E Mancino a sorpresa «riscopre» Marx
E Mancino a sorpresa «riscopre» Marx Il presidente del Senato al convegno delle Adi: in questa epoca sembra esistere solo il mercato E Mancino a sorpresa «riscopre» Marx Per Prodi la disoccupazione «si vince solo a livello europeo» Claudia Arlotti inviala a VALLOMBROSA «Carlo Marx? Ha avuto grandi intuizioni, non lo si può certo archiviare facilmente...»: nell'abbazia di Vallombrosa, davanti al cardinale Achille Silvestrini e a una platea di uomini di chiesa, Nicola Mancino, sorprendendo un po' tutti, ieri ha avuto parole di lode per il padre del socialismo. Il presidente del Senato aveva esordito parlando di globalizzazione - che è il tema del convegno organizzato in questi giorni dalle Acli a Saltino di Vallombrosa, in provincia di Firenze - e di diritti umani, dicendo: «Bisogna vedere se all'universalizzazione dell'economia corrisponderà un'universalizzazione dei diritti, ma in verità non mi sembra che siamo su questa lunghezza d'onda». E, ricordando come le logiche di mercato siano spesso «perverse e aspre», si è trovato a parlare di socialismo teorico e reale, fino a dipingere così l'autore del Manifesto del Partito comunista: «L'economia guidata dalla sfera pubblica ha trovato un referente di straordinaria fantasia e di profonda preparazione professionale in Carlo Marx». Ancora: «Nonostante la caduta del Muro di Berlino, Marx non può essere archiviato facilmente». Fuori dell'abbazia, davanti a qualche mormorio, ha poi preci¬ sato: «Marxista io? Guardate che è stata solo una riflessione culturale. La politica non c'entra. L'applicazione pratica delle dottrine marxiste è stata un fallimento, uno sbaglio». E così si è tornati a discutere dei temi sul tappeto in questi giorni: lo scontro sulle riforme e il nuovo sistema previdenziale. A proposito di riforme, il presidente del Senato ha rinnovato un appello «a tutte le forze in campo perché si affrontino le questioni di merito, trovando convergenze». Così per il conflit¬ to d'interessi, ma così anche per la previdenza, che tiene banco in queste ore: «Non diciamo che tra i sindacati c'è tempesta, io preferisco parlare di perturbazioni. Ma, vedrete, se le organizzazioni sociali convergono, se tutte le parti sociali sono coinvolte, il governo avrà la spinta per realizzare le riforme». Massimo D'Alema - gli è stato chiesto - pensa a un «cambiamento dolce» per il Paese, e lei? «Dolce non lo sarà, se non si trovano intese. Ma è anche vero che, se proprio non si vuole conflittuali¬ tà, una strada c'è, basta non fare nulla»: in sostanza, un invito a tutti i protagonisti degti scontri di questi giorni a deporre le armi per cercare un accordo. Poi, Mancino è volato a Roma (dove è stato ricevuto da Carlo Azeglio Ciampi, che ha visto anche Luciano Violante, per la ripresa della normale attività politica). Al convegno delle Acli - per dibattere sul tema «Umanizzare l'economia» - nel pomeriggio di ieri è giunto anche Romano Prodi. Accompagnato dalla mo- glie, l'aria distesa, ha solo accennato alle giornate turbinose appena passate e allo scontro andato in scena a Bruxelles sulla sua persona e sulla Commissione: «Non l'avevo potuto promettere, in questi giorni di problemi e di difficoltà, ma eccomi qui». Poi, senza mai perdere di vista la «traccia» scelta dalle Acli per questa edizione '99 di Vallombrosa, ha toccato, una dopo l'altra, tutte le questioni più spinose legate al futuro della Ue, a cominciare dall'occupazione: «Dopo lo sforzo compiuto per giungere alla moneta unica, c'è stata una forte demoralizzazione. Avevamo sempre davanti l'esempio degli Stati Uniti, che sembravano avere trovato la soluzione. Ora possiamo anche noi affrontare il problema». Come? Secondo Prodi, è un errore ritenere che sia un nodo tutto italiano, «non si rimedierà alla disoccupazione affrontandola solo a livello nazionale, perché questo non sarà sufficiente. Serve la bandiera unificante europea, è il solo modo». Ripetendo più volte le parole «sfida» e «futuro», il presidente della Commissione Ue ha parlato della moneta unica, raccontando di avere provato «dolore», a suo tempo, davanti a commenti che consideravano «solo il successo economico, e non quello storico e politico, mentre ora siamo di fronte alla rinuncia di due pilastri dello Stato moderno, la spada e la moneta, per cui si ha una nuova concezione del governo, con una redistribuzione dei livelli di potere». Altri punti toccati, il Kosovo e l'allargamento della Ue. «In Europa, va costruita una politica estera comune, una difesa comune. Davanti ai Balcani, abbiamo chiuso gli occhi per tanto tempo, finché non ci sono crollati addosso». E sui Paesi che potrebbero entrare nell'Unione: «Non sarà un evento indolore, ma non dobbiamo avere paura». «Devono prevalere le ragioni della politica e bisogna tenere presenti i diritti umani Il cambiamento in Italia? Non sarà dolce» Da sinistra Nicola Mancino e il presidente della Commissione europea Romano Prodi A destra Cario Marx
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