«la Germania? Una lezione»

«la Germania? Una lezione» Bertinotti: colpa della politica del Cancelliere. Veltroni: no, per le riforme occorre tempo «la Germania? Una lezione» Il voto tedesco scuote la sinistra ROMA Il tracollo elettorale di Schroeder? E' colpa delle politiche di destn. del Cancelliere, dice Fausto Bertinotti. No, è conseguenza del fatto che per le riforme ci vuole tempo, ribatte Walter Veltroni. Tra questi due estremi oscillano i commenti della sinistra italiana, all'indomani della sconfitta socialdemocratica in Germania, ma con un occhio rivolto alle vicende di casa nostra. Già, perché è forte la tentazione di ricavare una «lezione» dalle elezioni regionali tedesche, nonostante si tratti di situazioni così lontane. E così Bertinotti coglie la palla al balzo per mettere sotto accusa i fautori della cosiddetta «terza via». «Il voto tedesco dice il leader di Rifondazione comunista - è la manifestazione evidente della sua crisi, aggravata dal fatto che la socialdemocrazia tedesca aveva destato alte aspettative nel blocco sociale progressista». «La partnership con Lafontaine ricorda Bertinotti - aveva incoraggiato la speranza di uscire da sinistra dalle politiche di Kohl e di Maastricht, ma poi, costringendo Lafontaine all'abbandono, Schroeder come Blair ha scelto una politica neo-liberista». Stia attento, dunque, Massimo D'Alema: «Il suo governo - ammonisce Bertinotti persegue sempre più organicamente, e con una determinazione degna di miglior causa, questa stessa politica fallimentare. Si potrebbe dire che in Italia e in Europa il centro-sinistra ha solo il tempo per correggersi e cambiare decisamente rotta». Tesi isolata, quella bertinottiana? Niente affatto. Nelle file della maggioranza il coordinatore dei Comunisti italiani, Marco Rizzo, sviluppa argomenti analoghi: «Schroeder ha privilegiato i contenuti di centro - spiega - estraniandosi dai temi tipici della sinistra, a cominciare dalla questione del lavoro. Non è un caso che proprio nel Brandeburgo i neocomunisti di Gregor Gysy siano aumentati sino al 26 per cento». Rizzo, a differenza di Berti¬ notti, è confortato dagli appelli di D'Alema per l'occupazione, che vanno nella direzione giusta. Ma parla di «lezione» da imparare in fretta, in sintonia con Alfiero Grandi, che dei diessini è responsabile lavoro. «Dove, come in Francia, la sinistra al governo porta avanti un programma con una forte caratterizzazione - dice Grandi raccoglie anche buoni risultati elettorali. Dove invece è troppo presa da politiche di bilancio, perde voti». Tesi da cui sembra prendere le distanze il leader di Botteghe Oscure, Walter Veltroni. «Interpretazioni un po' frettolose», le definisce, «non ho l'impressione che si possa legge¬ re il voto tedesco in questo modo. Il tempo delle riforme ha bisogno di essere realizzato. Non credo che si debbano riprendere quelle politiche sulla base delle quali la Spd è stata all'opposizione per vent'anni». Musica per le orecchie del cossighiano Angelo Sanza, il quale ricorda che in Italia le elezioni si vincono (e D'Alema ne sa qualcosa) «convincendo gli elettori moderati a votare per il centro-sinistra»: dunque con politiche centriste. Quelle che, secondo il Polo, la sinistra non è in grado di fare. Attacca Marco Pollini, capogruppo del Ccd alla Camera: «La sinistra perde perché fa una politica che non è la sua. Si veste dei panni liberali e liberisti che non appartengono al suo codice genetico. Perde l'anima per mettersi una maschera. Alla fine non ha anima, maschera e nemmeno voti». L'azzurro Antonio Tajani si spinge oltre e già vede profilarsi, dopo il voto tedesco, una riscossa del centrodestra su scala europea: «La vittoria della Cdu in Germania - dice Tajani - conferma la nuova svolta centrista in Europa. Il partito di Kohl dimostra di avere ricuperato interamente il proprio consenso e in Italia il partito di Berlusconi è di gran lunga il primo partito nazionale». Ir. r.] Il leader di Re mette sott'accusa i sostenitori della «terza via» E Tajani esulta: «E' la riscossa» DOPO LA SCONFITTA DELL' SPD IN GERMANIA A destra il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder parla davanti alla statua di Willy Brandt