«Perché perdiamo il Daghestan?» di Anna Zafesova

«Perché perdiamo il Daghestan?» L'ordine: «Risolvere il problema rapidamente e con durezza, è minacciata l'integrità della Federazione» «Perché perdiamo il Daghestan?» L'ira diEltsin sui militari: troppa negligenza Anna Zafesova MOSCA «I militari hanno peccato di negligenza». Un Boris Eltsin infuriate ha confermato ieri un verdette che era già stato emesso dall'opinione pubblica. «Come abbiamo fatto a perdere un'intera provincia?», ha chiesto ieri il presidente russo al suo premier Vladimir l'utin e ai comandanti militari, che appena due giorni avevano fatto al Cremlino relazioni vittoriose sulla sconfìtta degli estremisti nel Daghestan. Ora, mentre quasi metà della Repubblica caucasica ò di nuovo in mano ai terroristi arrivati dalla Cecenia con un blitz spaventosamente ben riuscito, a Mosca si sta cercando disperatamente una soluzione, Eltsin ha qualificato l'invasione come una «minaccia all'integrità territoriale della Russia» e ha posto ai militari l'obiettivo di agire «rapidamente e con durezza». La rapidità è infatti una delle condizioni del Cremlino: secondo Eltsin, fino a oggi l'opinione pubblica e stata favorevole ai militari russi; ma con il prolungarsi della guerra e l'aumento del numero delle vittime la situazione potrebbe cambiare. E che si tratti di una vicenda lunga lo capiscono ormai tutti. Ieri il Cremlino ha cambiato tono: «Non siamo riusciti a estirpare il virus del terrorismo, non è possibile farlo in breve tempo», ha ammesso Eltsin. . Per il momento l'obiettivo è quello di bloccare ai ribelli l'accesso ad aiuti finanziari e militari provenienti dall'estero. E anche di colpire la base dei fondamentalisti in Cecenia: Putin ha accusato i eoceni di «non saper rispettare i patti» e ha promesso che i militari risolveranno il problema «con i loro mezzi». Ieri pomeriggio infatti il Presidente ha convocato una riunione del Consiglio di sicurezza, con tutti i ministri «della forza» e i capi dei servizi segreti. Dopo la sfuriata mattutina di Eltsin tutti si aspettavano un licenziamento in tronco del ministro della Difesa Igor Sergheev. Ma il Presidente e riuscito a placare la sua ira: almeno ufficialmente alla riunione non sono state sollevate que- stioni personali. Eltsin però ha intimato ai suoi uomini di «agire insieme» e ha promesso che non tollererà conflitti tra i vari enti. Nei giorni scorsi l'assenza di coordinamento tra militari e polizia ha già portato a numerose perdite, e spesso l'aviazione ha bombardato invece dei guerriglieri gli stessi soldati russi. Il Consiglio di sicurezza ha stabilito di concedere aiuti illimitati alle truppe di Mosca nel Daghestan. Il premier Putin ha annunciato che ai 15 mila russi che stanno combattendo nel Caucaso verranno mandati rinforzi in «quantità necessarie». E i comandanti avranno carta bianca: «La Russia è stata attaccata e si difende- ha detto Putin - dobbiamo mettere da parte tutte le sindromi, quella della colpa inclusa». Una sindrome già completamente abbandonata dai militari russi nel Daghestan. Le perdite dell'esercito nella battaglia degli ultimi due giorni vengono tenute segrete, ma è chiaro che sono alte. E tra i soldati e gli ufficiali sono sempre più diffusi i sentimenti di vendetta: «Impiccarli tutti». I russi hanno posto ieri un ultimatum ai fondamentalisti asserragliati nel villaggio di Karamakhi: arrendersi o morire. I ceceni non hanno risposto e l'esercito ha cominciato un'offensiva spietata, bombardando a tappe¬ to. Ieri pomeriggio i primi blindati russi sono riusciti a entrare a Karamakhi, ma la battaglia non è ancora finita. Sull'altro fronte, a Novolaksk, ieri invece non è cambiato niente: 2000 guerriglieri islamici ceceni, ma anche arabi e russi hanno mantenuto il controllo su otto villaggi. E secondo lo spionaggio di Mosca nelle prossime ore i ceceni potrebbero aprire un terzo fronte a Nord di Khassaviurt, per accerchiare la città. Il premier: ci difenderemo Bombardamenti a tappeto mettendo da parte anche anche sulla Cecenia. I ribelli ogni sindrome di colpa stanno aprendo un 3 ° fronte Militari russi in Daghestan consumano le loro razioni sulla linea del fronte contro i guerriglieri islamici. Nella foto piccola, il presidente Eltsin