«Il braccialetto, la mia coscienza»

«Il braccialetto, la mia coscienza» «Il braccialetto, la mia coscienza» «Mi fa capire che devo rispettare le regole» «Quando sono stata condannata per un incidente ero sotto choc: temevo di incontrare gli altri detenuti. Adesso posso andare a casa e rimanere sola con me stessa» letto o caviglietto che sia, mi ha salvata, evitandomi il carcere prosegue -. E' stato un regalo improvviso pur non essendo né Natale né il mio compleanno». Via via che parla Tiziana acquista brio, sorride persino, si liscia i capelli corti e rossi e dice alcune cose importanti: «Per chi come me non ha mai avuto a che fare con la giustizia, il cinturino è geniale, mi fa capire che devo rispettare le regole ma intanto posso andare a casa, posso stare sola con me stessa. Lo scopo di una condanna non è perso: il cinturino lo sento come un peso mio, è un monito continuo. Senza di esso mi sarei lasciata andare, non avrei più mangiato, avrei compromesso il lavoro». Tiziana fa la segretaria. In ufficio ha detto quel che le è successo: «Mi hanno sgridata un po'». Davvero tremenda, la giornata di ieri. Hanno suonato a casa sua, dove vive sola, alle sette e tre quarti di mattina: erano la psicologa e due agenti in borghese con una valigetta piena di strumenti, spine elettriche e prolunghe, «e meno male che gli agenti erano in borghese, così nessuno dei vicini ha capito nulla. Abito in un piccolo centro sul lago, mi sarei vergognata troppo». Le hanno messo il cinturino, hanno sistemato la piccola ricevente, e lei è uscita in giardino per vedere se il segnale veniva captato anche da lì: perfetto, era sempre nel raggio dei venti metri previsti. E' stato il momento della svolta, della risalita. Tiziana riesce a immaginare i suoi prossimi 45 giorni: uscirà alle sette del mattino e rientrerà alle sei e tre quarti del pomeriggio; sabato e domenica e tutti i festivi, a casa. Il cinturino la controlla. E vedrà Tamara una volta la settimana, forse anche più spesso. Tiziana dice a questo punto un'altra cosa importante: «Devo farlo, Tamara mi dà sostegno. Se loro, quelli della giustizia, mi avvertono che va bene così, io mi fido. Lo choc di questa mattina e di questi giorni e tutta questa vicenda mi responsabilizza, mi dà coscienza e speranza, mi dà la spinta per fare un lavoro psicologico su di me. L'incidente è un sintomo. Voglio andare alla causa». E ancora: «Io sono solare, di buon umore, ma ho la tendenza a sentirmi in colpa, a perdere stima in me stessa, a non volermi bene. Per questo adoro lo scrittore Daniel Pennac, perché nei suoi libri c'è un personaggio che di mestiere fa il capro espiatorio. La mia casa è piena di libri. Non amo le cose, ma i libri sì... Non voglio più perdermi». Tiziana esce di scena. Sembra sollevata. Torna a casa. Subentra il deus ex machina, colui che le ha proposto il cinturino in sostituzione del carcere aperto. Giacinto Colombo, responsabile dell'esecuzione delle pene nel Ticino. E spiega. Sono sei i cantoni che hanno avviato dal primo settembre la sperimentazione del braccialetto elettronico. Il Ticino prova 12 braccialetti in tutto, gli altri cantoni ne provano 118. Hanno scelto il modello della Bl di Denver, Colorado, che costa sei milioni e mezzo di lire e pesa 125 grammi, ma presto ne arriverà un tipo nuovo che sembra un orologio da sub. E l'esperimento durerà tre anni; alla fine, dopo i rapporti di criminologi, psicologi e sociologi, a Berna decideranno se introdurlo o no nell'intero Paese. Perora è destinato a detenuti condannati da uno a sei mesi e a detenuti con pene più lunghe ma ormai prossimi alla fine del percorso detentivo, già in semilibertà. Ed è da ricordare che in Svizzera non si contempla né l'arresto domiciliare né la libertà provvisoria: «La certezza della pena da noi c'è, eccome afferma Colombo -. Il carcere scatta immediatamente per i reati per i quali si ipotizza una detenzione superiore all'anno e mezzo. Fra l'arresto e la sentenza corrono pochi mesi». Un primo scopo dell'introduzione del braccialetto è di limitare le spese carcerarie, ma lo scopo più sostanzioso è di evitare ai detenuti il carcere la sera e nei fine settimana: «Non si tratta di un'umanizzazione astratta della pena, di una sorta di buonismo indiscriminato - sostiene Colombo -. Ma di una scelta che risponde a una precisa filosofia: l'efficacia di una punizione è la sua capacità di convincere una persona a non danneggiare più la società, e non è detto che l'efficacia risieda nella durezza, anzi. Puntiamo insomma al recupero del condannato o del detenuto affidandoci soprattutto a lui stesso, al suo senso di responsabilità, con l'aiuto di psicologi e di assistenti sociali». La storia di Tiziana gli darebbe ragione. In Europa, soltanto la Svezia, l'Olanda, il Belgio e la Gran Bretagna hanno adottato in vario modo il braccialetto elettronico. Da noi il procuratore capo di Milano, D'Ambrosio, è parso scettico sui suoi risultati, ma il presidente Violante ha di recente esortato a studiarlo seriamente e il direttore delle prigioni. Caselli, ne ha annunciato la sperimentazione. Ogni cosa in Italia è difficile e tormentata, ma forse quel che sta facendo la vicina Svizzera ci può dare una mano. «Con questo apparecchio che porto ad una caviglia possono sapere tutto di me. Mi ha salvata dalla prigione, è stato un regalo di Natale anticipato» 0 IL BRACCIALETTO ELETTRONICO L'apparecchiatura ricevente invia periodicamente i segnali a un computer centrale.

Persone citate: Caselli, D'ambrosio, Daniel Pennac, Giacinto Colombo