Un fisico sull'astronave di Star Trek

Un fisico sull'astronave di Star Trek incontro con lawrence krauss Un fisico sull'astronave di Star Trek Dalla fantascienza a un'operazione didattica 9= Stanisla UAND'ERA ragazzo divorava fantascienza. Arthur Clarke, John Wyndham, few Lem erano i suoi autori preferiti. E insieme leggeva i libri di divulgazione di Isaac Asimov e George Gamow. Mise da parte la fantascienza quando arrivò alle scuole superiori. E alla fine fece il fisico teorico. Oggi Lawrence M, Krauss, nato a New York 45 anni fa, è capo del Dipartimento di fisica della Case Western University di Cleveland, Ohio; studia la materia oscura che sembra costituire oltre il 90 per cento dell'universo: siamo al confine tra fisica delle particelle e cosmologia. Ma nonostante le sue 120 pubblicazioni scientifiche, deve la notorietà soprattutto a un libro uscito in America nel 1995 e tradotto l'anno dopo da Longanesi: «La fisica di Star Trek», dedicato alla saga televisiva e cinematografica che dura da più di trent'anni, un culto per l'immaginario popolare. E non solo in America. Non era il suo esordio come scrittore scientifico. Krauss aveva già firmato altri due libri, anch'essi pubblicati in Italia: «Il cuore oscuro dell'Universo» (Mondadori, 1990) e «Paura della fisica» (Cortina, 1994). Ma con «La fisica di Star Trek» Krauss è entrato nella lista dei best-seller scientifici: 250 mila copie negli Stati Uniti, tradotto e pubblicato in 14 lingue (grazie anche all'introduzione di Sthepen Hawking). Racconta: «Tutto cominciò quando seppi che una mostra sull'Enterprise, l'astronave di Star Trek, allestita al Museo dello spazio di Washington, aveva avuto più successo di ogni esibizione di veicoli spaziali reali. Mi dissi allora: quale via migliore per spiegare la fisica alla gente digiuna di scienza? Così mi venne l'idea di usare le storie di Star Trek come una specie di laboratorio in cui esplorare la tisica dell'Universo. In fondo, la realtà è più singolare e più strana di qualsiasi cosa noi possiamo immaginare!». Un'idea di successo: partire dalla fantascienza per raccontare la scienza, separando la fantasia dalla realtà, smascherando le impossibilità tecnologiche del mon¬ do del XXIII secolo in cui si muovono il comandante Kirk e il capitano Picard, il vulcaniano Spock e i malefici Klingon. «La gente oggi è convinta che nulla sia fuori della nostra portata, che ogni cosa che possiamo immaginare un giorno diventerà realtà. Spetta allora a noi scienziati insegnare a distinguere ciò che non sappiamo da ciò che è semplicemente sbagliato». Al bando, dunque, il famoso warp drive, il «motore di curvatura» alimentato da antimateria, grazie al quale l'Enterprise corre su e giù per la galassia in tempi narrativamente accettabili, sca- valcando la velocità della luce. Al bando i tunnel spaziali attraverso i quali s'infilano gli argonauti di Star Trek per viaggiare nel tempo. Al bando il «ponte ologrammi» dell'Enterprise, sul quale si danno convegno le immagmi virtuali di esseri lontanissimi tra loro nello spazio e nel tempo. E al bando anche il teletrasporto, il trasferimento istantaneo da un pianeta all'altro. Ride divertito: «Certo, gli ultimi esperimenti con i fotoni confermano la veridicità della meccanica quantistica. Ma noi esseri umani apparteniamo al mondo della fisica classica, non a quello della meccanica quantistica. Con l'uomo il teletrasporto non può funzionare». Le critiche al suo libro da parte dei trekker più arrabbiati non impensieriscono il buon Krauss: «Il mio è un libro di divulgazione della fisica. E tanti ragazzi che lo leggono attirati dal richiamo di Star Trek vengono poi alle mie conferenze, mi scrivono una quantità di lettere. Star Trek e la fantascienza sono un mezzo eccellente per motivare studenti altrimenti disinteressati alla scienza. Me lo confermano anche un gran numero di insegnanti». Krauss ha capito di aver imbroccato un filone fortunato. E cerca ora di sfruttarlo al meglio. Due anni fa ha pubblicato «Beyond Star Trek» (Oltre Star Trek). Spiega: «Stavolta ho analizzato i film di X-Files, ho cercato di dare una risposta scientifica alla parap sicologia, alla telecinesi. E ho rivisto in chiave scientifica parecchi film di fantascienza. Lo sapevate che agli alieni di «Independance Day» sarebbe bastata la pressione esercitata sull'aria dal passaggio a bassa quota di quel loro mimane disco volante per sbriciolare i grattacieli di Manhattan? Ouattroceritocinquanta libbre per pollice quadrato. E i grattacieli sarebbero venuti giù da soli. Ma forse, ptr i produttori, questa soluzione non era abbastanza spet tacciare...». Fabio Pagan Lawrence Krauss è soprattutto uno studioso del problema della materia oscura che sembra costituire oltre il 90 per cento dell'universo. Ma è diventato popolare grazie a un libro che analizza scientificamente la saga cinematografica di Star Trek

Luoghi citati: America, Cleveland, Cortina, Italia, Manhattan, New York, Ohio, Stati Uniti, Washington