Riforme, autunno caldo nel Pale ; I di Fabio Martini

Riforme, autunno caldo nel Pale ; I .MODERATI PEL POIO-«STRETTÌ». TRA" AN E LA MAGGIORANZA: il DIALOGO VADA AVANTI Riforme, autunno caldo nel Pale ; I Casini: Fini rischia diportarci ad elezioni anticipate retroscena Fabio Martini inviato a TELESE Pierferdinando Casini si presenta alla kermesse mastelbana col vestito da cerimonia - gessato blu a righine rosse - porge la mano all'ex nemico e alla fine la strombazzata pace tra lui e Mastella scivola via senza speciali emozioni. La vera sorpresa è un'altra: appena sceso dalla sua autoblù, Casini si affretta a dare l'interpretazione autentica dell'esternazione mattutina di Berlusconi a Cernobbio. Non è affatto vero che il Cavaliere voglia tagliare tutti i ponti sulle riforme - chiosa Casini ma è vero il contrario: «Davanti alla possibilità di dare una spallata al governo, noi per senso di responsabilità non la daremo». Soliti bizantinismi? Gioco delle parti o cosa altro ancora? Casim che interpreta Berlusconi, questa volta sembra farlo a ragion veduta: prima di arrivare a Telese, ha parlato a lungo con Gianni Letta e con lo stesso Berlusconi. La diagnosi comune è stata questa: Gianfranco Fini sta cavalcando i referendum perché punta tutte le sue carte sulle elezioni anticipate in primavera e dunque, ai moderati del Polo, non resta che aprire spiragli al dialogo per scongiurare uno showdown denso di incognite. E' la conferma che dentro al Polo sta per aprirsi un autunno caldo: da una parte Fini (con PannellaBonino e Di Pietro alleati tattici); dall'altra Casini e un Berlusconi ancora incerto tra la tentazione di non rompere tutti i ponti con la maggioranza e l'esigenza di non lasciare praterie elettorali a Fini e ai suoi alleati. E questa profonda falda che sta per aprirsi nelle viscere del Polo, Casini la spiega dal palco della festa («Noi non vogliamo arrivare alle elezioni attraverso le scorciatoie, ma dalla stra¬ da principale») e poi molto più esplicitamente a microfoni spenti: «Fini sta puntando sui referendum, ma dobbiamo essere consapevoli che, per evitarli, potrebbe farsi forte la tentazione di elezioni anticipate...». E questa stessa sensazione si sta diffondendo anche nei palazzi della politica romana. Qualche giorno fa il presidente della Camera Luciano Violante, in una chiacchierata informale con il presidente dei deputati del Ccd Carlo Giovanardi, ha spiegato il suo timore sulla possibilità che le riforme istituzionali decollino per davvero e ha paventato la possibilità che, davanti alla prospettiva dei referendum, si arrivi ad uno scioglimento anticipato delle Camere nella primavera del 2000. La tentazione di evitare i referendum ricorrendo alle elezioni anticipate non soltanto ha precedenti «illustri», ma potrebbe farsi allettante perché il pacchetto di referendum primaverili si presenta particolarmente insidioso: oltre al replay di quello elettorale, ci sarà quello sul finanziamento pubblico ai partiti e quelli liberal-liberisti di Pannella e Bonino. Referendum altamente politici davanti ai quali tutti i partiti sanno già che sarà impossibile assumere atteggiamenti pilateschi. Conferma plateale al dibattito di ieri alla festa Udeur di Telese. Il presidente dei senato¬ ri Ds Gavino Angius ha attaccato: «I referendum radicali sono un colpo alle libertà dei più deboli: si vogliono abolire il servizio sanitario, le pensioni di anzianità, i diritti dei lavoratori». E Casini di rimbalzo: «Rappresentazione grottesca dei quesiti e devo dirlo io che sono contro la deriva referendaria!». E Ciriaco De Mita: «Le riforme non si fanno con i referendum e gli elettori, disertando gli ultimi, lo hanno capito. Dopo la sbornia, le persone ragionevoli non bevono e invece questi propongono di ubriacarci ancora...». Sarà il Capo dello Stato in prima persona a sondare le possibilità concrete di una stagione di riforme: lo farà nei primi giorni della prossima settimana e incontrerà Silvio Berlusconi. Intanto nel dibattito di ieri, una strada l'ha suggerita il presidente della Camera Luciano Violante. A suo avvi¬ so, restano a disposizione «circa 500 giorni di lavoro parlamentare fino alla fine della legislatura» e realisticamente in questo lasso di tempo, oltre all'elezione diretta dei presi¬ denti delle Regioni, è possibile portare a termine tre riforme importanti, «federalismo, sussidarietà», norme stringenti «per garantire la stabilità dei governi». Violante ha ammesso il suo scetticismo («Non mi illudo perché ho visto troppe volte la macchina accesa e qualcuno che poi è andato a spegnerla...»), ma ha suggerito una strada, almeno per quanto riguarda le tre riforme possibili: tentare il dialogo in Parlamento, ma «chi ha avuto la maggioranza, deve assumersi le sue responsabilità» e dunque «se si dovesse arrivare ad una rottura, le forze che reggono il Paese devono andare avanti». Violante: abbiamo 500 giorni per lavorare Se si arriva alla rottura le forze di governo devono proseguire P Il leader P del Ccd Pierferdinando Casini

Luoghi citati: Cernobbio, Fini