«Non sono il re delle tangenti» di Paolo Colonnello
«Non sono il re delle tangenti» «Non sono il re delle tangenti» Pacolli si difende e annuncia: sposo Anna Oxa Paolo Colonnello inviato a LUGANO «La verità può tardare ma vince sempre». La frase scintilla sulla lavagna luminosa che Behgjet Pacolli, l'imprenditore kosovaro accusato di essere al centro dello scandalo che ha investito il Cremlino, mostra ai giornalisti di mezza Europa, invitati in un albergo di Lugano proprio per ascoltare la sua venta, la verità del futuro marito di Anna Oxa: «Abbiamo deciso di sposarci proprio il giorno in cui sui giornali hanno iniziato a venir fuori queste notizie». Lo hanno deciso a dispetto delle indagini del procuratore svizzero Carla Del Ponte, di quello russo Nikolaj Volkov, dei magistrati americani e ,da ultimo, anche del pm di Como Massimo Astori, che da alcuni mesi ha aperto un'inchiesta su una strana triangolazione di denaro (Svizzera-Italia-Londra) che coinvolge la O.A.K. spa di Cantù: società fornitrice della Mabetex di Pacolli nella faraonica ristrutturazione del Cremlino. «Ma quali tangenti! - sbotta Pacolli - Quali carte di credito! Ecco, guardate un po' voi: posso documentare tutto». E scaraventa sui cronisti migliaia di carte: fatture, ricevute, estratti bancari. Il colpo di scena? Non c'è. Nel senso che Pacolli anche ieri ha ripetuto quanto già detto in ormai decine d'interviste. «E' un ricattatore» Feline Turover, il «pentito» che ha spifferato ai magistrati elvetici nomi e conti dei eurocrati russi che avrebbero ricevuto tangenti da Pacolli per aiutarlo ad aggiudicarsi gh appalti miliar¬ dari in Russia (nell'elenco ci sarebbero anche il Eltsin e le sue due fighe, oltre al «tesoriere» del Cremlino Pavel Borodin). Le carte di credito gentilmente messe a disposizione della famiglia presidenziale sarebbero invece «un'invenzione giornalistica». E' vero invece che Pacolli, nei contratti d'appalto, si è impegnato a sostenere «le spese di rappresentanza» delle delegazioni russe, «ma non si tratta di 11 milioni di dollari transitati sul conto svizzero Dean, come ha scritto l'ex procuratore generale russo Skuratov, bensì di un milione e 800 mila dollari, tutti documentati». Non nega, l'imprenditore, di conoscere bene Borodin. Smentisce però l'esistenza di regali (un Carrier, un brillante, denaro) che avrebbe portato in dono al potente amministrato¬ re del Cremlino nel 1995, alla presenza dei dirigenti della Banca del Gottardo. Behgjet Pacolli si dice infine all'oscuro dell'ultima tegola italiana caduta sulla sua testa: l'inchiesta della magistratura comasca su una serie di versamenti di denaro contante eseguiti tra la primavera e l'autunno del 1995, presso la Cassa Artigiana Rurale di Cantù, dai titolari della O.A.K. spa, capofila di una dozzina di aziende artigiane che hanno fornito mobilio per il Cremlino all'azienda di Pacolli. Si tratterebbe di diversi imbardi in nero che, diversamente dal solito, anziché uscire dall'Italia verso la Svizzera, seguivano il percorso inverso, per finire poi, dopo qualche giorno, su banche inglesi e canadesi. Una di queste, la Natwest di Londra, è la banca presso cui gli inquirenti hanno trovato i milioni di dollari stornati dai bilanci dell'Aeroflot, la compagnia aerea presieduta dal genero di Eltsin. Iltutto veniva movimentato dal direttore della filiale canturina Mauro Bossi, inquisito per usura nel 1997 e prossimo al rinvio a giudizio. Bossi, interrogato nel] aprile scorso dai magistrati comaschi, ha rivelato l'esistenza di questi versamen- ti a favore della O.A.K spa, raccontando che avvenivano con cadenza settimanale o quindicinale, ad opera di un corriere che dalla Svizzera portava 3-400 milioni per volta in banconote da 100 mila lire. «L'arrivo del corriere mi era annunciato il giorno prima da Virgilio Pologna (titolare della Oak, ndr) che veniva poi in ufficio e provvedeva alla sistemazione dei soldi o in una cassetta di sicurezza o sui conti correnti dei suoi familiari». Ieri però, la O.A.K ha negato decisamente che «su conti correnti bancari o cassette di sicurezza a sé intestati siano transitate somme di provenienza illecita». L'imprenditore Behgjet Pacolli con la cantante Anna Oxa «Abbiamo deciso di sposarci il giorno in cui è scoppiato lo scandalo»
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