Berlino, il Cancelliere in mezzo ai guai

Berlino, il Cancelliere in mezzo ai guai Berlino, il Cancelliere in mezzo ai guai Carlo Bastasin invialo a FRANCOFORTE Lo schiaffo elettorale a Gerhard Schroeder è stato forte perchè è giunto dalla regione più povera dell'Ovest, la Saar delle miniere, e da una delle due più povere dell'Est, il Brandeburgo dei Kombinat e dei campi di patate. Roccheforti tradizionali Spd, le due regioni sono ora l'emblema della doppia difficoltà del cancelliere Schroeder di fronte alla globalizzazione: convincere l'elettorato che chiede innovazione e riforme, ma dissipare i timori di chi teme la trasformazione della società. In un recente colloquio, l'ex presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, spiegava le difficoltà dei tedeschi nell'accettare il cambiamento, accelerato dall'euro, verso «l'inevitabile competizione sociale». Tutti i cardini della politica tradizionale, welfare, fisco, mediazione tra le parti sociali, «sono oggetto di competizione tra i Paesi europei». La società tedesca si trova già ora divisa tra una fetta che ha abbracciato la sfida competitiva, spesso con successo, e una fetta che sente di non tenore il passo. Lo stesso voto per Schroeder nel '98 veniva dai timori di arretramento sociale che colpivano per la prima volta la classe media, leniti dalla retorica di Lafontaine, mirata a disinnescare la minaccia globale, «governando» politica e finanza mondiali. Ma la trasformazione dell'economia era troppo avanza¬ ta per essere frenata. Tra il '92 e il '96 il sistema industriale tedesco ha triplicato il livello dei profitti, sposando la filosofia della «creazione di valore» e, grazie all'apertura dei confini, aggirando il vecchio sistema di consenso tra parti sociali e governo. Cam¬ biamenti altrettanto profondi sono in corso nella finanza, dove scompaiono i rapporti stabili tra banca e impresa per lasciare posto ai mercati: nel '99 le società tedesche hanno emesso titoli (anziché chiedere prestiti bancari) per una cifra tripla rispetto al '98. Le piccolo-medie imprese si quotano al Neuer Maria, cresciuto del 175% nel '98. Il numero di aziende che chiudono è esploso di pari passo al numero di quelle che nascono, segnalando un processo di «distruzione creativa» e di dinamismo del tutto insolito per un Paese dove il 50% dei grandi gruppi è nato nel secolo scorso. La trasformazione si è trasferita al mercato del lavoro, coinvolgendo milioni di tedeschi in impieghi autonomi o flessibili e facendo cadere nell'opinione pubblica l'attesa di «garanzie politiche dall'alto» tipiche del vecchio sistema produttivo. Secondo Norbert Walter (Deutsche Bank) il ruolo chiave è stato svolto «dalla generazione di 30-40enni emersa in Parlamento e nei giornali, che chiede di riformare lo status quo». Abbandonato Lafontaine, Schroeder ha scelto di incarnare il dinamismo. La svolta è stata troppo improvvisa per convincere il nuovo centro, ma non per perdere i sostenitori tradizionali. Confrontato con la crisi dei consensi, il cancelliere deve ora saper controllare le richieste del partito di recuperare gli elettori tradizionali con una politica redistributiva che faccia leva su tasse sul patrimonio e sulle eredità. Schroeder già ieri assicurava di voler mantenere fede alla svolta intrapresa dal ministro delle Finanze Eichel che prevede un netto calo del prelievo fiscale (le imposte sui profitti d'impresa caleranno di un quarto nel 2001) e l'approvazione di un bilancio pubblico vicino al pareggio. Chi ha incontrato Schroeder ieri ne parlava come di un uomo più tranquillo e determinato. Sta pagando il prezzo più alto per la vecchia politica ed è convinto di poter solo risalire con la nuova politica. Lo stesso timore percorre le fila dell'opposizione. A favore del Cancelliere gioca la ripresa dell'economia. «Schroeder non cambierà linea - osserva il leader della Cdu, Wolfgang Schaeuble - ha ancora carte da giocare: la sola tendenza demografica porterà nel 2003 mezzo milione in meno di tedeschi in cerca di lavoro». L'appuntamento chiave è fissato a primavera prossima con le elezioni in Vestfalia, se Schroeder le supererà, avrà probabilmente scritto una pagina decisiva nella storia della socialdemocrazia europea.

Luoghi citati: Berlino, Brandeburgo