Il governo: il caso Ustica non è chiuso

Il governo: il caso Ustica non è chiuso La Commissione stragi indagherà sul presunto coinvolgimento del «livello superiore» l il i hi Il governo: il caso Ustica non è chiuso D'Alema: «Accerteremo la verità con gli alleati Nato» ROMA Le conclusioni dell' inchiesta giudiziaria sulla strage di Ustica vengono «considerate» a palazzo Chigi «con attenzione e serietà». Una nota della presidenza del Consiglio ha informato ieri sera che Massimo D'Alema «sta valutando le vie da seguire per continuare a contribuire, anche in rapporto con gli alleati della Nato, il definitivo accertamento della verità». Dunque per il governo il caso Ustica non è chiuso, anzi. L'indagine della magistratura non ha sciolto il mistero sulle cause dell'esplosione che il 27 giugno 1980 provocò la morte di 81 persone, ma ha dichiarato accertati depistaggi e reticenze in Italia e all'estero. Soprattutto, il giudice Rosario Priore ha messo in risalto la scarsa attendibilità e la pochezza delle risposte giunte dagli Stati Uniti, ed è chiaro che, se davvero ha intenzione di andare a fondo su questa vicenda, il governo italiano dovrà rivolgersi proprio all'alleato americano. Ieri a Bruxelles il leader dei Ds Walter Veltroni è tornato a chiedere «agli alleati» di fare il più possibile chiarezza sulla strage, e il ministro della Giustizia Diliberto si schiera dalla sua parte: «Condivido l'appello di Veltroni, e devo dire che il governo si adopererà in ogni modo perché sia accertata la verità. Il compito della politica è permettere ai giudici di svolgere liberamente le loro indagini». I giudici, però, si sono fermati fino alla soglia del «livello superiore» che, secondo Priore, ha avallato la decisione dei militari di ostacolare la ricerca della verità sulla strage. Più avanti non sono in gradi di andare, e ieri è stata smentita l'ipotesi di una nuova inchiesta giudiziaria per accertare eventuali responsabilità polìtiche, nazionali o internazionali che siano. Quella del magistrato è infatti un'ipotesi, fondata quanto si vuole ma solo un'ipotesi. Non c'è una norttia criminis che consenta il proseguimento delle indagini. Ma proprio perché esiste il sospetto, il magistrato invierà una copia della sua ordinanza-sentenza alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi e al comitato di controllo sui Servizi segreti. Saranno i due organismi di Camera e Senato, dunque, a indagare sul «livello superiore», e ieri il presidente del comitato di controllo Franco Frattim ha anticipato: «Sono convinto che un ruolo del Parlamento in questa vicenda cosi delicata non possa mancare, e posso assicura re che non ci sarà nessun aspetto che rimarrà inesplorato per colpa del comitato che presiedo». Gli avvocati di parte civile che in questi anni hanno seguito passo dopo passo l'indagine giudiziaria - Di Maria, Ferrucci, Galasso, Gangherini, Garraffa e Marini - chiedono tuttavia che l'inchiesta non si fermi: «Deve continuare avanti la Procura della Repubblica, per accertare gli autori morali e materiali della strage e coloro che organizzarono il depistaggio e la menzogna sulle cause della tragedia, rimasti eventualmente ignoti», dicono, perché ancora non si può dire che «giustizia sia fatta». Intanto, per evitare che i tempi della prescrizione rendano nullo il lavoro svolto finora, è possibile che a Roma venga riattivata una terza corte d'assise per giudicare - secondo le regole dal vecchio codice di procedura penale - i militari mandati alla sbarra dal giudice Priore. Il processo potrebbe cominciare già alla fine dell'anno. Il senatore verde Athos De Luca, capogruppo dei Verdi in commissione stragi, ha presentato un'interrogazione al governo proprio per conoscere «quali iniziative si intendono prendere per assicurare un rapido corso della giustizia su una vicenda che da scandalosa, con il rischio tragico della prescrizione, diventerebbe grottesca», (r. r.l Un'Immagine dei resti dell'aereo precipitato al largo di Ustica

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