La Albright: Giacarta attenta di Franco Pantarelli

La Albright: Giacarta attenta La Albright: Giacarta attenta «Se non ferma la violenza provvediamo noi» Franco Pantarelli NEW YORK «L'Indonesia deve porre fine alla violenza e se non ci riesce deve lasciare che la comunità internazionale fornisca la sua assistenza»: Madeleine Albright, colta dall'esplosione di violenza a Timor mentre si trova in Vietnam, impegnata nella cura di ferite antiche, ha parlato abbastanza esplicitamente della possibilità di un intervento militare nell'ex colonia portoghese. Ma nel coro che si è levato un po' da tutto il mondo sulla necessità di fermare gli eccidi le sue parole sono sembrate ancora poca cosa. L'Australia, «indignata» dai colpi sparati contro il suo ambasciatore, ha già messo le proprie truppe in allerta per «contribuire a qualsiasi forza internazionale di sicurezza»; la Malaysia e la 'Thailandia hanno detto che «se l'Onu ce lo chiede, siamo pronti»; l'Unione Europea ha detto che appoggerebbe una risoluzio¬ ne dell'Orni per l'invio di truppe e il Portogallo, per bocca del suo rappresentante a Giakarta, Ana Gomes, ha esortato a un intervento «comunque lo si voglia caratterizzare». «In che modo - si è chiesta la Gomes - Timor è diversa dagli altri luoghi in cui il Consiglio di Sicurezza non ha dimenticato di compiere la sua missione? Quanta gente deve ancora morire perché si decida di agire?». Molta, a giudicare da un rapporto della Croce Rossa intemazionale secondo cui gli abitanti di Timor «non hanno difesa e non hanno un luogo in cui scappare» per sottrarsi alle milizie filo-indonesiane che si stanno sanguinosamente «vendicando» su di loro per quell'80 per cento di voti in favore dell'indipendenza espresso nel referendum dell'altro giorno. Ma l'intervento, ammesso che si arrivi a deciderlo, deve sottostare a «tempi» che si preannunciano molto lunghi. Nella notte fra domenica e lunedì il Consiglio di Sicure/.- za ha tenuto una riunione d'emergenza e tutto ciò che alia fine il suo presidente di turno, il rappresentante olandese Peter van Walsum, ha potuto annunciare è stato l'invio «in settimana» di una delegazione a Giakarta per discutere «i passi concreti attraverso cui consentire la pacifica applicazioni.' del voto». Non perché ì rappresentanti dei 15 Paesi fossero poco sensibili a ciò che stava accaden- do a Timor ma perché tutti loro aspettavano «istruzioni» dai rispettivi governi. Ieri quelle istruzioni sono arrivate, tutti vogliono «fermare gli assassini», ma c'è un ostacolo formale da superare: l'accettazione da parte dell'Indonesia di quella che Madeleine Albright ha chiamato «l'assistenza intemazionale». Giakarta si era infatti impegnata a garantire l'ordine durante il referendum e l'Onu (che quel re ferendum lo ha or ganizzato) aveva accettato. Fino a ieri pomeriggio, hanno detto i suoi collaboratori, la signora Albright non era riuscita a parlare con nessu no a Giakarta, ma conlava di farlo in serata per far presente che non è «per niente com piaciuta» di come l'Indonesia si sta comportando. La pressione su Giakarta per indurla ad accettare le truppe internazionali, quindi, era in pieno svolgimento, correda ta a quanto pare dalla minaccia di tagliare all'Indonesia i fondi di cui ha bisogno per far fronte alla sua gravissima crisi economica. Ma non era per nulla chiaro che cosa sarebbe successo se quell'accettazione non fosse venuta. Tutti chiedono all'Onu di intervenire L'Unione europea pronta a votare la risoluzione per inviare truppe Il Segretario diStato americano Madeleine Albright ieri a Hanoi

Persone citate: Albright, Ana Gomes, Gomes, Madeleine Albright