Blair: la mia rivoluzione etica

Blair: la mia rivoluzione etica «Una società senza pregiudizi ma che rispetti le regole» Blair: la mia rivoluzione etica Andrew Rawnsley TRA un sorso di birra fredda e una manciata di noccioline, Tony Blair descrive cosa vede nel prossimo futuro. È rilassato - o in ogni caso solo lievemente irritato - di fronte agli attacchi ricevuti per la sua sistemazione estiva. E comunque no, non ha intenzione di trascorrere le sue prossime vacanze in Gran Bretagna. Ciò che non riconosce è l'immagine che di lui danno i suoi critici. Lo descrivono come un primo ministro che guida il governo come lo guidava un altro fanatico del perfezionamento dei servizi pubblici: Benito Mussolini. «O sei un primo ministro debole - in quel caso ti attaccano per quello - oppure, se sembri avere un senso chiaro della direzione da prendere, e sai cosa vuoi fare, allora diventi una specie di dittatore». Un'altra falsità è che egli non avrebbe fiducia del suo gabinetto e cerchi sempre di sovrapporsi agli altri. «Non credo che nessuno possa sostenere di sentire il mio fiato sul collo. Accade di continuo, ad esempio, che io mi sieda con Frank Dobson e dica: "Bene, Frank, come vogliamo regolarci su questo? Quali sono gli obiettivi strategici?" Io credo nel confronto con gli altri». Il progetto di Blair è la modernizzazione della Gran Bretagna, ma alcuni componenti del regno si stanno dimostrando poco flessibili nei confronti della sua missione. L'esempio dell'Irlanda del Nord vale per tutti. «Ma non credo che la gente possa criticare la nostra politica con l'Irlanda del Nord. Ciò che l'Ira ha fatto - minacciando le persone fuori dalle loro case e uccidendo - è qualcosa di assolutamente esecrabile». Uno dei temi in cui questo missionario della modernizzazione è più impegnato è, paradossalmente, la famiglia tradizionale. Si è impegnato, con il suo governo, a ridurre il numero delle gravidanze di adolescenti in Gran Bretagna, attualmente il più alto d'Europa. Nella scorsa settimana ci sono stati due casi di dodicenni-madri, E Blair è preoccupato: «Credo sia un fatto che lascia sgomenti e che dovrebbe essere motivo di inquietudine per chiunque creda nel futuro del paese». Le soluzioni pratiche seno «complesse» e il premier ha semi-confessato di stare cercando affannosamente una risposta esauriente. Ha controllato i ricoveri per le ragazze madri, le linee telefoniche di aiuto per i genitori e le opportunità previste dal New Deal. Nessuna di queste istituzioni avrebbe obiettato al caso di una ragazzina di 12 armi che, d'accordo con la madre, decide di rimanere incinta di un ragazzo di 14, che oltretutto rischia una condanna. Può essere? «È una questione che riguarda ia magistratura - dice Blair - ma non penso che questa sia l'unica soluzione. Il punto è come sia possibile che una ragazza di 12 anni resti incinta di un ragazzo di 14. Dobbiamo chiederci perché. Non è l'età giusta per avere un bambino, nè per praticare il sesso». L'educazione sessuale, pensa Blair, può essere una soluzione. Certo la risposta non è nel «tornare ai vecchi tempi, quando di sesso non si poteva parlare», semplicemente «i genitori devono prendersi la responsabilità dei figli. Ragazzini di 12 anni non possono girare da soli di notte per la strada». La legge può aiutare, ma Blair cerca di descrivere la sua più profonda ambizione: «Abbiamo bisogno di trovare una nuova proposta morale per la nazione e per le nuove generazioni. La gente vuole vivere in una società che sia senza pregiudizi, ma che abbia delle regole, un senso dell'ordine. Il governo può fare la sua parte, ma anche i genitori devono fare la loro. Si tratta di stabilire un'alleanza tra il governo e il paese per gettare le basi di una proposta morale». Il premier si sforza di trovare un collegamento con un'altra sua grande idea: «Se l'imperativo economico è sviluppare ciò che chiamiamo la cognizione dell'economia, l'imperativo sociale è sviluppare una moderna e responsabile nozione di cittadino». E rivela alcuni dei suoi progetti. Da ciò che dice si può ritenere che ci saranno tagli alle imposte sul reddito: «Voglio fare qualcosa per le lasse del ceto medio. Guardo alle persone che guadagnano 15 mila, 20 mila sterline all'anno (dai 40 ai 50 milioni di lire): sono persone che hanno bisogno di trattenere di più il loro denaro». Ma l'operazione di taglio delle imposte è guardata con diffidenza dai conservatori e incontra anche l'avversione di quei laburisti che ritengono che ogni avanzo di risorse vada investito per migliorare il settore dei servizi pubblici. «Si spende quello che bisogna spendere - risponde Blair - e si investe nel pubblico nella misura in cui ce n'è bisogno, ma è anche importante abbassare le tasse, quando si può. La via del New Labour è quella di fare qualsiasi cosa affinché la gente abbia più denaro possibile». Blair cerca forse in questo modo di smussare le reazioni causate dalle sue ultime osservazioni critiche alla categoria dei lavoratori pubblici. «Era solo una frase. Non intendevo attaccare la categoria dei dipendenti pubblici, ma il sistema». Il sistema però è fatto di persone. Cosa accadrà a quegli uomini e a quelle donne che lavorano nelle scuole o negli ospedali e che non possono rispondere alla richiesta di cambiare e adattarsi, di modernizzarsi o morire"? «Se le persone non sono adatte a un certo lavoro, non sono adatte e basta». Blair prende ad esempio la categoria degli insegnanti: «La maggior parte fa un buon lavoro, ma tutti sanno che ci sono alcuni che non lo fanno». In conclusione, «noi modernizziamo cose che hanno bisogno di essere modernizzate. Anche la monarchia, col tempo, è molto cambiata, si è evoluta». Davvero? Come è cambiata dalla morte di Diana? Blair beve un sorso di birra, mangia una nocciolina, cercando di concludere su un argomento che potrebbe far cadere in contraddizione l'intera "Blairologia". «La monarchia si è evoluta, è cambiata e io penso che sia meglio che avere un presidente eletto. Questo è tutto ciò che sono diposto a dire sull'argomento. Adesso vorrei andare a cena». Nel settore pubblico almeno una famiglia è salva dal grande rivoluzionario. Copyright -The Observer» Il primo ministro britannico Tony Blair

Persone citate: Andrew Rawnsley, Benito Mussolini, Frank Dobson, Ragazzini, Tony Blair

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Irlanda Del Nord