L'ultimo detenuto Ddr alla scoperta di Berlino di Emanuele Novazio

L'ultimo detenuto Ddr alla scoperta di Berlino Assisterà a una partita di calcio poi tornerà subito all'Est, tutto è cambiato e teme di non farcela L'ultimo detenuto Ddr alla scoperta di Berlino Aveva visto la città quando ancora era divisa a metà dal Muro Emanuele Novazio corrispondente a BERLINO Basta guardarlo per capire che arriva da un tempo diverso, esaurito: jeans slavati, giubbotto lucido, scarpe da palestra a poco prezzo. La divisa abituale - per anni - di centinaia di migliaia di uomini, all'Est. Basta guardarlo per capire che arriva con dieci anni di ritardo e dovrà affrettarsi, per raggiungere sedici milioni di persone suoi ex compagni di strada. Basta guardarlo per capire che la sua storia è l'estremo paradosso della Germania unita: Fred Mueller, condannato nel 1988 da un tribunale della Ddr a undici anni di carcere per furto aggravato e aggressione a scopo di rapina, è «entrato all'Ovest» per la prima volta poche settimane fa. Fred Mueller si definisce «l'ultimo cittadino della Ddr», ma è l'ultimo superstite di un Paese scomparso durante i suoi anni di prigione. La sua storia - che «Die Zeit» racconta come si fa nelle fiabe, col discorso indiretto e senza mai dargli la parola - è un inventario impaurito di stupori. La scoperta di un pianeta sognato e conosciuto - finora soltanto attraverso la tv e con gli occhi altrui, dunque. Il Muro per esempio, dietro il quale è nato 37 anni fa, Fred Mueller lo ha visto cadere soltanto sullo schermo e grazie a uno sciopero della fame in carcere, le persone a grappolo col martello o col piccone, i pianti di gioia, gli abbracci. Forse per questo il suo primo giorno «in Occidente» è stato soprattutto una gimkana: dentro e fuori, all'Ovest e poi di nuovo all'Est e ancora all'Ovest, centinaia di volte come su una giostra. Attraverso il «Check-point Chorlie» senza più la mitica garitta, sotto la Porta di Brandeburgo aperta oggi addirittura alle automobi- poi per lui finiva il mondo: sulla Wilhelmstrasse dove se n'è conservato un tratto coperto di graffiti, o sulla Fotsdamerplatz che era un vuoto immenso e adesso, oltre a sembrargli una città intrusa nella città, è la prova più difficile per l'orientamento. La prova che mentre era chiuso in carcere è caduta la sua più solida certezza: la divisione, il confine che tagliava in due Berlino e la Germania, il mondo. In dieci anni, Fred Mueller ha visto uscire la maggior parte dei suoi compagni di prigione, e anche da questo punto di vista la sua storia è rara. Dopo la riunificazione, una commissione di giudici occidentali ha riesaminato migliaia di casi: nell'autunno dell'89 i detenuti nell'intera Ddr erano 30 mila, nel marzo dell'anno successivo erano scesi a settemila e tutti «comuni», dopo le liberazione d'ufficio dei politici. Nel carcere di Waldheim, in Sassonia, insieme con lui dei 1800 detenuti dell'89 ne erano rimesti pochi mesi dopo trecento, che nel frattempo sono scesi a 35: la maggior parte condannati però dopo la Svolta, dai tribunali della Germania unita e quasi tutti recidivi, ex carcerati rimasti soltanto pochi mesi in libertà. Rispetto a loro, Fred Mueller può considerarsi dunque fortunato. Waldheim, un tempo il carcere più spietato del regime («Uno stato di terrore nello stato», lo definivano i sudditi di Honecker) è diventato dopo la fine della Ddr un luogo di esperimenti e di possibilità, di tentativi, di recupero, di reintroduzione alla libertà. Fred Mueller ne ha approfittato e un po' alla volta «si è preparato a ritornare al mondo»: negli occhi sempre le immagini televisive che gli raccontavano com'era cambiato nel frattempo, il mondo. Negli occhi i desideri di quand'era ancora in libertà e sognava di scappare in Occidente. Ma uscendo da Waldheim e nonostante la gimkana dove correva il Muro, Fred Mueller non resterà all'Ovest. Si accon¬ tenterà di un viaggio a Monaco, per veder giocare all' «Olympiastadion» il Bavera: poi tornerà a Grimma, la città in Sassonia dove ha abitato fino all'arresto e dove tutto è rimasto com'era allora, a parte un paio di case ripulite e la sede della «Stasi» - la polizia politica trasformata in circolo. La ragione non la spiega Mueller, a riassumerla è un suo amico «L'Occidente ha portato la lotta, la concorrenza, la paura di non farcela. Nessuno all'Ovest sta ad aspettare i deboli, nessu no ha tempo». A Grimma, Mueller continuerà a sognare che la felicità è una fuga in Occidente. Era stato condannato a 11 anni per furto La ramificazione l'aveva vista soltanto nelle immagini tv ti na immagine simbolo della caduta del Muro di Berlino Ne restano soltanto pochi ruderi conservati come ricordo