Brescia assediata dalla mafia albanese di Paolo Colonnello
Brescia assediata dalla mafia albanese Una settimana di violenza, scatenata dal controllo del traffico di droga e prostitute. Le accuse del sindaco Brescia assediata dalla mafia albanese Un uomo massacrato di botte, killer in ospedale perfinire un rivale Paolo Colonnello BRESCIA Mercoledì una maxirissa tra magrebini a colpi di coltello, pistolettate e acido ustionante; giovedì l'aggressione a un algerino sfregiato da un fendente; venerdì sparatoria tra albanesi davanti al bowling: un morto e un ferito; sabato sera un altro albanese ucciso a botte, forse per una rapina. Per la ricca e operosa Brescia, quella appena trascorsa è stata una settimana da Far West. L'ultimo episodio si è scoperto ieri mattina, nell'ospedale civile della città dove i medici si sono accorti che nella notte di sabato qualcuno aveva bucato e manomesso il tubo dell'ossigeno che teneva in vita l'albanese di 25 anni ferito venerdì sera nel corso della sparatoria vicino allo stadio Rigamonti. Un «episodio inquietante» lo definiscono i carabinieri. Ma anche il segnale che la malavita straniera ha scelto Brescia come territorio di conquista e non intende fermarsi di fronte a nulla. Al punto da compiere un'azione temeraria come quella d'intrufolare un killer in un ospedale civile per tentare di assassinare un rivale che solo il caso ha finora tenuto in vita. Sconcertato il sindaco della città Paolo Corsini, Ulivo, che accusa lo Stato di «assenze colpevoli» a proposito della mancanza di organici nella polizia e punta il dito anche con¬ tro la magistratura che «scarcera con troppa facilità criminali appena catturati dalla polizia». Il sindaco Corsini polemizza perché tutti gli arrestati dalla polizia nella maxirissa di mercoledì scorso, 10 i) orda ('riami e un bresciano, trovati in possesso di due coltelli sporchi di sangue e due bottiglie con i resti di un acido ustionante, sono rimasti in carcere meno di 24 ore. Per la Procura non erano necessarie ulteriori misure cautelari per la «non estrema gravità dei fatti». Secondo gli mquirenti, gli episodi di criminalità che hanno scandito la settimana di sangue bresciana s'inseriscono in una doppia guerra di malavita: la prima, tra tunisini, marocchini e algerini, scatenata per il controllo dello spaccio di droga; la seconda, interna a clan albanesi e romeni, intrapresa per la gestione della prostituzione. Due attività, gestite spesso senza scrupoli e che producono un giro miliardario d'incassi. Una situazione che rischia di degenerare e produce effetti a catena. Come l'omicidio di un giovane albanese trovato sabato nei boschi vicino a Chiari, nella provincia bresciana, massacrato di botte. L'uomo, di cui ancora non si conoscono le generalità, era completamente nudo, gettato su un lurido materasso sistemato all'interno di un condotto che in passato serviva per l'irrigazione dei campi e che col tempo è diventato rifugio per immigrati. Secondo i carabinieri, l'albanese sarebbe stato picchiato selvaggiamente per una rapina di poche migliaia di lire, rimanendo agonizzante per quasi 48 ore, prima di spirare sull'ambulanza che lo stava trasportando in ospedale. Ieri, nella caserma dei carabinieri di Chiari, sono stati interrogati numerosi albanesi. Il condotto dove è stato trovato agonizzante un albanese
Persone citate: Corsini, Paolo Corsini, Rigamonti
Luoghi citati: Brescia
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