UN ACCONTO SULPREZZO DELLA PACE di Igor Man

UN ACCONTO SULPREZZO DELLA PACE UN ACCONTO SULPREZZO DELLA PACE Igor Man MEDIO Oriente: si volta pagina. Non tutto è risolto ma il futuro s'annuncia meno fosco. La pace ha un prezzo, alto, ammoniva Rabin. Il popolo di Israele lo aveva infine compreso. Gli stessi palestinesi, malgrado la retorica odiosa dei revanchisti arabi, se ne erano finalmente resi conto. Gli accordi di Oslo hanno questo retroterra con in più una immane stanchezza. Quella di due nemici di cent'anni, centurioni oramai incanutiti. Ora è stato pagato un congruo anticipo: la fine della politica dei fatti compiuti, ostinatamente perseguita da un po' tutti i governi israeliani nell'illusione che «quelli», i palestinesi, si rassegnassero a un destino miserabile. La fine del neo-panarabismo vociante e terroristico che coltivava l'odio viscerale per Israele coniugandolo con l'utopia della sua distruzione. Barak, lo abbiamo detto subito, non è il nuovo Rabin ma neanche «Barakyahu» come qualcuno, perfino in Israele, cominciava a temere. E il settantenne Arafat, a dispetto d'una pessima salute (di ferro), dimostra di non essere soltanto un simbolo ma altresì un politico consumato nell'esercitare il coraggio della flessibilità. Sulla grande via della pace che questi ultimi accordi hanno aperto, molte, tuttavia, sono le mine da disinnescare. Non preoccupa tanto la' questione di Gerusalemme quanto il problema degli insediamenti nella Palestina occupata. Anche perché non tutti i coloni sono arroganti colonialisti: molti di loro appaiono convinti di adempiere a un precetto religioso. E non è facile dirgli: ci siamo sbagliati, sbaraccate. Sull'altro versante non preoccupa tanto il negazionismo dei palestinesi della diaspora quanto Hamas con le sue infinite metastasi terroristiche. Ultimo ma non meno importante: lo Stato palestinese. Il 75% degli israeliani s'è rassegnato all'idea di convivere con esso: questo era l'obiettivo finale degli accordi di Oslo, questo è lo sbocco fatale degli accordi odierni. I governanti di Israele lo sanno. Rimane da vedere se siano disposti a subire le conseguenze che ciò comporta ovvero rimangano schiavi del dogma del «Grande Israele». Dice la saggezza ebraica che «se ti opponi al tuo destino, gli sei schiavo. Se invece ti adatti, rimani padrone del tuo destino». Pressoché lo stesso afferma il Corano in molte delle sue Sure.

Persone citate: Arafat, Barak, Rabin

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Medio Oriente, Oslo, Palestina