Cibi transgenia sono in crisi le socità inglesi di Fabio Galvano

Cibi transgenia sono in crisi le socità inglesi Dopo le proteste Cibi transgenia sono in crisi le socità inglesi Fabio Galvano corrispondente da LONDRA La battaglia dei consumatori inglesi contro i cibi transgenici, proprio ieri confortata dalla notizia che uno dei maggiori sostenitori di quegli esperimenti ha lanciato un inatteso allarme sulla sicurezza degli esperimenti, ha fatto la prima vittima. Si chiama Axis Genetics, una società inglese che non si occupa di cibi ma di biotecnologie legate alla produzione di vaccini ottenuti alterando la struttura genetica di alcune piante: abbandonata dai suoi finanziatori, a loro volta preoccupati dalla pubblicità negativa che da mesi avvolge le coltivazioni transgeniche, si è vista mancare i fondi necessari alla continuazione delle ricerche ed è stata costretta a chiudere i battenti. Le vicende della Axis Genetics, delle quali dà notizia il «Financial Times», sono emblematiche del clima di crociata di cui soffrono in questo momento tutte le aziende che operano nel settore dei cosiddetti «cibi Frankenstein». E' la crociata che ha portato a spericolate azioni da parte di dimostranti con varie etichette, risoltesi con la distruzione di interi appezzamenti coltivati con le nuove piante; e che secondo indiscrezioni di stampa starebbe spingendo l'americana Monsanto, una delle maggiori protagoniste nella vicenda dei cibi transgenici, ad abbandonare tutti i test attualmente in corso in Gran Bretagna. La Axis Genetics aveva biso gno di raccogliere 10 milioni di sterline (quasi 30 miliardi di lire) per continuare gli esperimenti. «Sebbene lavoriamo in serre re cintate - ha spiegato il suo respon sabile, Iain Cubitt - molti dei nostri investitori hanno avuto paura di avere a che fare con piante transgeniche». Risultato: l'azienda è riuscita - e per giunta «troppo tardi» - a raccattare sol tanto 8,2 milioni di sterline. Ora è in amministrazione controllata, il personale dimezzato. Il suo è un caso per ora isolato Ma non è detto che, nell'attuale clima, non possa diventare un'epi demia. Recentemente, in un rap porto da New York, la Deutsche Bank aveva lanciato un allarme che potrebbe anche provocare altri dissesti: i titoli delle aziende che producono cibi transgenici, secondo gli analisti della banca, «fanno male» ai portafogli d'investimento, quindi dovrebbero essere eliminati. Come se il clima non fosse già così negativo, dalla prima pagina del «Daily Mail» è venuta ieri un'importante defezione fra i sostenitori degli esperimenti genetici. Andrew Chesson, uno dei ricercatori al Rowett Institute di Aberdeen, ha affermato che alcuni dei test con cui viene attualmente garantita la sicurezza delle coltivazioni transgeniche potrebbero rivelarsi difettosi. Prima il dottor Chesson era sceso in campo affermando che non c'erano pericoli. Ora invece sostiene che, senza una radicale revisione dei sistemi di ricerca, pericolose sostanze chimiche e allergeni potrebbero entrare con effetti «potenzialmente disastrosi» nella catena alimentare umana.

Persone citate: Andrew Chesson, Iain Cubitt

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, New York