Hoffmann critico stronca Rossini e applaude Mozart di Sandro Cappelletto

Hoffmann critico stronca Rossini e applaude Mozart Hoffmann critico stronca Rossini e applaude Mozart ' RECENSIONE . Sandro Cappelletto COMPOSITORE, pianista, direttore d'orchestra e artistico, scenografo, macchinista, librettista, adattatore di testi altrui: per Ernst Theodor Amadeus Hoffmann il teatro d'opera è stato una passione incontenibile, un concreto delirio d'onnipotenza dove momenti di compiuta felicità si alternavano a bruschi, più consapevoli, ripiegamenti. Per un artista romantico - e chi, se non Hoffmann? - la musica era un orizzonte necessario: in quell'arte ineffabile l'assoluto dello spirito poteva trovare il più fertile brodo di coltura. Lo scrittore che creò il personaggio di Johannes Kreisler, alter-ego letterario .capace di avventurarsi nel territorio dove la musica incontra il demoniaco, non poteva sottrarsi al mestiere di critico: troppo prorompente la sua personalità per non incidere anche in un genere di saggistica e giornalismo che, agli inizi dell'Ottocento, conosceva la prima maturità di un'esistenza giunta oggi probabilmente all'epilogo, nel generale disinteresse. Le recensioni di Hoffmann appaiono per la prima volta in edizione italiana; le ha raccolte il traduttore e ricercatore Mauro TostiCroce, autore anche di una puntuale introduzione, che anzitutto ha dovuto distinguere l'unico vero dai tanti pseudo Hoffmann. L'autore amava firmarsi con varie sigle, mai per esteso; le"fottìi erano confuse, essenziale è stato l'aiuto degli studiosi germanici. Articoli brevi e a caldo, interventi più ampi, destinati alle principali riviste tedesche musicali e di spettacolo - dalla AUgemeine Musikalische Zeitung in giù - e compresi nel periodo 1808-1821. Gluck, Mozart, Spontini, Beethoven, assieme a Paér, Sacchini e altri minori, sono i compositori raccontati da Hoffmann: per lui la critica è anzitutto narrazione delle intenzioni dell'autore, analisi della coerenza tra progetto e risultato e, se si tratta di opera lirica, del rapporto tra testo, musica, messa in scena e gestualità degli interpreti; in vista di quell'«opera d'arte totale» che, con buon anticipo sulle riflessioni di Wagner, ritiene indispensabile cartina di tornasole di ogni allestimento teatrale. Giudica negativamente la distanza tra lo spunto «squisitamente romantico, la gravità cupa e terribile, i suoni che suscitano brividi» dell'ouverture del «Coriolano» scritta da Beethoven per la tragedia di Heinrich Collin, che ha invece un «carattere soprattutto meditativo, da dramma borghese». Acutissime le osservazioni sulla necessità della regia operistica, in epoca in cui la figura del regista semplicemente non era contemplata. Vezzi dei cantanti, aggiunte di arie estranee all'opera, gesti che svelano errori di comprensione psicologica, inutilità di alcune danze ai fini dell'azione: tutte le convenzioni, già criticate da Gluck, che interrompono la fluidità del dramma risultano a Hoffmann intollerabili. Un nobile libertino come Don Giovanni non può cenare da solo con il servo Leporello: quando in un allestimento dell'opera mozartiana lo vede seduto a tavola assieme a due invitati, trova finalmente realizzata una sua persuasione, che appare ineccepibile. E se si tratta del «Flauto magico», gli alberi della foresta siano pure rossi o azzurri: nel regno del fantastico, non dobbiamo preoccuparci di un'ambientazione naturalistica. La stroncatura di Rossini testimonia della complessiva ostilità della cultura tedesca - a differenza di quella francese, Stendhal e Balzac anzitutto - per. il nostro compositore. Se Beethoven gli negava la dimensione del tragico, riconoscendogli il più modesto primato nel «buffo», Hoffmann non sopporta «i gorgheggi da esibizione cùcense» della sua scrittura vocale; effettacci che «accarezzano solo per un attimo l'orecchio dell'ascoltatore». Rossini impari da Mozart il senso della misura tra artificio ed espressività. E impari da Spontini - il saggio sull'«01impia» è il più esteso - che cosa significhi ideare «un grande blocco musicale», far cantare con vera «espressione drammatica». Ma neppure «Olimpia» lo soddisfa del tutto: il sublime «vero» inseguito dai romantici sta ancora più in là, oltre ogni convenzione, ogni cedimento al gusto dei tempo. Meta irraggiungibile verso la quale lo sguardo di Hoffmann-Kreisler continua a puntare. Per la prima volta in edizione italiana le sue recensioni: con acutisse osservazioni sulla necessità della regia, inseguiva l'opera d'arte totale Mauro Tosti Croce (a cura di) E.T.A. Hoffmann e il teatro musicale Recensioni 1808-1821 Edimond Editore, Città diCastello, pp. 221, L. 29.000 SAGGIO

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