Veltroni: il Cavaliere ci insulta ma le riforme si forno insieme
Veltroni: il Cavaliere ci insulta ma le riforme si forno insieme Veltroni: il Cavaliere ci insulta ma le riforme si forno insieme inviata a MODENA Se Massimo D'Alema la sera prima aveva infervorato la platea del festival nazionale dell'Unità, che quest'anno si tiene nell'ultima roccaforte a maggioranza diessina d'Italia, commentando salacemente figure e strategie del turbocapitalismo, il segretario Walter Veltroni ha invece scelto di incontrare pubblicamente un banchiere dei poveri. Un economista del Bangladesh, Muhammad Yunus, che s'è inventato una formula per alleviare la povertà: dare ai paria del mondo quanto basta, in denaro, per consentire loro di acquistare strumenti di lavoro. L'esperienza va avanti dal 1977, ed è ormai provato che quel denaro elargito senza garanzia, una sorta di «venture capital» con importi che non superano i 50 dollari, vengono poi regolarmente restituiti. «Parlare del microcredito, di questa straordinaria esperienza, che è variante etica della finanza, serve a toglierci tutti dal chiacchiericcio politico di tutti i giorni», chiosa Veltroni. E poi in fondo, dice, «quello che il governo vuol fare con il tfr da usare per i fondi pensione non è cosa tanto diversa, dal punto di vista della giustizia e dell'equità sociale». Ma le differenze di pensiero, oltre quelle ovvie di ruolo, con D'Alema, che Veltroni vela dietro una serie di «però» e «tuttavia» che seguono l'affermazione classica, «io e il presidente del Consiglio la pensiamo allo stesso modo», ci sono. Perché se ieri D'Alema aveva spiegato che il suo interlocutore resta Berlusconi («I voti ce li ha lui, gli altri leader del Polo, diciamo, si faranno»), Veltroni il giorno dopo ripete che Berlusconi insulta la maggioranza tutti i giorni, «l'elenco di accuse di stalinismo e squadrismo giudiziario è piuttosto lungo», che «usa un linguaggio che non è quello proprio dei leader delle democrazie europee», e che dunque per lui gli interlocutori sono anche altri. Come dire Fini e Casini, e l'uno è stato infatti invitato a Modena (ma poi ha disdetto), il secondo riceverà invece vi- sita di Veltroni alla festa della Vela. Per il resto, sulle riforme occorre certo trovare un dialogo, «bisogna affrontare il nodo della legge elettorale e rafforzare la quota maggioritaria», Veltroni è d'accordo con Violante e Mancino, nei 500 giorni che restano bisogna fare quello che si può. Ma, appunto, comportandosi «come nel resto del mondo, maggioranza e opposizione trovano l'accordo sulle regole del gioco, e portano poi avanti politiche e programmi contrapposti». Berlusconi invece, ancora lui, «ha fatto saltare la Bicamerale», dunque davvero «forse l'unica cosa che può interessargli è cambiare la legge elettorale, darebbe stabilità anche a un suo eventuale governo», sempre che riesca a superare il suo istinto più forte, ovvero «la volontà di fare conso¬ ciativismo politico e rissosità ideologica». Appello, dunque, «al senso di responsabilità di tutto il Polo». Per il resto, niente commissione d'inchiesta su Tangentopoli, perché «finirebbe per avere come obiettivo la magistratura», e ricompattamento della maggioranza, «l'Ulivo è unito, alle prossime elezioni la bandiera sarà la stessa del 199G». Alla fine, tra un abbraccio allo scrittore Edoardo Galeano, un sorriso a Gianni Mina, un'intervista sul «microcredito» per il Tgl, l'abbronzatissimo Veltroni si lancia nel toma che lo appassiona. Il microcredito, appunto, la lotta alla povertà, la solidarietà con il Terzo Mondo. Ieri sera al dibattito della Festa dell'Unità con Yunus, il «banchiere dei poveri» «Tangentopoli, niente commissione L'Ulivo sta recuperando lo spirito del '96» [ani. ram.I
Luoghi citati: Bangladesh, Italia, Modena
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