Due pm per il calciatore di Alberto Gaino
Due pm per il calciatore Due pm per il calciatore Oggi si decide chi indagherà sul caso della partita venduta Alberto Gaino TORINO Oggi si saprà almeno chi dovrà indagare sul calciatore pentito fra il procuratore di Alba, Luigi Riccomagno, e 1'«aggiunto» torinese Raffaele Guariniello. Il procuratore generale del distretto di Corte d'appello Eiemontese, Antonino Palaja, li ha convocati entrami nel suo ufficio per metà mattinata. Il colloquio a tre è stato indirettamente sollecitato dal magistrato albese che si è rivolto al superiore per informarlo delle indagini e chiedergli indicazioni sul proseguo. Almeno in Piemonte, considerato che a Roma il pm Vincenzo Roselli ha aperto una terza inchiesta. Riccomagno ritiene di essere il magistrato competente fino a quando scoprirà l'identità del calciatore che ha scritto a Famiglia Cristiana e quale incontro lo sportivo avrebbe venduto. Ma nel frattempo, fa intendere, siccome il periodico dei Paolini che ha pubblicato la lettera si stampa nella sua città, spetta a lui proseguire l'inchiesta. E, ieri, il gip cui Riccomagno si era rivolto cinque giorni fa ha fatto notificare da Alba a «Famiglia Cristiana» l'ordinanza che impone di rivelare l'identità del calciatore al pm. Destinatario del provvedimento non è il direttore don Antonio Sciortino, ma un suo collaboratore, don Antonio Rizzolo, il curatore della rubrica «Colloqui con il padre». Guariniello? E' trapelato solo che ien il procuratore aggiunto torinese ha chiamato a consulto nel suo ufficio uno degli oculisti che ha in cura il glaucoma del bianconero Davids. Altra storia. A questo punto don Rizzolo dovrà recarsi ad Alba, dal procuratore Riccomagno, per sentirsi rivolgere la fatidica domanda e richiedere il «corpo del reato», l'originale della lettera che ha dato avvio al tormentone di inizio campionato. Sembra scontato, dalla continue dichiarazioni di esponenti del periodico cattolico, che il sacerdote ripeterà di volersi avvalere del segreto professionale. Sa già, dall'ordinanza ricevuta ieri, che il terzo comma dell'articolo 200 del codice di procedura penale, riduce a brandelli il diritto dei giornalisti di tacere le proprie fonti, quando un magistrato non abbia altro modo di identificare l'autore di un reato. Riccomagno ha aperto un fascicolo per «frode sportiva». Don Rizzolo parte per Alba come testimone e tornerà indagato per «false informazioni al pubblico ministero», reato che scatta, con il conseguente profilo della reticenza, anche quando un teste si limiti a tacere su ciò che sa. A meno che il sacerdote e «Famiglia Cristiana» non cambino idea. Nel frattempo sperano che il «pentito» si faccia avanti. E' certo che il procuratore di Alba non vede per ora altra via per arrivare all'autore della lettera. Ha già incassato, per il tramite dei sottufficiali della Guardia di Finanza inviati da lui a Milano, due cortesi no da don Sciortino e dal suo collaboratore alla prima «amichevole» richiesta di «parlare». E di fare quel nome che l'ultima sciarada ideata da chi qualcosa sa definisce «non importante, ma importante è la partita che ha venduto».
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