Prodi vìnce la guerra con gli europopolari

Prodi vìnce la guerra con gli europopolari Il Professore incontra il leader Ppe che precisa: mai chiesto un periodo di prova fino a dicembre Prodi vìnce la guerra con gli europopolari Due voti, ma subito per cinque anni BRUXELLES nostro corrispondente Romano Prodi può tornare in Italia traquillo, la guerra con l'ala dura dei popolari europei è durata un solo giorno, anche se il braccio di ferro istituzionale tra la Commissione e il Parlamento di Bruxelles non sembra destinato a finire tanto presto. Dopo l'uscita del presidente designato, che minacciava di abbandonare la sua carica se il Parlamento lo avesse sottoposto come proponeva il Ppe a due voti di fiducia distinti e successivi - il primo il 15 di questo mese valido per quel che resta dal '99 e il secondo alla fine dell'anno per il periodo 2000-2004 - i popolari hanno avanzato ieri l'ipotesi di un compromesso che comporta una loro parziale retromarcia, ma anche alcune nuove condizioni poste alla Commissione. «I due voti di fiducia restano, su questo non si discute - spiega il presidente del gruppo Ppe, il tedesco Hans-Gert Poettering che martedì aveva fatto infuriare il presidente designato - ma non abbiamo alcun dubbio che la Commissione debba essere operativa subito». Ecco così che per salvare capra e cavoli il secondo voto di fiducia potrebbe essere «parallelo, anche a pochi minuti di distanza dal primo»: il 15 settembre si voterebbe una fiducia in due tranche, ma che coprirebbe la Commissione fino al termine del 2004. Tutti contenti in questo modo: Poettering che spiega come i due voti siano stati chiesti dall'intero Parlamento il 5 maggio e non vadano letti come un segnale politico ma come un obbligo giuridico; Prodi vede svanire la condizio¬ ne di «presidente dimezzato» che tanto temeva e sfugge al pericolo di una fiducia a termine che avrebbe vissuto come un voto di sfiducia. Del resto, dice adesso il presidente dei Popolari, «non ho mai parlato di nuove audizioni, non ho mai chiesto un periodo di prova per la Commissione». Ma non è più il momento delle polemiche. Di fronte all'apertura dei Popolari, condizionata anche dalla richiesta di impegni della Commissione ad aumentare la sua responsabilità nei confronti del Parlamento e a concedere all'assemblea nuovi poteri, Prodi risponde con poche righe di tono conciliante: «E' una strada che siamo più che desiderosi di esplorare, c'è il fermo impegno a lavorare per una cooperazione sempre più stretta con il Parlamento europeo». In un cassetto Prodi ha parecchi biglietti da visita che non ha mai dato a nessuno, con la scritta «presidente designato» della Commissione. Lo racconta, sorridendo, al pranzo con Dini e gli ambasciatori a Villa Madama. Assieme a Prodi tirano un sospiro di sollievo anche i socialisti, che in ogni caso avrebbero preferito un solo voto di investitura. Lo dice il presidente del gruppo Pse Enrique Baron Crespo e lo nota anche Giorgio Napolitano, presidente della commissione Affari costituzionali. A Veltroni, invece, va bene anche il doppio voto, l'importante è che si possa «finire il mandato della Commissione Santer e garantire i cinque anni successivi». Ora il lavoro passa ai servizi giuridici del Parlamento, che dovranno trovare la forma migliore per garantire che il voto, unico o sdoppiato come secondo il Ppe continua ad essere indispensabile - o in qualche altra forma, garantisca una fiducia «a lunga scadenza» alla Commissione Prodi. Dietro la tregua offerta da Poettering c'è comunque anche la difficoltà del Ppe di mettere d'accordo le sue molte anime e soprattutto di presentarsi come partito di opposizione a una Commissione che - come stanno dimostrando le audizioni di questi giorni - non lo scontenta poi troppo. La linea della CduCsu contro Prodi ha incontrato le critiche dei popolari spagnoli, di quelli francesi e la tiepidissima adesione anche di Forza Italia, la maggiore delegazione italiana nel Ppe. «Ci atterremo alle decisioni del gruppo - spiega il capo della delegazione Antonio Tajani - perché per noi è fondamentale la credibilità, ma svolgeremo un'opera di moderazione perché se Prodi è nostro avversario politico in Italia è un italiano in Europa». [fra.man.l Il Presidente designato «Sì a una cooperazione più stretta con l'europarlamento» Il segretario del Dsed Eurodeputato Walter Veltroni

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