Il lungo segreto degli innocenti di Enrico Benedetto

Il lungo segreto degli innocenti ffigACO^ SFiDA PER EVITARE {/ORFANOTROFIO Il lungo segreto degli innocenti Per due anni 5 fratellini hanno vissuto da soli la storia Enrico Benedetto PER farsi coraggio, i cinque fratellini hanno tenuto la tv accesa due anni, ventiquattr'ore su 24, nella loro casupola persa fra le campagne di Lille. La mamma era in Portogallo. Il babbo a Parigi, con un'altra donna. E loro disperatamente soli. Ma decisi a nasconderlo per evitare l'orfanotrofio, l'assistenza pubblica, un'eventuale adozione. Bisognava rimanere assieme, a qualsiasi prezzo. Mentendo se necessario, arrabattandosi per il cibo e le spese quotidiane. Ce l'hanno fatta. Ma è un miracolo che sa di eroismo. A tavola, solo baguette, acqua e patatine. E con i compagni di scuola, «mosca». Perché Tsabel (15 anni) Maria (14), Carlos (13), Amalia (10) e Jòao (8) - usiamo nomi fasulli per una storia vera - frequentavano regolarmente, e con successo, Te lezioni grazie a una ferrea disciplina familiare. La primogenita nei panni della madre, organizzatrice e protettiva. E Ta cadetta n improvvisarsi papà, copiando la famiglia che non avevano. Ma un bel dì la virtuosa messinscena s'inceppa. E non perché i vicini, lo Stato o i professori aprano infine gli occhi. Ma Jòao si contorce per il dolore, e Maria lo segue. Peritonite. I medici diagnosticano una nalnutrizione patologica. E allora isabel confessa. E' lei la mamma dei suoi fratelli: voleva solo proteggerli. Da quel giorno, sono trascorsi alcuni mesi. Salvo Carlos e Amalia, recuperati dal padre, la piccola tribù vive ancora insieme. Ma - ormai con la genitrice autentica, emersa da Lisbona. Più un programma assistenzial-educativo ad hoc per sanare, ove possibile, la ferita che solo il tempo rimarginerà. E' una vicenda che il Paese non doveva conoscere. Ma il quotidiano «Liberation» l'ha resa pubblica ieri. E oggi la Francia s'interroga commossa dinnanzi a una struggente fiaba contemporanea. Se Dirk Bogarde fosse ancora vivo, trasalirebbe. Nel 1967, Jack Clayton girò «Tutte le sere alle nove» incollandogli proprio il ruolo di un babbo che abbandona figliolanza e moglie. E.quando la donna muore, i ragazzi oseranno l'inosabile: ridistribuirsi i ruoli «come i grandi». Dopo rocambole- sche avventure, solo una grave malattia - se ricordiamo bene, ancora appendicite spezzerà l'incantesimo. Ma la vicenda francese non è fiction. E sollevandone il velo, «Liberation» lascia i lettori sospesi fra indignazione progressista («ma come, nell'Europa del Duemila?»), tenerezza («poveri bimbi, così indifesi) e critica sociale («non conosciamo più chi ci vive a fianco». Si potrebbe aggiungere l'ordinario razzismo. Perché la famigliola X non è lusitana doc bensì originaria di Capo Verde, ex colonia portoghese in Africa. Come spesso accade, Parigi sulle prime autorizzò solo il padre e - successivamente - la prole, a installarsi oltralpe. Con una diversa normativa, Isabel fr C. non avrebbero forse vissuto l'incubo dell'abbandono. Ma ciò che stupisce è semmai altro. Un'immensa ambiguità. La mamma sapeva? A ogni telefonata, i figli la rassicuravano: «Stiamo bene». - E papà? «Non ti preoccupare». Difficile che ignorasse la scomoda verità. In fondo, adesso lo riconosce. Adottata dai suoi figli, spiega: «Non sono più io la vera capofamiglia». «La madre è lei» mormora, additando Isabel. Poi si direbbe chieda scusa: «Ho avuto un'infanzia difficile. Quando mio padre ci abbandonò, ero suoi quattordici anni, e già orfana di mamma». L'uomo, lui, resta nell'ombra. All'inizio viveva con la figliolanza. Poi cominciarono le assenze. Alla fine, sbarcava solo il venerdì notte con gli assegni familiari della settimana: 200 franchi, neppure cinquantamila lire. Ci arrivavano pressoché digiuni, i suoi figli. Ma quel misero appiglio economico garantiva comunque l'esile sopravvivenza di un legame. Svanendo, precipitò sorelle e fratelli nell'emergenza - non solo economica totale. E qui, nella breccia ormai divancatissima fra l'uomo che si rifa un'esistenza altrove e chi non s'attende più nulla da lui, s'inserisce il vicinato. E' possibile che, allontanandosi, il padre ci contasse. Tanto più considerando la presenza di altre famiglie capoverdiane nella stessa zona. Anche il suo abbandono poggiava in somma sul non detto. Come peraltro le affettuose reazioni della vicina Annie, la quale intervenne a diverse riprese per alleviare il dramma. Spese gratis, modesti favori, cortesie quotidiane. Non abbastanza per evitare la denutrizione. Ma troppo se pretendiamo ignorassero il segreto del villino in mattoni rossi. La Francia post-industriale, multietnica e depressa che incarna l'hinterland intorno a Lille, Roubaix, Tourcoing... peggiora un quadro già fosco. Solo in classi difficili, spesso affollatissime, l'insegnante può non incontrare i genitori per un biennio senza neppure allarmarsi. E i compagni? «A chi mi domandava notizie» narra Isabel «dicevo che i miei erano spesso fuori casa e ci lasciavano tranquilli». «"Sei proprio fortunata" mi rispondevano invidiosi. "Ne avessimo, di genitori così"». La mamma era in Portogallo, il padre con un'altra donna Tenevano accesa la tv tutto il giorno si nutrivano solo con baguette, acqua e patatine Il patto del silenzio mantenuto anche con i compagni di scuola Scoperti perché uno dei bambini si è sentito male I medici: era malnutrito Per due anni cinque bambini (il maggiore ha I5 anni, il minore 8) hanno vissuto da soli a Lille (la feto dei fratellini è stata presa da «Liberation»)

Persone citate: Dirk Bogarde, Jack Clayton, Salvo Carlos