Quirinale di Maria Grazia Bruzzone
Quirinale Quirinale Al via i colloqui sulle riforme Maria Grazia Bruzzone ROMA La settimana in cui riaprono le Camere vedrà subito una ripresa del dibattito sulle riforme. A cominciare dallo spinosissimo tema della par condicio. Dopo aver incontrato nei giorni scorsi il premier D'Alema e i presidenti della Camera e del Senato Violante e Mancino, il presidente Ciampi vedrà anche il leader dell'opposizione Silvio Berlusconi. La discussione parlamentare sulla regolazione della propaganda politica in tv e il conflitto di interesse è ormai imminente. Sergio Mattarella risponde con durezza al leader del Polo che a Cernobbio aveva usato gli aggettivi - malsano e inquietante - perdefinire il clima politico creato a suo dire dalla maggioranza, con la proposta di legge sulla par condicio e la volontà di procedere anche da sola sulle riforme.«Di malsano e inquietante c'è solo il tono scomposto con cui Berlusconi e il Polo attaccano governo e maggioranza quando ci sono provvedimenti che non condividono» replica il vicepresidente del Consiglio. Berlusconi, che subordina la ripresa del dialogo sulle riforme al ritiro del divieto di spot, aveva salvato solo D'Alema, considerato interlocutore «affidabile e credibile», ma impossibilitato ad agire per via delle divisioni inteme alla maggioranza. Mattarella assicura che maggioranza e governo «sono compatti e pronti a un confronto sereno e costruttivo; ma deve essere un confronto non un'agressione». La polemica non è affatto esaurita. «Il vicepresidente del Consiglio parla a titolo personale o a nome di D'Alema?» ribatte a sua volta il coordinatore di Forza Italia, Claudio Scaloja. Al quale pare chiaro che Mattarella da settimane lavori «per disfare» ciò che D'Alema, «almeno sul piano delle intenzoni» tenta di ricostruire sul fronte delle riforme, col concorso dell'opposizione. Così, sulla par condicio, «appena D'Alema sembra dimostrare la sia pur minima disponibilità a rivedere il decreto - che Fi non smette di considerare liberticida - ecco intervenire Mattarella». Ma a criticare l'aut-aut di Berlusconi, chiedendo un confronto sereno, non è solo il vicepresidente del Consiglio, «lì tavolo delle riforme non è quello di un ristorante dove dal menù si scelgono i piatti che più piacciono - ricorda ùonico il senatore dei Ds Stefano Passigli, relatore del dell sul conflitto di interesse. Berlusconi deve essere pronto a discutere di tutto, non solo quelle misure di politica giudiziaria che gli sono gradite. Eludendo il confronto, non farebbe che obbligare la maggioranza a decidere da sola». Anche da Telese, dove si è chiusa la festa dell'Udeur, arriva l'invito alla maggioranza a non mollare sulla par condicio ma, caso mai ad andare oltre.
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