Con Welteke crollano i muri di Bundesbank

Con Welteke crollano i muri di Bundesbank Oggi il cambio della guardia alla banca centrale Con Welteke crollano i muri di Bundesbank Carlo Bastasin inviato a FRANCOFORTE QUESTA mattina Ernst Welteke prenderà possesso dell ufficio di presidente della Bundesbank. Si siederà alla scrivania di Hans Tietmeyer, al dodicesimo piano di un palazzone talmente brutto che un suo predecessore, Karl Otto Poehl, diceva: «L'unica cosa bella qua dentro è che è l'unico punto di Francoforte da cui non si vede l'edificio». Non salirà le 24 rampe a piedi come faceva ogni mattina il «prussiano della Baviera» Helmut Schlesinger e difficilmente adotterà lo stesso solenne rituale di Tietmeyer quando accedeva nella sala delle famose riunioni quindicinali: rigorosamente per ultimo e con un formale giro di tavolo Eer salutare in piedi ogni memro del Consiglio. A Welteke viene attribuito un fare «schietto ma felpato», lontano dai toni aggressivi del suo predecessore: sarà un governatore diverso in una Bundesbank inevitabilmente diversa. L'era della Banca centrale che offriva un'immagine di ortodossia autistica, di sordità al mondo, totalmente concentrata sull'esecuzione del mandato costituzionale di guardiana della stabilità monetaria, appartiene al passato. Ora la Bundesbank va verso una ridefinizione del proprio ruolo di membro, tra altri 10, del sistema europeo di Banche centrali. I referenti di Welteke non sono Fili solo i governi di Berlino e opinione pubblica tedesca, ma gli equilibri all'interno della Banca centrale europea (Bce). La Bundesbank non sarà più quindi l'istituzione che da Francoforte insegna agli europei, con le buone o le cattive, i precetti tedeschi della stabilità, ma piuttosto un'agenzia che rappresenterà gli interessi tedeschi nell'ambito europeo. Inevitabilmente cambierà anche il rapporto col governo di Berlino. Nella celebrazione dell'addio di Tietmeyer, lunedì scorso, la parola GeldwertstabUitaet (stabilità della moneta) è stata ripetuta dagli oratori 21 volte, contro le 16 di sei anni fa, quando si rese onore a Schlesinger. La retorica dei banchieri inflessibili è parsa intatta. Di fronte a un Tietmeyer che faceva sforzo di generosità, lodando gli sforzi del governo di Berlino nel risanare il bilancio con il «pacchetto di risparmio» del ministro Eichel, Welteke è subentrato nel ruolo di osservatore critico: «Non capisco che Dopo l'istitpesa giàin Eu la Bce tuto à meno uropa cosa c'entri il risparmio, quando si tratta invece di ridurre i debiti». Giunto alla vigilia dell'incarico, Welteke ha quindi modificato il tono delle dichiarazioni che fino a un mese prima gli faceva dire: «Dobbiamo tutti sostenere Eichel, perché sta cercando di portare in equilibrio i conti e non è facile». Ma al di là della retorica, sono i fatti a determinare la fine dell'era della Bundesbank. Nei primi tre anni di governatorato di Tietmeyer, la banca tedesca aveva modificato 12 volte il tasso di sconto. Ogni due settimane il mondo si fermava per capire se i consiglieri si erano alzati di buono o cattivo umore. Nei tre anni successivi ci fu una sola variazione dei tassi. La scomparsa dell'inflazione aveva di fatto reso meno «centrale» il ruolo della Banca. Con la nascita della Bce, le decisioni di politica monetaria tengono conto delle condizioni economiche di tutti gli 11 Paesi. Pur dando rilievo adeguato al peso economico dei Paesi di maggiore dimensione, le decisioni vengono prese col principio di un voto a testa, sia che voti Welteke, sia che voti il governatore lussemburghese. Le decisioni devono essere frutto di compromesso tra situazioni economiche diverse e quindi sono meno legate a parametri fissi di lungo termine e più dipendenti dalle variazioni di cicli economici non ancora omogenei. Anche per questo la retorica solenne della Bundesbank lascia il posto a un intenso e talvolta problematico sforzo di trasparenza. La stessa Bundesbank sarà soggetta a una ristrutturazione interna..L'opzione più radicale prevede la costituzione di un Consiglio esecutivo permanente a Francoforte che taglierà di netto il ruolo dei tanti banchieri centrali dei Laender, che all'estero vengono derisi come «economisti di campagna». Un'opzione più morbida prevede solo la riduzione del numero dei consiglieri. I Laender, Baviera in testa, stanno già protestando, ma la trasformazione della Banca in un'agenzia centralizzata riflette la necessità di rendere il ruolo della Bundesbank più funzionale alla rappresentanza degli interessi del Paese intero in Europa. Il messaggio dato lunedi dal cancelliere Schroeder a Welteke e stato chiaro: «Sappiamo apprezzare il dialogo riservato e interno tra il governo e la Bundesbank». L'era delia fortezza invalicabile appartiene al passato.

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