Pensioni, se Bertinotti e Fiom fanno da sponda a Cofferati
Pensioni, se Bertinotti e Fiom fanno da sponda a Cofferati Pensioni, se Bertinotti e Fiom fanno da sponda a Cofferati retroscena Paolo Passarmi ROMA Atteso al convegno cislino di Loano, Sergio Cofferati ha preferito ieri deviare su Milano, dove era fissato un direttivo della locale Cgil con all'ordine del giorno il patto di flessibilità firmato unilateralmente dalla Cisl. La tecnica della «buca politica» è vecchia quanto il mondo e da allora consente di esprimere il dissenso in modo efficacemente simbolico pur non lasciando cicatrici troppo profonde. Del resto, mentre da Loano Sergio D'Antoni si rammaricava che Cofferati avesse deciso di sprecare un'importante occasione di «confronto unitario», il suo ufficio stampa si sentiva in dovere di precisare che l'assenza del segretario della Cisl al dibattito di oggi alla Festa dell'Unità di Modena «non è politica». Questi dispetti di agenda, non importa quanto giustificati, si verificano sempre quando le esigenze di bandiera, di confronto interno alle singole organizzazioni, fanno premio su quelle del confronto esterno. Cofferati è andato a Milano con queste precise intenzioni: cominciare la verifica interna alla Cgil sulla sua proposta di riforma delle pensioni, precisandola; rovesciare sulla Cisl l'accusa di «rompere l'unità» con accordi come quello di Milano; mobilitare la sua organizzazione in vista di un «autunno impegnativo» con prevedibili repliche dell'accordo di Milano sul piano nazionale. Da Loano, a D'Antoni non è restato che registrare come sia oggi «lontana» dalla Cisl la Cgil di Cofferati. E' cominciato un confronto che, oltre che incidere sui rapporti tra le confederazioni sindacali, è destinato a pesare seriamente sul futuro del governo di centrosinistra. L'«esercitazione» di Milano è andata abbastanza bene per il segretario della Cgil, che ha potuto precisare meglio come la sua proposta di applicare il «contributivo» a tutte le pensioni è un modo per aprire un discussione che è bene inizi subito ma che non potrà produrre esiti pratici prima della fatidica data del 2001, concordata con il governo lo scorso Natale. Naturalmente dalla Cisl hanno subito replicato che quasi due anni di slancio sembrano una rincorsa davve¬ ro troppo lunga per questo salto. Ma la precisazione di Cofferati ha certamente calmato la sinistra interna alla Cgil, che peraltro non appare affatto esagitata. Ieri, alla fine del direttivo, Augusto Rocchi ha presentato un emendamento a nome dell'Area dei comunisti e di Alternativa sindacale per bloccare l'apertura anticipata del dibattito sulle pensioni proposta da Cofferati. Ma l'emendamento Rocchi è stato tranquillamente battuto. D'altra parte, gli stessi collaboratori del segretario generale non hanno difficoltà ad ammettere che la reazione della sinistra Cgil in questo caso è stata davvero «cauta». La solita Fiom ha storto un po' il naso e il suo segretario Claudio Sabattini ha definito «personale» la proposta di Cofferati, ma niente di più. Sullo stesso tono un ordine del giorno della Fiom di Brescia e un dichiarazione del torinese Giorgio Cremaschi. Stoccatine di repertorio, che, però, proprio per questo legittimano qualche curiosità. Giovedì scorso, il giorno dell'uscita dell'intervista di Cofferati, dall'ufficio stampa della Cisl sono partite alcune telefonate al 441831, centralino di «Liberazione», il quotidiano di Rifondazione comuni- sta: «C'è Curzi?». C'era. «A' diretto', ma com'è che alle cinque del pomeriggio il capo tuo non ha ancora reagito?». In effetti, a pomeriggio inoltrato, Fausto Bertinotti non aveva ancora svuotato il kalashnikov contro Cofferati. Strano. Il direttore Curzi si è impegnato a far colmare la lacuna e verso le 19 le agenzie hanno finalmente battuto l'attacco del comandante Fausto. Il quale, però, mentre si dichiarava a favore della proposta di Cofferati sul Tfr (si tratta pur sempre di togliere soldi ai padroni), si limitava a definire «incomprensibile» l'uscita del segretario della Cgil. In un'altra occasione (dopo tutto Rifondazione fece cadere il governo Prodi proprio su una finanziaria che parlava di pensioni), il comandante Fausto avrebbe parlato di «tradimento dei lavoratori», di «cedimento ai padroni». In fondo «incomprensibile» è un 5 e mezzo con possibilità di appello. Proprio «Liberazione» registrava ieri, tra gli altri, il parere favorevole di Famiano Crucianelli, capo dei Comunisti unitari, sulla proposta Veltroni-Cofferati, salutando «la ricucitura tra Cgil e partito» e plaudendo all'«ottimo servizio reso al governo». Non c'è dubbio che l'uscita di Cofferati sta aiutando D'Alema ed è comprensibile che la sinistra sindacale preferisca un'apertura ipotetica sulle pensioni nel 2001 (chissà se poi si farà) e cedimenti ora sulla flessibilità. Ma qui la questione sembra essere un'altra, prettamente politica: come può riuscire Bertinotti a riagganciare il convoglio della maggioranza (e la maggioranza a ncatturarlo) senza una piattaforma perlomeno compatibile sulle que stioni sociali? Dai comunisti e dai metalmeccanici deboli reazioni (quasi un implicito assenso) alla proposta del leader Cgil di riaprire la trattativa D'Antoni «snobbato» al convegno Cisl di Loano diserta a sua volta la Festa dell'Unità a Modena e ribadisce: sulla previdenza siamo sempre più lontani Sergio Cofferati segretario generale della Cgil e, a fianco, Fausto Bertnotti segretario di Rifondazione
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