Esercito, il rito delle polemiche

Esercito, il rito delle polemiche LETTERE Insegnanti demotivati ♦ Censura in Rete ♦ La riforma amorale LA LETI I RAdiO.d.B. Esercito, il rito delle polemiche «Pagateci meglio faremo più didattica» Si fa sempre un gran parlare di scuola, lamentatone le croniche deficienze. Tutto giusto, per carità. Dove divergo dalle comuni lamentazioni è sulle cause e i rimedi: il problema è principalmente nel fatto che gli insegnanti sono assolutamente demotivati e sfiduciati. Prima di tutto perché hanno una retribuzione vergognosa, che non riconosce per nulla il valore obiettivo della funzione docente; certo in Italia siamo in tanti, ma ciò non toglie che siamo in tanti a essere sottopagati. Io, ad esempio, laureato in Lettere con il massimo dei voti e in corso, autore di saggi critici e di una monografia, pubblicata da Mursia, su Giovanni Arpino, arrivato a quarant'anni guadagno due milioni al mese. Confesso che sto pensando seriamente di cambiare attività. Una maggiore retribuzione (è troppo dire tre milioni?), permetterebbe al Ministero di chiederci di più in termini di didattica: non è certo questo che spaventa gli insegnati bravi, e credetemi, qualcuno ce n'è. C'è poi un'altra questione, di non minore importanza: la scarsa considerazione con cui veniamo trattati. Mia moglie, ad esempio, come me docente di italiano in un Itis, è stata costretta a chiedere il trasferimento (sempre a un corso diurno) dall'ostracismo ideologico della sua preside, risentita per il fatto che i genitori della sua classe, con una bellissima lettera hanno chiesto di poter proseguire anche in terza con la loro amata insegnante. Ebbene, mia moglie ha avuto il trasferimento, ma pare che la sua nuova classe sia in orario preserale. Ora speriamo nella magnanimità dei provveditore. Questa è la scuola in cui lavoriamo. Se lo segnino i vari uomini politici, da sinistra a destra. Il resto sono balle. Dimenticavo: siamo tra i pochi fessi che non hanno il doppio lavoro. Gian Mario Veneziano «Guaina» e «vagina» stessa orìgine Nell'articolo «Bada come parli» del 12 agosto, sulla pronuncia di «guaina» è scritto: «L'accento sulla "i" è accettabile, ma solo per fare sfoggio». SONO stato anch'io una dozzina di anni fa «vittima» della vita di caserma, per fortuna non in quanto oggetto (volutamente ometto la «s») di atti di nonnismo, ma per aver ostinatamente rifiutato la demenza anacronistica di questa malsana istituzione. La mia valutazione si vuole incentrare su questo punto. Ove il giro di vite nelle caserme vada al di là del sensazionalismo italiota (tra 2 mesi non se ne parlerà più...) e del moralismo perbenista. I Generali hanno già capito quanto sto per affermare. Il nonnismo NON MORIRÀ' MAI (al di là dell'impegno di pochi illuminati graduati) perché nasce e germoglia dagli stessi ragazzi di leva, dalla loro vacua pochezza, dalla loro mancanza totale di valori e di coscienza civile. Ovviamente non voglio fare d'ogni erba un fascio, ma la struttura militare tende ad esasperare le negatività di poclù facendo sì che la minoranza di imbecilli scapestrati abbia il sopravvento sulla maggioranza silenziosissima fatta di bravi ragazzi che ambirebbero a coltivare la testa che hanno sulle loro spalle. Pertanto, essendo impossibile (?) eliminare la gioventù grezza e sgangherata e le caserme in quanto istituzioni statali, perché non eliminare la leva? E' il solo modo utile a debellare la piaga del nonnismo poiché i volontari che indosserebbero la divisa sapranno benissimo a cosa andranno incontro e la consapevolezza facilita l'adattamento e quest'ultimo aumenta la soglia di tolleranza. Così, nel tempo, verrebbero a decadere le motivazioni e gli stimoli agli scherzi ed il fenomeno si estinguerà da sé. Giorgio Se ver in G! ENTILE Signor Severin, dato che la sua lettera con la proposta dell'eliminazione della leva mi è arrivata prima della notizia dell'iniziativa del governo, non posso evitare di rallegrarmi per la sua saggezza. Se tutto andrà a posto come dice il ministro Scognamiglio, sarà una gran cosa. Ma purtroppo si sono già levate voci preoccupate. E' fatale in Italia: si prendono provvedimenti giusti o ingiusti. Ma subito vengono contestati costi quel che costi, e si scatenano le polemiche. I provvedimenti sono discussi ininterrottamente. E spesse volte gli stessi promotori paiono vacillare dimostrandosi impreparati. E' quasi rituale contraddirsi. E questo è grave. Pare che in certe situazioni prevalga la fretta di annunciare un futuro migliore. Volgarmente si direbbe che ad alcuni «gli scappi» di anticipare la bontà del provvedimento e il valore della rivelazione. Tutto il resto è quisquiglie e pinzillacchere. Numeri, conti che non tornano. E perché dovrebbero tornare? Non siamo pignoli... Oraste del Buono la bandiera della difesa dei beni culturali) per incrementare il suo potere economico/militare/ politico. Dal punto di vista francese è perfetto. Come dar loro torto? E' però strano e non capisco, l'accordo al piano della Germania e della Svizzera. Massimo S. W. (Arabia Saudita) Italiani nati a IKpoli la Libia è «blindata» Vorrei sottolineare l'iniquità delle disposizioni normative tuttora vigenti in Libia. Nata a Tripoli e desiderosa, dopo tanti anni, di rivedere i luoghi della mia infanzia, avrei avuto intenzione di visitare quello Stato. Mi sono informata sulle procedure burocratiche necessarie per ottenere il «visto». Mi è stato risposto che essendo cittadina italiana nata a Tripoli, mi è interdetto l'ingresso nel territorio libico. A mio avviso, si tratta di una disposizione gravemente iniqua, oltreché incomprensibile e priva di qualsiasi logica. Alla luce delle relazioni diplomatiche intessute dal governo italiano con quello libico non sarebbe opportuno sensibilizzare il ministro Dini affinché faccia presente al proprio interlocutore il carattere gravemente discriminatorio della normativa in questione? Maria Felicia Brullo Imperia Pensioni, cominciamo da quelle dei ministri Si fa un gran parlare di riforma delle pensioni, ma perché nessun sindacato chiede innanzitutto di riformare quella dei nostri «cari» ministri che dopo soli cinque anni hanno diritto alla pensione? E' amorale verso i lavoratori. Beatrice Merlo, Torino Miss Italia, il televoto dava i numeri sbagliati Vorrei denunciare un'ipotetica truffa nel tele voto di Miss Italia: più volte nella serata ho provato a votare una ragazza, ma il disco comunicava ripetutamente di aver espresso il voto in favore del numero 17 e 48 (non votate da me). Immagino di non essere il primo a comunicarvi tale notizia. Fabio LE LETTERE VANNO INVIATE A: LA STAMPA VIA MARENCO 32, 10126 TORINO. FAX: 011- 6568924. E-MAIL: lettcre@lastampa.it

Persone citate: Beatrice Merlo, Dini, Gian Mario Veneziano, Giovanni Arpino, Maria Felicia Brullo, Scognamiglio, Severin