La lunga marcio dei nazi
La lunga marcio dei nazi La lunga marcio dei nazi Ormai presenti in quattro Regioni dal corrispondente a BERLINO Il Baden Wuerttemberg, Brema, la Sassonia-Anhalt e adesso anche il Brandeburgo: dopo la vittoria di ieri della Dvu - il partito neonazista dell'editore bavarese Gerhard Frey che ha superato sia pur di poco la soglia del 5 per cento - l'estrema destra è presente in quattro parlamenti regionali. Un fenomeno considerato con preoccupazione da governo nazionale e opposizione, ma senza ripercussioni sulla politica federale: tutti i tentativi della destra estrema di entrare al Bundestag sono falliti, e niente lascia pensare che la pur ricchissima Dvu (il patrimonio di Frey, accumulato con una serie di pubblicazioni nostalgiche, propaganda sulla «bugia di Auschwitz», agenzie di viaggio c rendite da beni immobili, è valutato in cinquecento miliardi di 1 ire) o altre formazioni come i Republikaner, rappresentanti dal '92 soltanto nel Baden Wuerttemberg, ci riescano in futuro. L'avanzata regionale della «DeutscheVolksUnion» - che nella scorsa primavera aveva ottenuto addirittura il 12,9 per cento dei voti in Sassonia-Anhalt - è tuttavia un sintomo allarmante della sua penetrazione locale: della sua capacità soprattutto nelle regioni orientali, la ex Ddr - di drenare lo scontento e le delusioni alimentate dalla riunificazione. L'elettorato dell'estrema destra, mostrano le indagini demoscopiche, è composto da una fascia «marginale», nella quale confluiscono bande di balordi e di violenti; ma anche da strati medio-bassi della popolazione, che si riconoscono nei richiami razzisti e xenofobi della «DVU»: «Il lavoro sono gli stranieri a rubarcelo», afferma uno dei suoi slogan. Altri inveiscono contro «i porci stranieri in cerca d'asilo», contro gli zingari, contro i «ban¬ diti stranieri». Il voto in Sassonia-Anhalt aveva già confermato, secondo gli analisti, che esiste all'Est «una fascia di elettori-scontenti» fluttuante fra i post comunisti della Pds - molto sensibili alle nostalgie degli «Ossis», i tedeschi dell'Est - e la Dvu o altre formazioni neonaziste. Significativa, da questo punto di vista, l'alta sovrapposizione del «secondo voto» - per un candidato di un partito che può essere diverso da quello scelto con il voto di Usta - fra i simpatizzanti della Dvu e della Pds. Una sovrapposizione che, all'Est, non ha riscontro con nessuno dei tradizionali partiti «occidentali», dalla Cdu all'Spd. Al successo della Dvu, del resto, contribuiscono soprattutto i disoccupati e i giovani fra i 18 e i 25 anni, molti dei quali senza lavoro e cresciuti in condizioni di forte disagio economico-sociale (il potenziale di questa fascia di età, secondo uno studio dell'Istituto Fokus, è del 18 per cento). Su questo terreno già favorevole, la «Deusche VolksUnion» ha tratto ulteriori vantaggi dalle difficoltà degli altri partiti della galassia nera, dall'Npd ai Republikaner: relegati in posizione marginale da divisioni interne e dal fallimento dell'alleanza elettorale con un altro gruppo neonazista, la Dsu. Oltre che «nazionali» gli slogan Dvu sono anche «sociali», con l'insistenza sulla necessità di «enormi investimenti per dar lavoro ai giovani» e «una drastica riduzione delle tasse». Un miscuglio sinistro, capace di garantire il successo locale a un partito che per soli 190 voti non è riuscito a entrare nel parlamento regionale di Amburgo, due anni fa: ma che è stato premiato, oltre che nel Brandeburgo e in Sassonia-Anhalt, anche a Brema e, fra il '92 e il 96, nello SchleswigHolstein. [e.n.]
Persone citate: Brema, Frey, Gerhard Frey
Luoghi citati: Amburgo, Baden Wuerttemberg, Berlino, Brandeburgo, Ddr
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