento e i primi due decenni del secolo l'improvvisazione semplicemente non esisteva. Negli Anni 30 - il decennio dei grandi solisti, da Louis Armstrong a Coleman Hawkins - si moltiplicarono le grandi orchestre, dove tutto era predisposto e scritto, con pochi spazi solistici. Miles Davis si affermò come leader nel 1949 guidando un gruppo di nove strumentisti che leggevano arrangiamenti di vari autori. Orchestre americane, gruppi europei, musicisti attenti alle nuove tecniche compositive hanno proseguito a centinaia, da allora, su questa strada. Ma il primato della scrittura jazzistica spetta a Duke Ellington. Nel centenario della nascita, la sua immensa opera (quasi 2 mila brani) viene continuamente ricordata quest'anno con edizioni, trasmissioni e concerti di ogni tipo. EUintgon ha ribadito il suo impegno di autore, espresso al meglio anche con il concorso dell'arrangiatore Billy Strayhorn, dal 1939, cimentandosi con le più diverse forme e committenze ma sempre imprimendo alle sue partiture un gusto narrativo e drammaturgico che gli derivava dalla pratica del testo musicale americano, nella cui stagione d'oro si era formato, e dalla conoscenza delle sue fonti europee. L'appuntamento di Settembre Musica di lunedì 6 («The Ellington Path», ore 17, Teatro Regio Puccini) intende far luce su tre singolari pagine ellingtoniane, la shakespeariana Such Sweet Thun der, ripresa anni fa in Italia da Giorgio Gasimi, e la rilettura di due opere del tardo Ottocento europeo, Peer Gynt di Edvard Grieg e il balletto Schiaccianoci di Petr Il'ic Ciaikovskij. La ricreazione ellingtoniana di queste composizioni, diversamente imparentate con la scena teatrale, è affidata all'ensemble Open Trios /nella foto), che ne propone una riduzione e un aggiornamento alle sonorità contemporanee (Giovanni Bietti, pianoforte, Pasquale Laino, sax soprano, Matteo Agostini, sax baritono, Riccardo Manzi, chitarra elettrica, Luca Caproni, vibrafono, Alessandro Canini, batteria e percussio ni, Alessandro Gwis, tastiere). In chiusura del concerto è prevista anche l'esecuzione di alcuni standard elhngtoniani. Luca Cerchiar!

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