PREGHIERA PER TIMOR di Maurizio Maggiani
PREGHIERA PER TIMOR SIGNOR PREMIER, NON PERMETTA CHE SI UCCIDA PREGHIERA PER TIMOR Maurizio Maggiani RADIOGIORNALE delle ore 13 di oggi, sei settembre 1999: «A Timor Est la situazione è fuori controllo. Le milizie indonesiane puntano a sbarazzarsi di tutti gli osservatori Otiti |K-r avere mano libera. I giornalisti rimasti denunciano uccisioni e deportazioni in massa». Oggi vorrei pregare. Prego che il Primo Ministro del mio Paese usi tutto il rispetto e l'udienza che questo Paese si è recentemente conquistato agli occhi dei suoi alleati e del mondo intero; prego che lo faccia oggi stesso - forse l'ultimo giorno buono per farlo - perché sia concesso al popolo di Timor Est ciò che gli spetta e gli si sta rubando nel sangue: la vita della sua gente e l'indipendenza rM suo Paese. Va chiesto all'Onu, e se l'Onu è preda di veti incrociati (di chi?) va chiesto alla Nato, e se la Nato nicchia, va chiesto all'Europa, e se l'Europa non risponde, va chiesto a questo Paese. Oggi, ora. Si tratta della vita o della morte di un popolo: genocidio, pulizia. Quindi non ho vergogna di pregare. Si è aperta una nuova era con l'intervento alleato nel Kosovo; ho creduto al mio Primo Ministro sulla parola perché diversamente sarei stato sopraffatto dall'enormità dell'alternativa. Oggi mantenga la sua parola. Non agli occhi miei, ma agli occhi del suo popolo, a quelli degli umani tutti, agli occhi di Dio. Timor non è lontana, Timor è su questa terra. Incidentalmente la sua gente parla una lingua, il portoghese, che molti confondono con l'italiano. Incidentalmente pregano il loro Dio con le stesse identiche parole dei credenti di questo Paese. E ciò, naturalmente, non significa nulla. Perché quello che conta è che si tratta di umani del tutto identici agli altri umani, e che si sono infranti patti e si stanno uccidendo vite che la comunità internazionale ha solennemente giurato di tutelare. La Comunità Internazionale che ha appena inaugurato questa nuova era di solidarietà e giustizia, facendo pagare alle coscienze dei suoi cittadini il costo non lieve di una guerra. E Timor Est non ha neppure bisogno di una guerra: basterebbe presidiare dagli attentati di ignoti risultati elettorali democraticamente occorsi e universalmente riconosciuti. Ho lungamente sognato di poter vivere un'epoca dove la giustizia nel mondo si potesse affermare con la benigna creatività dei popoli, con azioni costruttrici di vita degli individui. Vivo l'epoca dove pare che la giustizia - e il rispetto dei giusti - si debba ottenere intervenendo in armi. Questa di oggi è un'occasione suprema di giustizia e umanità, e dunque di intervento. E' oggi a Timor che si chiede conto ai forti della moralità dei loro imperativi. Prego che il Primo Ministro del mio Paese non permetta che si uccida ciò che resta della dignità di questa epoca, non lasci ai suoi concittadini il sospetto e la vergogna dell'ipocrisia, impedisca che cresca una generazione di giovani cittadini convinti dai fatti che non c'è né un Dio né una legge morale bastanti per tutti. Parli ai suoi colleghi capi di Stato alleati, ricordi la cambiale che è stata firmata sui cieli della Serbia, nelle strade dei Kosovo. E', per me e per lui, se posso dirlo, ii giorno della verità.
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