«Consultare i lavoratori? Non ho paura»
«Consultare i lavoratori? Non ho paura» Il leader Cgil a Modena insiste su liquidazioni e contributivo «Consultare i lavoratori? Non ho paura» Cofferati replica a D'Antoni: avete cominciato voi Claudia Arletti inviata a MODENA «Io non ho paura, se vogliamo sentire l'opinione dei lavoratori lo si può fare, però lo si faccia sempre». Sergio Cofferati raccoglie la sfida del leader Cisl («un referendum sul sistema contributivo») e dice: non siamo stati noi a cominciare, è la Cisl che firma accordi separati. Il segretario della Cgil, insieme con Cesare Salvi, ha scelto Modena e la festa-vetrina della Quercia per rispondere alle critiche e alle polemiche di questi giorni. Entrambi sono giunti ieri verso le 19 tra gU stand di Ponte Alto, alle porte della città. In qualche modo, giocavano in casa: fra i militanti al lavoro nei ristoranti hanno raccolto applausi e strette di mano (un paio di fischi, però, si sono sentiti); poi, è cominciato il dibattito. Con un'assenza pesante e simbolica: quella di Sergio D'Antoni (al suo posto è arrivato il vicesegretario, Savino Pezzotta). Ne ha parlato apertamente lo stesso Salvi: «Ci spiace che non sia venuto a una nostra festa, ma, per favore, non enfatizziamo l'accaduto». Sotto un tendone battuto dalla pioggia, appena presa la parola, Sergio Cofferati ha affrontato la questione delle liquidazioni in busta paga. Ha precisato: «Sinceramente, non credo che oggi il tema della previdenza sia prioritario». Però, ha spiegato il segretario della Cgil, resta il problema della cosiddetta «gobba» previdenziale. «Le dimensioni di questa alterazione vanno misurate nel 2001, è; 11 che si dovrà decidere che cosa fare. Ma è utile che organizzazioni come le nostre stimolino il governo a completare la verifica». E il Tfr?, gli è stato chiesto, e l'estensione a tutti del sistema contributivo? «Bisogna parlarne adesso» ha risposto lui, polemizzando direttamente con D'Antoni, «anche la Cgil deve fare la sua discussione. E io dico: se la mia ipotesi è considerata inadeguata, allora se ne avanzi un'altra, ma non mi si replichi soltanto con un no». Sfidato dal leader della Cisl ad «andare a vedere» che cosa pensano i lavoratori, Ser¬ gio Cofferati ha replicato così: «D'Antoni non è d'accordo con me e vuole il referendum. Ebbene, io credo sia fondamentale sentire l'opinione dei lavoratori. Però, questo andrebbe fatto sempre, e ribadisco il sempre». Stoccata per D'Antoni: «Se il Parlamento varerà la legge sulla rappresentanza, per la quale si consultano i lavoratori in virtù della loro rappresentatività, avremo uno strumento certo. Ecco, anche la Cisl dovrebbe sostenere questa legge, mentre mi pare di vedere qualche timidezza». Toni pacati, ma tensione altissima: non siamo stati noi a cominciare, dice in sostanza Sergio Cofferati, ricordando l'accordo siglato quest'estate a Milano senza la Cgil. «E' una cosa che noi non abbiamo mai fatto, come mai abbiamo esercitato alcun diritto di veto in sede di contrattazione. Ma io - e qui la voce si è fatta più forte - ho saputo dell'accordo di Milano tre giorni prima che venisse firmato, dal Corriere della Sera, e D'Antoni scriveva: "O così, o si conclude senza Cgil". Non può esserci unità e contemporaneamente competizione. Se non ci sono regole, ognuno sta in campo come vuole. Ma sono due modelli diversi». Si è parlato anche un'altra questione, così sintetizzabile: la Cgil non è un po' troppo «filo-governativa»? Cofferati: «Non dobbiamo dimostrare a nessuno la nostra autonomia. Io stesso sono iscritto a un partito e penso che sia cosa buona e giusta. Ma sono un sindacalista e faccio scelte di merito». E' toccato poi a Pietro Larizza, segretario della Uil, dire la sua: in questi giorni roventi, sta svolgendo, in qualche modo, un ruolo di mediatore. E ieri sera ha spiegato: «Senza volere fare il paciere a tutti i costi, devo dire che vivo le tensioni di questi giorni con grande tranquillità, perché conosco la nostra storia. Ma la sola ipotesi di andare a un referendum su questi temi comporterebbe una divisione cui nessuno potrebbe porre rime- dio. I lavoratori non capirebbero, perché, nei fatti, questo sarebbe un referendum sulle organizzazioni confederali». Cesare Salvi ha, invece, voluto replicare al leader dei Polo sulle 35 ore («L'obiettivo è riagganciare Bertinotti»), dicendo: «Berlusconi si fa solo propaganda, brutta cosa, visto che parliamo di gente senza lavoro». Battuta finale: «Secondo Enrico Boselli "ho detto una cosa di sinistra". E allora? Che male c'è? Speriamo voglia dirla anche lui». Il ministro Salvi: «Mi accusano di avere detto una cosa di sinistra E allora? Che male c'è?» Il ministro S«Mi accusandi avere dettuna cosa di sE allora? Che male c'èIl sdeSe Il segretario della Cgil Sergio Cofferati
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