Arcobaleno: controlli con la Digos

Arcobaleno: controlli con la Digos La «Missione» entra nella fase finale con il censimento della merce a Bari Arcobaleno: controlli con la Digos Difficile distribuire gli aiuti, l'Albania non collabora e l'Italia paga le spese Sandro Tarantino BARI Materassi, giocattoli, cibo, medicine. Containers mai partiti dall'Italia, aiuti umanitari rivenduti al mercato nero in Albania, farmaci scaduti, sprechi, merce ormai inservibile. Accompagnata da accuse, polemiche e da un'inchiesta giudiziaria della magistratura che finora non ha però portato all'accertamento di responsabilità e neppure a un'ipotesi di reato, la Missione Arcobaleno entra nella fase finale con il censimento e, cominciata ieri nel porto di Bari, con l'apertura dei containers: 250 sui 915 accantonati da mesi su un molo finiranno alle popolazioni terremotate della Turchia. Il carico partirà nei prossimi giorni. Non verranno spediti viveri né farmaci: partiranno invece reti, materassi, vestiario, coperte, giocattoli. I primi 250 containers hanno cominciato a visionarli gli uomini della protezione civile, preparando così la spedizione per la Turchia e verificando che le etichette incollate all'esterno descrivano esattamente il contenuto. Ma quanto del contenuto è ancora utilizzabile? Il problema è proprio questo. Sugli altri containers cominceranno a lavoraro oggi le organizzazioni non governative (Cesvi, Intersos, Avsi) cui è affidato il compito di selezionarli e smistarli a destinazioni anche italiane, associazioni di volontariato impegnato nel sostegno dei ceti deboli, come peraltro è già avvenuto. Containers verranno inviati anche nei Balcani. L'operazione avverrà sotto gli occhi degli uomini della Digos. Dovranno anch'essi visionare, accertare e poi riferire alla magistratura. Questo lavoro completerà l'operazione avviata lunedi scorso con la movimentazione dei containers da parte di una società privata e la loro suddivisione per categorie merceologiche. La Missione Arcobaleno che ha raccolto 129 miliardi di contributi e una enormità di aiuti confezionati nei containers ò entrata così nella fase conclusiva. Le polemiche che finora si sono concentrate nel porto di Bari, con una inchiesta aperta dalla procura della Repubblica, interessano ovviamente anche Tirana, dove 350 dei containers consegnati restano parcheggiati e, in parte, sono stati saccheggiati. Cibo e vestiario sono finiti sui banchi del mercato: trasformati così, da aiuti umanitari, in aiuti alle bande criminali albanesi. Dei 915 containers rimasti per mesi nel porto di Bari sotto il sole, 230 dovrebbero, secondo una catalogazione già compiuta, contenere solo viveri. In altri 38 dovrebbero esserci invece sia viveri sia vestiario. La Missione Arcobaleno che ha movimentato 2300 containers lascia una traccia, ol- tre che sui mille metri in cui sono stati stoccati gli aiuti (si calcola che vi siano 126.336 scatole di medicinali), anche in una cella frigorifera del porto. Qui è depositato da mesi un consistente quantitativo di farmaci e vaccini, circa 40 quintali. Per un milione al mese, la protezione civile ha preso in affitto una cella depositandovi (gli ultimi arrivi risalgono a giugno) anche qualcosa come 35 mila dosi anti-te- tano. Sulle cifre è bene essere chiari: sono da prendere molto indicativamente. Perché siamo ancora di fronte a stime approssimative, quotidianamente rettificate e spesso al rialzo. Dall'altra parte dell'Adriatico, in Albania, restano intanto un centinaio tra poliziotti e carabinieri. La loro missione doveva concludersi il 2 agosto, con la chiusura di tutti i campi di accoglienza. Il loro rientro è invece previsto per la fine del mese. 1350 containers fermi tra il deposito della Coca-Cola a Tirana (165), il porto di Durazzo (180) e Kukes (5), non sono stati ancora utilizzati. Agron Dibra, direttore generale delle Riserve dello Stato che nei giorni scorsi aveva polemizzato con l'Italia (secondo lui i containers non potevano essere aperti in assenza di funzionari italiani) dice ora che è stato siglato un «nuovo accordo con i responsabili della Missione Arcobaleno» grazie al quale «entro la fine del mese gli italiani ci aiuteranno con iloro mezzi a trasferirli nei nostri magazzini». I funzionari italiani lamentano però il fatto che proprio gli albanesi non mettono a disposizione i loro mezzi. Così al lavoro c'è solo una società, la «Tilli». Costo a carico dell'Italia: 400 milioni al mese. Alcune bande si sono impadronite di cibo e vestiti che finiscono nei mercati di Tirana Peri terremotati della lurchia il carico partirà senza medicine, né viveri I container fermi nel porto di Bari

Persone citate: Agron, Dibra, Kukes, Sandro Tarantino, Tilli