Il pranzo di Silvio e Romano
Il pranzo di Silvio e Romano Il pranzo di Silvio e Romano Dal Ppe via libera all'europresidenza CERNOBBIO Scusi Berlusconi, meglio a pranzo con D'Alema o con Prodi? «Non mi crei problemi che non ho...», replica sorridendo il leader di Forza Italia. Eppure, dopo tante baruffe, il «Workshop Ambrosetti» a Villa d'Este sembra aver segnato una tappa «storica» nella distensione tra Berlusconi e D'Alema, nemici in patria, meno a Bruxelles: un caffè assieme al bar in mattinata, pranzo allo stesso tavolo assieme al premier spagnolo Aznar nella pausa dei lavori. «Non abbiamo parlato di politica italiana - si limita a dire Berlusconi - solo di cose europee e dei successi di Aznar in Spagna». La compagnia, del resto, era numerosa: Ferruccio De Bortoli, direttore del «Corriere della Sera» e la signora Ana Botella Aznar ai fianchi di Prodi, l'ambasciatore di Spagna e il governatore della Banque de Franco, Jean-Claude Trichet, attorno a Berlusconi. E, a completar la compagnia, Paolo Fresco, Flavia Prodi, Shimon Peres e Cesare Romiti. Più che le parole, però, in certi casi conta l'atmosfera. E forse mai il clima tra Berlusconi e Prodi è stato così disteso: l'orientamento del leader azzurro (e quello di Aznar), del resto, è stato decisivo per il via libera del Parlamento europeo. E Romano Prodi (dimagrito di 5 chili) ha potuto così ripresentarsi da vincitore al «workshop» Ambrosetti da lui disertato da quattro anni, dai tempi del pullman, quando, a suo dire, gli organizzatori avevano voluto snobbare illeader dell'Ulivo in un momento di difficoltà (anche se ieri, per una gaffe organizzativa, il Professore non ha potuto prendere la parola a Villa d'Este e ha lasciato il seminario quasi alla chetichella). Nell'autunno del '95, Berlusconi, che all'epoca rifiutava il confronto personale con Prodi, contestando il suo ruolo di leader del centro-sinistra, aveva fatto la parte del leone di fronte alla platea del workshop Ambrosetti. Adesso il clima è ben diverso: già si profila, secondo alcuni, una collaborazione proficua tra i due, nelle nebbie di Bruxelles ma pensando al sole capitolino, in attesa delle prove che attendono il governo nei prossimi mesi. Meglio dunque Prodi di D'Alema, dunque? «No, non mi crei problemi» ripete Berlusconi che poi aggiun¬ ge: «Oggi, comunque, a pranzo siamo stati benissimo». Meglio che con D'Alema? «Con D'Alema sono stato a pranzo in Assolombarda un mese fa. E gli ho detto, con grande franchezza, senza alcuna difficoltà, tutte le cose che non condivido della sua politica». «D'Alema è un riformista - continua - ma ha le mani legate. Prendete la vicenda della riforma delle pensioni...». La faranno? «Se questo governo decide di fare riforme smette di governare...». «Io ho un buon rapporto con D Alema aggiunge il leader di Forza Italia -. Certo, non è mai mio costume quello di lanciare attacchi personali con gli avversari. Ma questo è particolarmente vero per quel che riguarda D'Alema: ma in quella parte politica anche chi ha idee sensate come lui poi non riesce a realizzarle. Ma se devo avere un interlocutore credibile a sinistra, ebbene scelgo D'Alema». [u.b Il presidente incaricato della Commissione europea Romano Prodi con II Commissario italiano Mario Monti
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