LE CENERI DOVE COVA L'INFLAZIONE

LE CENERI DOVE COVA L'INFLAZIONE LE CENERI DOVE COVA L'INFLAZIONE Carlo Bastasin fi Amato l 2 à e o a o o ri a 0 i e di l, a ASOLIO, benzina, assicurazioni, treni, aerei, trasporti urbani, acqua. Sembra che in Italia tutto ciò che non sta fermo o si lava venga punito dal rialzo di prezzi e tariffe. Nonostante gli allarmi di questi giorni, è difficile pensare a un allarme inflazione in Italia. Gran parte degli aumenti hanno cause occasionali e non protraibili, ma è inevitabile constatare che l'Italia avanza (e cresce) solo a fatica. In altri tre Paesi dell'area dell'euro, Spagna, Portogallo e Irlanda, i prezzi aumentano come e più che in Italia, ma tutti e tre questi Paesi sono in una fase di forte espansione. In Spagna e Portogallo i settori non esposti a concorrenza aumentano i prezzi perchè la domanda è forte. Ma questo non è certo il caso dell'Italia. Perchè allora? Una spiegazione psico-economica è che in Italia è rimasta una sorta di «inerzia inflazionistica»: pesa l'abitudine a comportamenti di un passato recente segnato dall'inflazione a due cifre. Se si depura l'indice dei prezzi dalle componenti più volatili (tra cui energia e generi alimentari) si verifica infatti che resta comunque uno zoccolo più alto della media europea. Anche questi comportamenti non porteranno a «spirali» dei prezzi, visto che sono stati modificati i meccanismi della spirale, in particolare quello che da prezzi più alti portava a salari più elevati e da questi a prezzi ancora più alti. Nonostante a luglio "'aumento dei prezzi alla produzione più alto dal maggio 95 ( + 0,7%), abbia coinciso con l'aumento dei salari più alto dal '97 (0,6%), il rapporto tra salari e reddito nazionale è stato negativo nel '98 e quindi non spiega un'inflazione tripla di quella francese. Ma chi non si accontenta della psicologia applicata all'economia, non può fare a meno di notare che l'inerzia inflazionistica può operare solo grazie a mancanze strutturali dei mercati dei servizi italiani. Nei beni di utilità pubblica (l'acqua ne è simbolo) l'inefficienza e la mancanza di concorrenza sono esemplari: in negativo si intende. Anche quando gli aumenti non si trasferiscono ai settori manifatturieri, provocano una redistribuzione di reddito, una specie di tassa una tantum a danno dei consumatori di servizi: l'inflazione non si moltiplica, ma le famiglie perdono potere d'acquisto. Se invece gravano sui produttori esposti a concorrenza provocano perdita di competitività del Paese, an che in questo caso non c'è spirale di inflazione, ma si favoriscono i produttori esteri, con svantaggi per la cresci ta e l'occupazione in Italia. C'è dunque poca ragione di temere un ritorno alle inflazioni del passato, ma molte ragioni per prendere sul serio le inefficienze e la scarsa concorrenza sui mercati italiani. Su molti dei settori interessati hanno competenza Aut.horit.ies istituite forse troppo recentemente per es sere efficaci. Ma che di problema «politico» si tratti lo dimostra non solo la perdita di reddito che soffrono le famiglie, ma anche i rischi per gli obiettivi di crescita del Governo. Ed è davvero istruttivo e minaccioso che in Italia tutto ciò che si muove (o si lava) cada vittima delle inerzie. fi Amato

Persone citate: Carlo Bastasin