«Chi imita la destra perde» di Roberto Ippolito

«Chi imita la destra perde» IL MINISTRO DEL LAVORO «Chi imita la destra perde» egliofare comejospin» intervista Roberto Ippolito ROMA Im AMAREZZA del giorno do■ po. «Che lezione...», sospiI ra il ministro del Lavoro Cesare Salvi. E' inquieto per la doppia sconfitta dei socialdemocratici del cancelliere Gerhard Schroeder nelle elezioni regionali di domenica scorsa nella Saar e nel Brandeburgo. Un risultato negativo che fa riflettere Salvi che nel governo guidato da Massimo D'Alema cerca di incarnare le ragioni della sinistra. Ministro, perché la preoccupa il risultato tedesco? «Naturalmente l'esito non mi fa piacere. Né mi fa piacere sia confermata la mia analisi dopo le elezioni europee: una sinistra che non rende evidente il progetto riformatore, coerentemente alle sue ragioni, perde consensi a sinistra e al centro. E le divisioni e le aspre polemiche interne non aiutano». In Germania come in Italia? «In Italia è emersa a sinistra la consapevolezza di evitare che differenti valutazioni (che è normale ci siano) divengano scontro frontale. L'indicazione che viene dalla Germania è chiara: la sinistra deve essere più attenta alle proprie ragioni (per le quali è stata mandata al governo in quasi tutta Europa), deve discutere senza rotture». Il voto tedesco è un monito? «La lezione tedesca è questa: senza equità sociale, la sinistra al governo perde. E' inquietante che in Germania la sconfitta sia avvenuta sia in un'area economicamente avan- zata (e tradizionalmente di sinistra) come la Saar, sia nel loro Mezzogiorno, l'Est, cioè il Brandeburgo». Governare ha un prezzo alto. «Ma la Francia avverte che perdere non è un destino obbligato. Non è detto che in Europa le sfide della globalizzazione, dell'equità sociale e della modernizzazione non siano affrontabili con ottica di sinistra. L'importante è che la sinistra al governo in Italia e in Europa non dimentichi la solidarietà». Teme che la sinistra sia uguale alla destra? «Soccombe una sinistra che trasmette un'immagine non chiaramente alternativa alla destra. Gli elettori dicono che la sinistra che non si comporta da sinistra è perdente: il caso Germania lo dimostra. Esiste in Europa, quindi in Italia, il problema della capacità della sinistra di conservare l'identità e di parlare sia al tradizionale mondo di riferimento sia ai ceti medi aperti al nuovo». Per lei rigore, tagli alla spesa pubblica, interventi sulle pensioni non devono essere le bandiere della sinistra? «Il rigore inteso come serietà e attenzione ai conti pubblici c'è stato e deve restare. Ma contesto che il rigore equivalga a tagliare le pensioni. Il risultato della Saar ci dice che la riforma dello Stato sociale deve avvenire in una logica di concertazione. Il voto del Brandeburgo ci ricorda che la priorità è la disoccupazione». Sta dicendo che la sinistra italiana si è dimenticata di deboli e disoccupati? «No, sto parlando della Germania. Non è successo questo in Italia, ma va evitato che questa dimenticanza appaia». Ora è più arduo occuparsi di conti pubblici e pensioni? «Ripeto: non è condivisibile l'abbinamento conti pubblicipensioni. Il tema previdenziale è aperto, riguarda la transizione dal vecchio al nuovo sistema e la famosa gobba (l'aumento della spesa) del 2005 riscoperta ora anche dal ragioniere generale Monorchio: ma è sempre quella. E per fortuna il bilancio statale va meglio del previsto». Agnelli, presidente d'onore della Fiat, al seminario di Cernobbio ha lamentato che l'Italia è poco competitiva. «Difficile non convenire con la diagnosi di Agnelli secondo cui la minore competitività deriva per buona parte dalle politiche restrittive necessarie per l'adesione all'euro. E' significativa la polemica fra lui e il dottor Romiti che immagina una deroga non condivisibile al patto di stabilità europeo. Va detto infatti che lo sforzo di risanamento è stato giusto: l'euro dà vantaggi superiori agli oneri». Si sente colpito direttamente dalle parole di Agnelli? «Non le ho intese come una critica al governo di centrosionistra. Alcune sue indicazioni per la terapia corrispondono all'azione del governo: per la formazione, le liberalizzazioni, le privatizzazioni, le riforme istituzionali. Altre, evidentemente, sono diverse dalle nostre». Da Cernobbio le aziende criticano il governo per la possibile fine del trattamento di fine rapporto e le 35 ore, rilanciate proprio da lei. «Ci sono state voci articolate; ho apprezzato il presidente della Confindustria Giorgio Fossa e Romiti. Non c'è coerenza tra la richiesta di severità sulle pensioni e il no a toccare il tfr, istituto che c'è da 70 anni solo in Italia. Non si deve intervenire por il tfr per non deludere le aspettative delle improse? E le aspettative dei pensionati futuri? Ognuno faccia la sua parte». E le 35 ore? «Non ripropongo la soluzione del precedente governo sulla riduzione dell'orario e ricordo che dare incentivi a questo fine è una politica europea e rientra nel programma di governo. Si deve tener conto dei buoni frutti dell'esperienza francese. Non escludo nulla contro la disoccupazione». Strizza l'occhio a Rifondazione di Bertinotti? «Come ministro non farò nulla che non ritenga giusto per ragioni di convenienza politica. Ma se una cosa è giusta e può contribuire a migliori rapporti fra il centrosinistra e Rifondazione non vedo perché dovrei considerarlo negativo». Irritati per tfr r 35 ore, gli imprendi» .ri a Cernobbio hanno elogiato il modello spagnolo di Aznar, unico governo europeo di centrodestra. «Bisogna conoscere bene l'esperienza spagnola: le leggi sul lavoro sono state votate anche dai socialisti e sono scaturite dalla concertazione. Aspetti validi non mancano: però il modello di Aznar non è tutto oro». Come fa a dirlo? «Auguro ai disoccupati spagnoli di trovare lavoro. Ma ecco i dati di Eurostat, l'ufficio statistico europeo: la Spagna, nonostante i miglioramenti, resta la maglia nera del continente per la disoccupazione pari al 15,9% a luglio. E ad agosto è salita. In Italia ad aprile (ultimo dato disponibile) eravamo al 12%». Una sinistra che non rende evidente il proprio progetto riformatore finiscefatalmente per perdere consensi sia alla propria sinistra sia al centro ii La nostra parola d'ordine deve essere l'equità sociale Ma dobbiamo soprattutto metter ' la parola fine alle divisi mi e alle polemiche al nostro interno Pj ip Hi II rigore inteso come serietà e attenzione ai conti pubblici c'è stato e deve restare Quello che contesto è che esso equivalga per forza a tagliare le pensioni ■■ ,emocratico, mentre Franz uentefering - attuale miniro dei Trasporti e molto vicio a Gerhard Schroeder - ne venta segretario generale. Spetterà a lui «riorganizzare Spd», come ieri sera gli ha hiesto il Cancelliere evocandoe «la professionalità e le quali» che, un anno fa, erano state ecisive per il trionfo socialdeocratico alle elezioni genera «L'Spd dovrà riavvicinarsi gli elettori, avere la maggioanza al Bundestag non basta», a promesso il nuovo uomo rte socialdemocratico, prossio a lasciare il governo per edicarsi a tempo pieno al ORO gq pparola nell'approvazione di molte leggi importanti, la maggioranza dei Laender a guida socialdemocratica - già compromessa dalla sconfitta dello scorso febbraio in Assia - è sempre più risicata (26 seggi su 69), e comunque insufficiente a far passare i provvedimenti più delicati, che richiedono 35 voti. ■ Nonostante l'impegno a «non fare ostruzionismo» preso ieri dal leader della Cdu Schaeuble - che attribuisce la vittoria soprattutto «agli errori di Schroeder e del governo rosso verde» - Schroeder dovrà trattare con l'opposizione, che dispo¬ qranza e oppLa primafronto alla ni sarà il appena appe al centroche anche stra socialtagli ai sussne e l'aggaper due anministro Echetto è l'che il provvpassare: «Unon può ferMa Schafare concKohl ha inv«LA MIA ANALISI DOPO LE EUROPEE ERA ESATT«Chi imita la degl Qui accanto il ministro del Lavoro Cesare Salvi, a destra il primo ministro francese Lione! jospin ÉT.V