Angue firme alla pace del Mar Rosso di Aldo Baquis

Angue firme alla pace del Mar Rosso Cerimonia a Sharm el-Sheikh con il segretario di Stato Usa, Arafet, Barak, Mubarak e re Abdailah Angue firme alla pace del Mar Rosso E da Barak un appello alla Siria: via tutte le divergenze Aldo Baquis TEL AVIV Forte di un brillante successo diplomatico la nuova intesa israelo-palestinese - il segretario di Stato Madeleine Albright si è recata ieri a Damasco e a Beirut nel tentativo di rUanciare su tutti i fronti il processo di pace mediorientale, superando così un lungo periodo di stasi. «Si presenta qui un'occasione - ha detto la signora Albright sbarcando a Damasco - la luce che si è accesa ieri con gli accordi israelo-palestinesi deve permetterci di illuminare tutta la regione». Nelle ore successive ha illustrato in dettaglio i suoi progetti al presidente siriano Hafez Assad e - con una visita a sorpresa nel cuore di Beirut - al premier libanese Salim al-Hoss. Dopo di che ha concluso la grande giornata della diplomazia statunitense con un volo a Sharm el-Sheikh, la celebre località balneare sul Mar Rosso, dove la attendevano Hosni Mubarak, Yasser Arafat, Ehud Barak e re Abdailah di Giordania per la firma della versione aggiornata degli accordi di Wye Plantation. Le immagini televisive dei dirigenti del Medio Oriente serenamente riuniti sulla riva del mare (come ai tempi di Yitzhak Rabin e di Shimon Peres) sono state concepite come un messaggio eloquente per la regione : che cioè dopo la pausa degli anni del governo Netanyahu, il processo di pace toma a decollare. Subito dopo la storica firma dell'intesa denominata «Wye-2» Ba¬ rak ha dichiarato che il suo paese perseguirà la pace «su tutti i fronti». «Il sogno di una pace globale deve essere trastonnato in realtà per il bene dei nostri padri, delle nostre madri, per i nostri nipoti», ha precisato. Poi si è poi rivolto a Siria e Libano: «Anche con loro mi auguro di poter rivitalizzare il processo di pace, da qui voglio anzi lanciare un appello al presidente siriano Assad per chiedergli di mettere da parte tutte le divergenze». Alla vigilia della visita della signora Albright, Damasco era scettica «Si è creata un'atmosfera di oscurità e di sospetto scriveva ieri il "Syria Times" - solo una iniziativa statunitense può sbloccare la situazione». Dopo un incontro di due ore con il segretario di Stato Usa, il ministro degli Esteri siriano Ash-Shara aveva detto di non aver ricevuto quelle buone notizie che sperava di avere da Israele: ossia l'impegno esplicito e preventivo a un ritiro da tutte le alture del Golan, fino alle linee del 4 giugno 1967. La formula di Barak («Israele prende nota delle trattative passate con la Siria») è considerata a Damasco troppo poco impegnative. Ma Ash-Shara ha ricordato che Barak intende proseguire la linea tracciata da Rabin: «Cosa che fa ben sperare». A Beirut la signora Albright aveva discusso non solo le prospettive di un ritiro israeliano dalla Fascia di sicurezza (da completarsi in un anno) ma anche del futuro assetto politico in Medio Oriente. Il Libano, ha così appreso, è interessato a partecipare ai negoziati sulla definizione della questione dei profughi palestinesi, che ancora vivono in affollati campi nel Sud del Paese. Sull'aereo che lo portava a Sharm elSheikh, Barak aveva elencato quattro successi conseguiti nei primi due mesi di governo: ha rotto l'isolamento diplomatico di Israele (in particolare nei confronti degli Stati Uniti), ha rinviato di tre mesi la fase finale del secondo ritiro in Cisgiordania, ha rinviato almeno fino al settembre 2000 la minaccia di una dichiarazione unilaterale di indipendenza dello Stato palestinese e ha ristabilito pieni rapporti di lavoro con Arafat. Anche il presidente palestinese era giunto al Golf Hotel di Sharm el-Sheikh relativamente soddisfatto. La versione aggiornata degli accordi di Wye prevede un ritiro immediato di Israele in Cisgiordania, la liberazione subito di 200 detenuti politici, l'inizio dei lavori di costruzione del porto di Gaza e l'attivazione di corridoi terrestri fra Gaza e la Cisgiordania. Le procedure saranno complesse. All'ingresso in territorio israeliano, militari prenderanno nota delle targhe delle automobili palestinesi e dei passeggeri in uscita da Gaza. I dati saranno inoltraii a un posto di blocco in Cisgiordania. In caso di ritardi sospetti inizieranno estese ricerche dei veicoli mancanti all'appello. Ma il porto e le comunicazioni terrestri sono due precondizioni necessarie per la costituzione di uno Stato indipendente che ieri, a Sharm elSheikh, sembrava più vicino che mai. L'ACCORDO 'NEGOZIATI Riprenderanno il 13 settembre: dovranno essere conclusi entro 12 mesi Entro 5 mesi sarà resa pubblica una dichiarazione di principio su profughi, colonie, Gerusalemme, ecc. $> R1DISMIGAMENTO Israele cederà al controllo totale o parziale il 18,1 per cento delia Cisgiordania in tre fasi: „1" 13 settembre: B 7% delle zone sotto I controSo esclusivo israeliano (zone C) diventano zone miste (zone B) .2" 15 novembre: il 2% delle zone B diventano zone A sotto totale controllo palestinese. Il 3% delle zone C diventano zone B 3" Gennaio 2000: L' I % delle zone C diventano zone A e H 5% delle zone B diventano zone A Da concordare un ulteriore ridispiegamento >.i)4MWW.W.UJ»WJ'W.il i«xwi.>i.)i.ii.i. I JDEYfiWUTI PAI «SVINISI 13 settembre: Israele scarcera 200 detenuti politici 8 ottobre: Israele scarcera altri ISO detenuti politici. Digiuno del Ramadan: Israele considererà la possibilità dì altre liberazioni umanitarie JARM!ILLEGALI I palestinesi si impeciano nella lotta al terrorismo con la confisca di armi Illegali ^ CORRIDOI PALESTINESI 1° ottobre: si apre il primo corridoio terrestre fra Gaza e Cisgiordania (zona Hebron) 5 ottobre: trattative per il secondo corridoio da Gaza a Ramai lah SPORTO DI GAZA 1° ottobre: apertura del lavori e inizio delle trattative per ! sistemi di sicurezza. Tempo massimo: 3 anni Damasco però non chiude le porte al negoziato: «Se il premier di Gerusalemme vuole seguire le orme di Rabin, possiamo sperare»