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TECNOLOGIA OLTRE I MONOPOLI TECNOLOGIA OLTRE I MONOPOLI Ugo Bertone METTIAMO il caso di un film di successo della Paramount. Assieme all'incasso del botteghino, l'azionista della major di Hollywood dovrà conteggiare i proventi della colonna sonora, ampiamente pubblicizzata da Mtv, il merchandising tramite una rete di negozi specializzati, l'affitto delle cassette Blockbuster, il remake sulle tv locali dopo la vendita, ben s'intende, della prima visione tramite la catena delle tv via cavo. Gli effetti del succeso sul titolo verranno poi ampiamente pubblicizzati dal network delle news, tg generalisti e tematici, di Cbs. Infine, il kolossal potrà contare, fin dal momento della progettazione e della realizzazione, sul supporto di un'agguerrita proposta su Internet. Fino a pochi anni fa questa sarebbe stata materia di dibattiti sul Grande Fratello. Ma da ieri, atto di nascita di un'unica, gigantesca corporation nata dalle nozze tra Viacom e Cbs, è realtà. Alla fine degli anni 60 l'Antitrust Usa aveva infatti imposto la separazione tra le due società, la Cbs, uno dei tre grandi network Usa, e la Viacom, allora promettente pioniere delle comunicazioni via cavo. Ieri, invece, l'annuncio: Viacom, che ormai controlla 19 stazioni tv via etere più la Paramount, sigla storica di Hollywood, e un gioiello via cavo come il circuito Mtv (oggetto di culto anche tra i nostri teenagers) acquisirà Cbs, per dare vita a un gruppo da 80 miliardi di dollari (quasi 150 mila miliardi di lire). È una decisione rivoluzionaria anche ai tempi dell'economia globale. Il fidanzamento cade a un solo mese di distanza dalla scelta del Federai Communications Committee (in pratica, l'Authority Usa) di autorizzare un operatore tv a controllare due canali nello stesso bacino di utenza. È la tecnologia, insomma, che abbatte le vecchie barriere antimonopolio offrendo nuove possibilità mentre si rafforza l'alleanza tra gestori di servizi, via tv, cavo o Internet, reti di trasmissione e di punti di distribuzione commerciali (cinema, cassette, musica) e fornitori di contenuti (sport, musica, spettacolo). Una minaccia per il pluralismo? Forse, ma in America si consolano: la società «multimediale» ha creato 7 posti di lavoro su dieci negli Usa degli anni Novanta.