Stephen King: non sono più io
Stephen King: non sono più io ^SCRITTORE D Stephen King: non sono più io «L'incidente mi ha svuotato la testa» intervista Deborah TurcoMe BANGOR (Maine, Usa) Stephen King si sta lentamente ristabilendo dopo l'incidente occorsogli più di due mesi fa, ma ha ancora il corpo pieno di dolori. E' felice di essere ancora vivo, frustrato per non poter scrivere spesso come vorrebbe, e arrabbiato, perché all'uomo che l'ha investito non è ancora stata tolta la patente. Questa è la prima intervista da quando lo scrittore fu ricoverato in ospedale con fratture multiple alla gamba e all'anca destra, un polmone collassato, diverse costole rotte e un'ampia lacerazione dello scalpo. King, 51 anni, fu investito il 19 giugno a Norili Lovell, nel Maine, dal furgoncino di Bryan Smith, 42 anni. L'autista era stato distratto dal suo cane, Bullet, che gli era saltato sulla spalla. Lo scrittore camminava sul marciapiede con un libro in mano («The House» di Bentley Little), vide il furgone venirgli incontro e in un secondo e mezzo cercò di spostarsi per evitarlo. Ciò gli salvò la vita. Fu catapultato sul parabrezza del furgone e cadde in un fosso. Oggi vuole solo una cosa: che a Smith venga sequestrata la patente. Venerdì scorso l'ufficio del procuratore della contea di Oxford, a South Paris, ha rinviato il caso alla prossima sessione del Gran Giurì che si terrà il 30 settembre. Saranno loro a decidere quali accuse muovere, eventualmente, contro Smith. Negli ultimi dieci anni l'uomo è stato condannato diverse volte per guida pericolosa. «E' pericoloso per sé e per gli altri - spiega King -. Quel! uomo non ha nulla che io possa volere, mi creda. L'unica cosa che ha e che vorrei gli fosse tolta è la patente. Mi hanno detto che il suo commento è stato: "Hai capito che gran cosa. E' stato un'incidente. Mica l'ho fatto apposta". Nella sua testa questo è un incidente. E però, pensa un po', quando guidi devi essere responsabile di quel che fni». Quel giorno King stava facendo la sua passeggiata quotidiana: 6 chilometri circa, uno dei quali sulla fatale «Route 5». «Prendo sempre un libro quando vado a passeggio - dice -, ma non leggo mai in quel tratto, perché è l'unico in cui non si vede bene la strada. Se fossi uscito da casa tre minuti prima sarei stato in cima alla collina, avrei visto arrivare quel tizio e mi sarei spostato dal marciapiede sulle rocce». King non ricorda il momento dell'impatto. «Ora ricordo il furgoncino che spunta dalla sommità della collina. Prima non lo rammentavo». Solo dopo essere stato interrogato dal Capitano James Miclon lo scrittore rivide la scena dell'incidente. «Quella notte, mentre tentavo di scivolare nel sonno, mi ritornò tutto. La scena del furgone che sbucava dalla cima della collina. Occupava tutto il marciapiede. E ricordo di aver pensato: "E' un autobus. Un autobus sul marciapiede". E mi sono spostato a sinistra. E' tutto quel che ricordo. Poi mi ricordo del dopo». Una volta all'ospedale chiese alla moglie Tabitha: «Era un furgone Dodge? Lo sapevo. L'ho riconosciuto». Smith si fermò, chiamò la polizia e tornò sul posto dopo pochi minuti. «Stava lì, con un bastone in mano. Io ero sdraiato nel fosso e vede¬ vo tutta la parte inferiore del mio corpo come fosse di sghembo. Gli dissi: "Per favore, dimmi che è solo slogato"». L'ambulanza arrivò dopo mezz'ora. «Mi chiesero a quale ospedale volevo andare, e io indicai quello di Bridgton, dov'è nato il mio ultimo figlio. Mi ricordo che nell'ambulanza il medico disse all'autista: "Ora corri". E cominciammo a volare. Chiesi se stessi per morire, e quello mi disse "No, no, no. Non morirai"». King fu portato prima in un ospedale vicino, poi trasportato in elicottero al centro medico di Lewiston. Durante il viaggio il suo polmone scoppiò. «Potevo vedere il cielo. Era bellissimo racconta -. Potevo vedere il cielo azzurro, e non riuscivo più a respirare». Gli fu applicato un tubo di drenaggio attraverso le costole per far passare l'aria nel polmone, e lui riprese a respirare. Ma le mani cominciarono a dilataci, e dovettero togliergli le fedi Ne aveva due: la prima, quella originale, costata sette dollari e mezzo («era il tipo "15 dollari la coppia"»; ed una seconda, che la moglie gli aveva regalato anni più tardi. Quest ultima, che non voleva uscire, fu tagliata. «E' a pezzi, ed ora stiamo pensando di ripararla» «Il capitano Miclon poi mi disse che se mi fossi spostato di pochi centimetri in meno, sarei morto o sarei diventato un vegetale. E' stato come un lampo. Avevo un secondo e mezzo per reagire. Miclon mi disse: "Se ti fossi voltato dalla parte opposta, o se fossi rimasto fermo, saresti morto". Sono contento. Sono proprio felice di essere qui». Ora fa un'ora di terapia al giorno e un'altra ora di duro lavoro riabilitativo ogni due giorni. «Va abbastanza bene dice -, sto molto meglio di come stavo prima. Mi stanno insegnando a piegare la gamba». Ma anche fra un anno non potrà recuperare che «l'85, forse il 90 per cento» della motilità. «Nelle prime sei settimane non potevo muovere nulla: ero completamente atrofizzato». Nelle prime due settimane dopo l'incidente, King fu operato 5 volte, e poche settimane fa è tornato in sala operatoria per farsi togliere l'imbracatura di metallo che, attraverso la coscia, gli teneva insieme l'osso. I primi giorni, imbottito di sedativi e con un nuovo paio d'occhiali, iniziò a leggere qualcosa. «Rifiuto di essere furibondo perché perderei troppe energie e troppo tempo - spiega -. Ho un sacco di altre cose da fare. E devo essere capace di piegare questa gamba». Della moglie, Tabitha, dice: «E' stata fantastica. Mi è sempre stata vicino. Ecco cosa significa essere sposati. E' stata un grande sostegno, e mi ha aiutato a tornare al lavoro: una buona terapia. Ma sono lontano dal riuscire a fare quel che facevo prima. Probabilmente non arrivo a fare che un quarto di quel che potrei fare se fossi sano». Intanto la casa dello scrittore è stata inondata di lettere e cartoline di ammiratori ed amici di tutto il mondo. «Una reazione che mi ha lusingato. Mi hanno mandato bellissimi cartoncini di buon compleanno». «Di auguri», lo corregge la moglie». «Di auguri, sì - dice lui -. Purtroppo ho perso tutto il mio quoziente intellettivo quando quel tizio mi ha svuotato la testa. Me ne sono accorto quando, tornato a casa, ho guardato "Titanio" in tv e mi sono messo a piangere». Copyright Bangor Daily News «Purtroppo ho perso il mio quoziente intellettuale. Me ne sono accorto quando ho visto "Titanic"e ho pianto» «L'unica cosa che vorrei è che fosse tolta la patente all'uomo che mi ha investito. Quello è pericoloso per sé e per gli altri» Il famoso scrittore di «thriller» Stephen King ritratto nel suo studio prima dell'incidente che lo ha visto coinvolto due mesi e mezzo fa
Persone citate: Bentley Little, Bryan Smith, Capitano James, South Paris, Stephen King
Luoghi citati: Maine, Norili Lovell, Oxford, Usa
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