Scoperte le fabbriche del sangue
Scoperte le fabbriche del sangue Ricerca italiana Scoperte le fabbriche del sangue ROMA È stata una ricerca internazionale coordinata dall'italiano Cesare Peschle, dell'Istituto superiore di sanità (Iss), a isolare per la prima volta le cellule-madre del sangue (staminali). Queste cellule ^afferrabili e rarissime, inseguite per anni e considerate il «Santo Graal» dell' ematologia, sono la sorgente di tutte le cellule che compongono il sangue. Lo studio, pubblicato oggi su «Science», apre la strada alla possibilità di controllare lo sviluppo di queste cellule creando, in un futuro per i ricercatori «non lontano», vere «fabbriche di sangue». Le cellule staminali si possono infatti coltivare e moltiplicare in laboratorio per ottenere globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. «Abbiamo la possibilità di avere in una provetta una sorgente perenne di cellule del sangue», ha detto Peschle. La scoperta apre la strada alla possibilità di produrre grandi quantità di sangue sicuro per le trasfusioni, alla terapia genica per la cura di malattie come talassemia e Aids, a nuovi metodi per trapiantare cellule staminali sane per sostituire le cellule aggredite da tumori e virus Hiv. Lo studio è stato condotto dal laboratorio di Ematologia dell'Iss, diretto da Peschle, in collaborazione con l'istituto Thomas Jefferson di Philadelfia (dove lavora lo stesso Peschle), con Benedict Zigler, dell'università tedesca di Tubingen, e con Ismail Zangiani, dell'università del Nevada. Si è aperta quindi la possibilità di guidare lo sviluppo di una cellula indifferenziata del sangue fino a trasformarla «a comando» in globulo rosso, globulo bianco o piastrina, I segnali che guidano lo sviluppo vengono dati dalla miscela di fattori di crescita nella quale viene immersa la cellula-madre. Una volta stabilita l'identità definitiva della cellula, questa può essere coltivata in laboratorio e fatta moltiplicare fino ad ottenerne grandi quantità. Ir. cri.]
Persone citate: Benedict Zigler, Cesare Peschle, Ismail Zangiani, Peschle
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