Il candidato Hillary contro Clinton di Andrea Di Robilant
Il candidato Hillary contro Clinton La First Lady cavalca gli umori popolari rischiando di alienarsi il voto dei portoricani di New York Il candidato Hillary contro Clinton «Uno sbaglio l'amnistia ai terroristi di Porto Rico» Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON Hillary Clinton scende in campo contro i terroristi portoricani che suo marito, il Presidente, voleva amnistiare. E ancora una volta fa capire che è disposta a contrastare la linea della Casa Bianca per vincere la sua battaglia per il seggio senatoriale di New York. Al centro di questa piccola tempesta politica sono sedici membri del Fa In, un'organizzazione terrorista che vuole l'indipendenza di Porto Rico e che commise oltre un centinaio di attentati contro installazioni militari a cavallo tra gli Anni Settanta e Ottanta. Tre settimane fa il Presidente Clinton decise di amnistiare i detenuti, nessuno dei quali è colpevole di delitti di sangue (una situazione non dissimile a quella in cui ai trovava Silvia Baraldini), in cambio di una rinuncia formale ad ogni attività terroristica. L'annuncio sorprese perché la vicenda non era al centro dell'attenzione pubblica e le pressioni sulla Casa Bianca non erano particolarmente forti. I maligni dissero subito che Clinton aveva deciso l'amnistia perché il gesto avrebbe aiutato la moglie nella sua battaglia per il seggio senatoriale a New York, dove c'eun importante elettorato portoricano. Ma se questo era davvero l'intento, il calcolo si è rivelato sbagliato. Anzi, controproducente. Nel giro di pochi giorni lo staff della First Lady si è reso conto che la reazione alla proposta di suo marito prometteva di arrecare più danni che benefici alla sua candidatura. Rudolph Giuliani, sindaco di New York e grande rivale di Hillary nella corsa per il Senato nel Duemila, ha subito denunciato l'iniziativa di Clinton. Poi è sceso in campo il capo della polizia di New York, Howard Safir. Infine Patrick Moynihan, il prestigioso senatore democratico di New York che lascerà il suo seggio l'anno prossimo e che ha fatto da padrino alla candidatura della First Lady, ha detto che anche lui era contrario all'amnistia. A questo punto Hillary si è resa conto che il gioco non valeva più la candela e che a costo di deludere la leadership portoricana di New York, doveva pronunciarsi subito e in maniera inequivocabile contro il progetto del marito. E così ha fatto, senza esitare a mettere in difficoltà il Presidente. Il portavoce di Hillary, Howard Wolfson, ha chiamato i giornalisti per allertarli: «La First Lady vuole che l'offerta di amnistia venga ritirata». Hillary aveva detto al marito che la proposta non le piaceva già durante le loro vacanze, ma a quanto pare non gli aveva detto che aveva intenzione di criticarlo in pubblico. La Casa Bianca è corsa ai ripari rendendo pubblica una lettera che Clinton ha mandato all'avvocato dei sedici detenuti fissando un ultimatum per venerdì prossimo, il 10 settembre; se entro quella data i detenuti non avranno rinunciato al terrorismo l'offerta sarà ritirata. Ma la mossa del Presidente non ha soddisfatto Hillary. «La lettera è senz'altro un passo nella giusta direzione», ha detto il suo portavoce. «Ma la First Lady ritiene che l'offerta di grazia vada ritirata subito. E' stata avanzata tre settimane fa. E il silenzio (dei detenuti portoricani) la dice lunga». La First Lady Hillary Clinton
Luoghi citati: New York
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